Tuesday 29 March 2011

India, la festa (di nozze) è finita

Troppo cibo sprecato e sfarzi eccessivi: dal governo stretta alle tradizioni. In nome dell'austerity.

di Emiliano Biaggio

In India la festa è finita, da oggi tutti "a stecchetto". Il Governo di Nuova Delhi decide che è tempo di sobrietà, e lavora a una legge che metta un freno alle sfarzosissime feste di nozze nel paese. Già, perchè quasi il 15% del grano e della verdura prodotti in India se na va per i lussuosi e sontuosi banchetti nuziali. Una cosa indigesta per il premier indiano Manmohan Singh, che ha più volte chiesto di non far mostra di ostentata ricchezza, perchè in un paese dove il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà tutto questo sperpero e queste ostentazioni sono «volgarità che insultano il povero». Il Governo lavora quindi a uan legge contro gli sprechi, che possa diffondere un'idea di austerity e sobrietà, soprattutto in un momento di conclamata crisi. In un paese con storia e tradizioni ultramillenarie una vera e propria sfida, che difficilmente potrà essere vinta nel breve periodo.

Germania, Merkel ostaggio dell'opposizione

Nelle amministrative grande sconfitta per i partiti di governo: perde pezzi la Cdu, scompare la Fdp. Expoit dei Verdi, tiene - ma perde qualcosina - la Spd, non va Linke. E al Bundesrat adesso Merkel non avrà la maggioranza dei seggi.

di Emiliano Biaggio
(fonte foto: Terra)

La Cdu perde consensi, e Angela Merkel perde forza. All'interno della Germania, ma soprattutto a livello internazionale. Le elezioni amministrative segnano la sconfitta del partito di governo a scapito degli altri partiti, con cui adesso la cancelliera dovrà fare i conti dato che ora il centrodestra alla Camera delle Regioni - il Bundesrat - avrà 25 seggi su 65. Il risultato è lo stesso sia nel land Baden Wiirttemberg che nel land Renania-Palatinato: crollo del centrodestra, ed expoit dei Verdi, che per la prima volta nella storia si avviano a esprimere un governatore regionale, il docente di etica Winfried Kretschmann. Infatti dopo 58 anni il partito della cancelliera è costretto a cedere la guida del Land del BadenWUrttemberg, uno dei più importanti motori tecnologici e industriali del Paese: basterebbe questo dato da solo per dare le dimensioni della disfatta elettorale. Stando ai risultati provvisori alle regionali la formazione conservatrice nel Baden-Wiirttemberg ha perso il 5,2% dei voti, fermandosi al 39%. Sale, e di tanto, il partito ecologista: complice anche il dibattito sul nucleare, centra il 24,2% dei voti, un dato che non aveva mai raggiunto prima. Rispetto al 2006 i Verdi registrano un +12,5%, che permettono il sorpasso sulla Spd che, col 23,1% (-2,1%), raccoglie invece il peggior risultato di sempre in Baden-Wiirttemberg. Dimezzati i consensi per la Fdp, finora al governo con la Cdu: i liberali si fermano al 5,3% (la soglia di sbarramento è al 5%), con una perdita del 5,4%.
In Renania-Palatinato i Verdi, finora fuori dal parlamento regionale, conquistano il 15,3% dei voti (+10,7% rispetto al 2006). La Spd, al governo da 16 anni con Kurt Beck, resta primo partito col 35,7%, ma perde ben il 9,9% dei voti. Guadagna il 2,4% la Cdu della Merkel, secondo partito col 35,2%. Male la Fdp: i liberali dimezzano i loro voti e, con appena il 4,2%, restano fuori dal parlamento regionale.La Linke resta sotto lo sbarramento del 5%, proprio come in Baden-WUrttemberg, a dimostrazione del dato di queste elezioni: perde la destra, si ridimensiona sempre di più il centro-sinistra (la Spd), non avanza la sinistra (Linke), spariscono i liberali. Non c'è sinistra neanche in Germania, il voto sembra essere dettato dalle paure per il nucleare e dalla crisi economica che morde, e i cambiamenti - almeno per ora - dovranno aspettare. «Non ci sarà una rivolta contro Merkel», spiega Oskar Niedermayer, professore di scienze politiche alla Freie Universitt di Berlino. «Non ci saranno né elezioni anticipate, né un cambio ai vertici della cancelleria o della Cdu». Per far cadere la cancelliera «c`è bisogno di qualcuno che lo faccia e in giro non si vede nessuno che possa farlo». E' vero: le opposizioni, singolarmente, sono deboli. Ma anche Merkel non è più potente come fino a poche settimane fa, e una Germania più fragile politicamente non giova all'Ue.

