di Emiliano Biaggio
Alla fine, quella che sembrava una guerra senza fine è finita. Dopo oltre venticinque anni l'esercito di liberazione delle tigri Tamil Eelam (Ltte) si è arreso all'esercito regolare dello Sri Lanka. Sono state le stesse tigri a deporre le armi dopo aver riconosciuto che la causa del popolo Tamil ha avuto "una fine amara". L'amarezza sta nella consapevolezza di aver perso, e non solo lo scontro militare. Adesso coloro che si sono arresi saranno trattati come sconfitti, col rischio di subire pesanti condizioni. E proprio le condizioni cui era stata costretta la minoranza Tamil è poi la scintilla che fece scoppiare la guerra costata oltre 80.000 morti, secondo le cifre ufficiali del governo di Colombo. Nel 1948, ottenuta l'indipendenza dall'impero britannico, il parlamento del neo-nato Sri Lanka vara il Citizenship act, provvedimento che non riconosce la minoranza Tamil (5% della popolazione dell'isola) cittadini dello stato. La lingua tamil non viene riconosciuta. Nel 1956 cominciano le prime sollevazioni popolari, e il governo centrale si vede costretto a riconoscere l'autonomia alla regione popolata dai non singalesi. Ma l'autonomia resta puramente formale, tanto che la nuova costituizione del 1970 riconosce come lingua ufficiale nazionale solo quella sinhala, quella dei singalesi. Nemmeno la religioni indù e cristiana- le confessioni dei tamil- vengono riconosciute nella carta. Nelk 1972 nasce il gruppo delle nuove tigri Tamil, che 3 anni più tardi diventano il gruppo separatista che da lì in poi sarebbe divenuto noto a tutto il mondo: l'esercito di liberazione delle tigri Tamil Eelam (Ltte). La guerriglia inizia nel 1983, dando vita ad un conflitto lungo 26 anni: una scia di sangue repressa nel sangue, che adesso vede il suo epilogo. "La battaglia è arrivata alla sua amara fine", commenta Selvarajah Pathmanathan, portavoce internazionale delle tigri Tamil. "Abbiamo deciso per il silenzio delle nostre armi. Il nostro solo rammarico è per le vite perdute e per quello che non potremo avere per molto tempo", aggiunge. Parole di preoccupazione, e non potrebbe essere altrimenti data la storia alle spalle del conflitto e a quelle del governo centrale: quest'ultimo se non era mai stato tenere nei confronti dei tamil prima saprà esserlo adesso? Forse. Giorni fa Mahinda Samarasinghe, il ministro per le emergenze umanitarie e i diritti umani dello Sri Lanka Colombo, ha promesso l'amnistia per i guerriglieri Tamil che si fossero arresi di propria spontanea volontà e che è allo studio un reinserimento nella società degli ex ribelli attraverso un programma mirato di riabilitazione. Ma che significa riabilitazione? E poi le tigri si sono sì arrese, ma perchè incapaci di continuare nella loro lotta armata, e questo a Colombo lo sanno bene. I dubbi non mancano e le domande sono inevitabili. Prima fra tutte: hanno vinto i buoni o i cattivi? Difficile dirlo, perchè difficile è trovare dei buoni in una guerra. Ad ogni modo se adesso saprà seguire una vera riconciliazione nazionale e un rispetto che sia reale per la minoranza, allora avranno vinto i giusti. In caso contrario, in Sri Lanka ci saranno vinti e vincitori perdenti.
No comments:
Post a Comment