Monday 28 March 2011

AS Grifondoro (maggica giallo-rossa)

Nello sport l'insulto e l'offesa per l'avversario è la seconda cosa che si impara, subito dopo il tifo per i propri beniamini. Così nemmeno il quidditch si salva da queste logiche e le malelingue, soprattutto tra i sostenitori del Serpeverde, arrivano a sostenere che Harry Potter vesta sì giallo-rosso ma in realtà sia della Lazie. Ciò per via di questa sua posa (che vede a fianco) con un volatile che ricorda il piccione simbolo della squadra di Rieti con sede a Roma, quando in realtà la passione del capitano del Grifondoro è per un civetta. Mentre chi è della Lazie rientra tra i gufi. Il fatto che il mago di Hogwards ai gufi preferisca le civette dimostra che Potter è giallo-rosso.

Friday 25 March 2011

Mafia e ddl interecettazioni all'ombra di Romano

Il "responsabile" nominato ministro nel rimpastino di governo che Berlusconi doveva fare per rendere favori dopo il voto di fiducia. Ma c'è di più di semplici favori.

di Emiliano Biaggio

Saverio Romano al ministero delle Politiche agricole. E' un responsabile, appartenente a quelli che. pèer intenderci, salvarono Berlusconi dal voto di sifudicia alla Camera. Le prime dichiarazioni da neo-ministro, Romano le spende per questioni "politiche". «Il tema delle intercettazioni- afferma- è maturo per fare approvare» il ddl in parlamento, perchè «non è giusto che, ogni volta che c'è un'inchiesta, c'è chi si trova sbattuto sulle prime pagine». Traduciamo per i non addetti ai lavori: i responsabili salvano il governo Berlusconi e Berlusconi, e in cambio di questo favore ottengono un ministero. Il titolare del dicastero è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata. Motivo per cui il presidente della Repubblica l'ha nominato con riserva, e motivo per cui è stato fatto ministro. Infatti alcune intercettazioni inchioderebbero Romano nei casi che lo vedono indagato. E adesso rispolvera il ddl intercettazioni, tanto caro a Berlusconi. No, Romano ministro non è affatto un caso.

Contrordine: il mondo non finirà nel 2012

I calcoli sulle previsioni Maya erano sbagliati: la Terra - sempre che non la uccidiamo prima - vivrà ancora per un secolo. Quindi... Resistere, resistere, resistere!

di Emiliano Biaggio

La buona notizia è che il mondo non finirà (non subito, almeno); la cattiva notizia è che toccherà a vivere in questo mondo. Del resto non si può avere tutto dalla vita, ma finchè c'è vita c'è speranza. E allora abbiamo tempo fino al 2116 per cambiare questo mondo e ricostruire questa società (società non in senso aziendale, occhio!). Ebbene, scienziati preoccupati e altri semplicemente senza niente da fare si sono messi a controllare i calcoli dei Maya: sembra fossero stati fatti dall'ultimo della classe. Già perchè l'antica civiltà aveva previsto per il 2012 la fine del mondo, ma Bohumil e Vladimir Böhm hanno ricalcolato il tutto e dato più speranze: il mondo finirà "solo" nel 2116. I due hanno pubblicato il loro studio su Astronomische Nachrichten, per una pubblicazione che, secondo gli esperti «segna una rivoluzione per gli appassionati della fine del mondo». Quanti infelici - o quanti uccelli del malaugurio - su questo pianeta! ma non è questo che ha indotto i fratelli Böhm a mettersi - carta penna e calcolatrice - all'opera: i due (il primo è un matematico, il secondo è un docente di storia e cultura maya) hanno subito individuato il problema. Che era davvero un problema. A quanto pare, spiegano, il popolo Maya era così ossessionato dai numeri da usare diversi calendari. Quello religioso era di 260 giorni, quello agricolo durava quanto il nostro: 365 giorni. Solo che le loro settimane erano di 9 giorni. E poi c’era il cosiddetto ciclo lungo, fatto di 1.872.000 giorni. Insomma, facile capire come fosse facile commettere qualche errore di calcolo. In fin dei conti sembra che i Maya avessero previsto che avrebbero regnato in quella parte di continente fino al 1998... Ma forse perchè ignoravano l'esistenza dell'Europa, dei conquistadores, della Chiesa e degli inquisitori. Invece i nostri - nella fattispecie John Eric Sidney Thompson, l’archeologo che per primo ha fatto paralleli tra i due sistemi Maya per il calcolo della fine del mondo - non hanno considerato una lunga interruzione nel calendario Maya, causata da una lunga guerra che bloccò anche il conteggio dei giorni. E' perchè al potere non c'erano le donne... Altrimenti nel genocidio dei Maya sarebbe morto qualche individuo in meno. Comunque, state tranquilli: se volevate pianificare la vostra vita anche per dopo il 2012 potrete farlo; se invece stavate contraendo debiti su debiti convinti di non doverli onorare mai perchè tanto la fine del mondo li avrebbe cancellati insieme ai vostri creditori, beh, i Maya direbbero che "sono cazzi". Però magari potremmo sbagliarci.

Thursday 24 March 2011

Sull'Italia e sulla Libia

Un estratto che sintetizza i rapporti passati e presenti tra i due paesi.


Spunta un'altra legge anti giudici. "Ampliare la responsabilità civile".

La maggioranza presenta un emendamento. L`opposizione insorge: e una norma punitiva.

da La Repubblica del 24 marzo 2011

Questa volta lo firma un leghista, Gianluca Pini. Una norma che stravolge l'attuale meccanismo della responsabilità civile dei giudici. Tutto a scapito delle toghe. Leggi contro i giudici, sempre e comunque. Questa maggioranza non si ferma mai. È una fucina continua. L'ultima, in ordine di tempo, la Pd Donatella Ferranti, la scopre ieri, infilata in una legge impensabile, la Comunitaria del 2010, ddl che recepisce nella legislazione italiana input obbligatori provenienti dalla Ue. Tre parole in tutto, e il gioco è fatto. Di importanza, questa sì, «epocale» , come ironizza l`ex magistrato Ferranti. «Mi sa che di "epocale" qui c`è solo la fretta con la quale questa m aggio rana vuole punire i magistrati». Vediamo come. Oggi, nella legge Vassalli dell`88 che disciplina la responsabilità civile dei giudici dopo il famoso referendum in cui la maggioranza degli italiani sipro nunciò per renderla più incisiva, è scritto che la toga risponde solo di fronte alla contestazione di un «dolo odi una colpagrave». In futuro la formula, secondo la proposta di Pini, può cambiare così, «inviolazione manifestadel diritto». E ben evidente come lo spettro delle possibili responsabilità si allarghi grazie a una formula generica rispetto a un`altra molto più circostanziata. [...] Nel testo Alfano è previsto il capitolo della nuova responsabilità, che non sarà più a carico dello Stato, ma colpirà la toga nel suo portafoglio. Ma quello di Pini, se otterrà l`ammissibilità, ha tutto il sapone di un anticipo grave. Come dice la Ferranti «è pazzesco che una mo difica di tanto peso venga fatta così...».

Wednesday 23 March 2011

Prescrizione breve per Berlusconi

Lo aveva concepito Vitali, lo presenta alla Camera - dove passa - Paniz. Processo Mills verso la chiusura già a maggio, 8 mesi in meno per Mediaset.

di Emiliano Biaggio

Berlusconi ci riprova. E vince. La commissione Giustizia della Camera approva un emendamento proposto da Mauizio Paniz (Pdl) che riduce i tempi della prescrizione per gli incensurati. Di ben otto mesi, per la precisione. Un provvedimento che per il deputato proponente non è "ad personam", anche se tra i vari atti pratici produrrà benefici per il presidente del consiglio: infatti il processo Mills, che doveva finire prescritto a febbraio 2012 perirà in anticipo di sette mesi e mezzo. Adesso, a maggio. Quello Mediaset (contestati reati finanziari e appropriazione indebita), tempo di decesso stimato giugno 2014, muore sei mesi prima, dicembre 2013. Calcoli semplici: se non è una legge ad personam, a chi conviene? A Berlusconi, senza dubbio, e solo a lui, dato che già oggi - ricorda la Corte di Cassazione - con l'attuale prescrizione cade l`80% dei processi per corruzione. Al massimo in futuro ne potrà cadere il 90%. Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione, spiega di «non vedere» scandali, dato che «la prescrizione breve è solo una norma che punta riequilibrare un sistema che puniva solo i recidivi». Critiche le opposizioni: «Ecco fatta la riforma epocale della giustizia», critica un sarcastico Bersani. «Ancora una volta le esigenze del premier - rimarca Orlando - hanno prevalso su tutto il resto», attacca Andrea Orlano, responsabile giustizia del Pd, che parla di «amnistia di fatto». E' bene ricordare che dietro a questa mossa mal si cela l'ennesima bugia di Berlusconi e berlusconiani, come fa Massimo D'Alema: «La destra- critica il presidente del Copasir- aveva annunciato che perle riforme avrebbe rinunciato alle leggine: era una bugia». Infatti neanche un mese fa Luigi Vitali propose la prescrizione breve per gli incensurati, che Niccolò Ghedini - parlamentare Pdl e uno dei legali del premier - aveva bollato «inappropriata» garantendo che sarebbe stata cancellata. E' stata invece riproposta con emendamento - lo stesso escamotage per procedere alla riforma delle pensioni - in commissione Giustizia, con una sola differenza: il relatore. E un unico effetto: Berlusconi ridisegna la giustizia a sua immagine e necessità, mentre il paese è alle prese con ben altri problemi di cui sembra non accorgersi o interessarsi.

Tuesday 22 March 2011

Libia, i timori di Berlusconi e gli interessi di Sarkozy. Tra le ipocrisie generali.

Il premier rischia di perdere rapporti privilegiati e benefici economico-commerciali, mentre la Francia cerca di scalzare Eni per favorire la sua Total.

l'e-dittoreale

«Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente». Parole di Silvio Berlusconi, capo del governo italiano, a commento degli ultimi sviluppi della crisi libica. Parole che non piacciono ai partiti di opposizione, e che non faranno certo piacere all'interno dell'Ue, che per quanto divisa e indecisa sul da farsi ha comunque condannato in modo unanime il leader libico. Le parole del primo ministro italiano, a ben vedere, non sorprendono: Berlusconi non ha mai fatto mistero del suo rapporto di amicizia con Gheddafi, ed è stato l'ultimo capo di governo a prendere le distanze dal rais. Certo, un rapporto di amicizia tramutatosi in supporto a raid aerei su Tripoli e la Tripolitania non farà piacere nemmeno a Gheddafi, ma è per motivi di amicizia a coinvolgere «personalmente» il cavaliere? Forse personale, certamente economica, visti gli interessi che gravitano attorno alle imprese italiane, Eni in testa. E attorno ad Eni si giocano forse le sorti del conflitto libico: se l'Italia cerca approvvigionamenti con Eni, altrettanto fa la Francia con Total. Non a caso Nicolas Sarkozy ha preso l'iniziativa avviando le azioni militari e riconoscendo gli insorti, stringendo accordi per il post-operazione; e non a caso l'Italia ha chiesto il rispetto degli accordi siglati con la Libia prima delle ostilità. Il quadro è chiaro: la Francia mira a destituire Gheddafi per negoziare con un nuovo governo concessioni energetiche, l'Italia ha interesse ad avere nella famiglia Gheddafi il proprio interlocutore, e quindi che resti al potere per proseguire in quel trattato di amicizia. berlusconi si sente colpito «personalmente» perchè sull'amicizia con Gheddagi ha costruito una buona fetta della sua politica estera ed energetica, e perchè teme una rinegoziazione degli accordi che vedrebbero il nostro paese penalizzato a scapito di altri stati ed altri player. Gheddafi ha già avvertito che se manterrà il potere farà pagare al nostro governo le scelte fatte in questi momenti di guerra, e con un programma nucleare allo stato attuale praticamente tramontato, l'Italia si troverebbe a fare i conti con una problemativa questione energetica, oltre al tema immigrazione. Da qui la richiesta di affidare alla Nato la gestione delle operazioni, per togliere all'Italia imbarazzi e alla Francia possibili vantaggi. In questo la Turchia dà una mano al nostro paese: «E' impossibile per noi immaginare che i nostri aerei lancino bombe sulla popolazione libica», scandisce il premier turco Recep Tayyip Erdogan, sconfessando di fatto l'operato della Francia, con cui Ankara ha più di un conto aperto. Anche in questo caso, non prevale lo sdegno per un tiranno che spara sulla folla e sui civili, non c'è che una vuota condanna di parole per un leader non democratico ma con in mano petrolio e gas. Ancora una volta prevalgono gli interessi personali ed economici. Logiche egoistiche e di profitto ancora una volta offuscano ragionamenti su valori e principi, ma si sa, il denaro non è nè etico nè morale, ma sempre profondamente iniquo. Soprattutto nei confronti di chi non ne possiede o ne perde. Che poi è il caso di Berlusconi, non per niente «addolorato» e colpito «personalmente».

Monday 21 March 2011

AS Grifondoro (maggica giallo-rossa)

Il quidditch è uno sport per maghi praticato da maghi, e il perchè del colore della principale squadra del campionato di Hogwarts si è già avuto modo di dire. Ma il quidditch è magico anche perchè ha in sè il bello del rugby: in campo sono botte da orbi, ma dopo scatta il terzo tempo, con i giocatori che incontrano i tifosi e avversari: qui vediamo il capitano del Grifondoro, Harry Potter, rifocillarsi con i panchinari della squadra, alcuni sostenitori (riconoscibili per avere indosso la maglia della squadra) e una tifosa di un'altra squadra (in primo piano, riconoscibile per non indossare la maglia del Grifondoro).

Gas, la nuova grande guerra del mondo (parte 3)

Occidente e Russia, arabi e cristiani, Europa e Turchia, regimi e democrazie: tre continenti in gioco per una sola risorsa.


di Emiliano Biaggio - Nella guerra del gas non c'è solo la sponda sud del mediterraneo e la rete dei gasdotti del nord-europa, ma c'è anche e soprattutti il fronte orientale. Russia da una parte e resto del mondo dall'altro, con la prima impegnata a non farsi aggirare dalla comunità internazionale con i progetti North e South stream. Dall'altra parte c'è il progetto Nabucco, ma anche il progetto Itgi (Interconnessione turchia-grecia-italia). Come spiega Edison, società impegnata nella realizzazione «è la nuova infrastruttura di rilievo europeo che consentirà di aprire il cosiddetto “Corridoio Sud” collegando le aree del mar Caspio e del Medio Oriente dove si trova oltre il 20% delle riserve mondiali di gas con l’Italia e l’Europa attraverso la Turchia e la Grecia». Il gasdotto avrà una capacità di trasporto fino a 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, e sarà suddiviso in più sezioni: la rete nazionale dei gasdotti turca (Turkish grid), che sarà potenziata per consentire il transito dei volumi destinati ai mercati greco e italiano; l’interconnessione Turchia-Grecia (Itg), completata nel 2007, con una capacità di trasporto a regime di circa 11,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno; il progetto di interconnessione Grecia-Italia (Igi) con una capacità di trasporto di circa 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Quest'ultimo troncone, sarà lungo circa 800 chilometri (600 a terra da realizzare in territorio greco a cura di Desfa, società proprietaria delle rete di trasporto in Grecia, e 200 km in mare nel tratto tra la costa greca e quella pugliese da realizzare da Igi Poseidon SA, joint venture tra Edison e la società greca Depa). Ma per portare gas in Italia senza dover passare per la Russia c'è poi l'idea di sviluppare il Tap (trans adriatic pipeline), gasdotto che partirà in territorio greco vicino alla città di Salonicco, sarà lungo 520 km circa, di cui 115 km offshore nel mar Adriatico passando per l'Albania.
Ma per l'Albania dovrebbe passare anche l'Ambo (o trans-balcanica), che si potrà collegare alla base militare di Bondsteel. Il consorzio di diritto statunitense Albanian Macedonian Bulgarian Oil Corporation che instraderà il petrolio del mar Caspio dal porto di Burgas, attraversando la Macedonia, sino al porto di Valona, per essere poi immesso sul mercato europeo, e in particolare verso Rotterdam e la costa orientale degli Stati Uniti. Quando Ambo sarà operativo entro il 2011, diventerà parte del corridoio Est-Ovest critico per la regione, dato che Ambo correrà attraverso il Kosovo, indipendente tra le resistenze serbo-russe e il benestare degli Stati Uniti. Un tale progetto è in aperto contrasto con South Stream, che intende utilizzare il territorio serbo per instradare verso l'Europa il petrolio del mar Caspio, grazie all'accordo di joint venture serbo-russa per costruire il tratto parte della conduttura del gasdotto che transita attraverso la Serbia per oltre 400 km e avrà una capacità di almeno 10 miliardi di metri cubi all'anno di gas. Prevista anche la costruzione di un deposito di stoccaggio sotterraneo di gas a Banatski Dvor, in Vojvodina. Serbia-Russia contro tutti, dunque, su uno scacchiere geo-politico dove opera anche una Turchia con tanta voglia di Ue - e un'importanza territoriale-energetico sempre più strategica che rappresenta valide credenziali - e molte frizioni con membri dell'Unione europea, Francia su tutti.

Saturday 19 March 2011

Marco Biagi, un omicidio per l'Italia

Nove anni fa veniva ucciso un uomo che per molti aveva innovato, e per altri, invece, ucciso a sua volta. Mercato del lavoro e diritti.

di Emiliano Biaggio
Il 19 marzo del 2002 veniva assassinato Marco Biagi, esperto di diritto del lavoro padre della legge 30, quella che - come recita il titolo della stessa norma - delega al Governo la materia di occupazione e mercato del lavoro. Morto a seguito di un agguato delle Brigate Rosse, Marco Biagi è per una larga parte del mondo italiano un martire, una vittima, un eroe, un onesto lavoratore, un grande giuslavorista, un grand'uomo, un uomo di stato, dato che più volte ha offerto consulenze al Governo italiano. Per qualcuno - Claudio Scajola - Biagi era solo «un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza». Nel ricordare come tali dichiarazioni costarono a Scajola il posto di ministro dell'Interno, va ricordato che c'è una parte d'Italia - non sappiamo se grande quanto l'altra - che ritiene Biagi un nemico dei lavoratori, un picconatore del diritto e dei diritti, l’artefice della flessibilità e il padre del precariato. Perchè la sua idea di riforma del mercato del lavoro si infrange con la dura realtà. L'idea di mercato del lavoro di Biagi è un potere organizzativo e direttivo dell'azienda che spetta esclusivamente al datore di lavoro, e non può quindi essere sindacato o sottoposto a giudizio di merito dalla magistratura del lavoro; nella risoluzione dei licenziamento sarebbe illegittima un'ordinanza di reintegrazione nel posto di lavoro, potendosi la controversia risolvere al massimo con un'indennità pecuniaria; ancora, i contratti di lavoro flessibili, piuttosto che la libertà di licenziamento in un contratto a tempo indeterminato, sono visti non soltanto come una via per creare o mantenere nuova occupazione, ma come una questione di diritto e legalità nei confronti dell'imprenditore. La realtà ci dice invece che alla prevista flessibilità non ha fatto seguito una riforma perpendicolare sugli ammortizzatori sociali, tramutando di fatto una situazione di lavoro flessibile in una situazione precaria. E il precariato pone il dipendente in una situazione di debolezza, nella quale, sottoposto al rischio di perdere il lavoro, più difficilmente potrà rivendicare i suoi diritti (sicurezza compresa) ed un salario migliore. E quand’anche il salario dovesse essere rivisto all’insù, sarebbe comunque per pochi euro e a minori diritti, come dimostra il caso Fiat, esempio lampante ed emblematico di come le imprese siano state messe nella condizione di forzare unilateralmente leggi e diritti a scapito del lavoratore, costantemente sotto ricatto, e in barba ai sindacati, aggirati e messi nella condizione di non poter incidere né decidere nel mercato del lavoro. Chi era, allora, Marco Biagi? Un uomo di Stato o un nemico degli italiani? Un sostenitore di un nuovo intendere il lavoro o l'ideatore di una nuova schiavitu? Per tutti una persona da ricordare. Ben'inteso: la morte non si augura a nessuno, e della morte degli altri mai si deve gioire. Ma di fronte a una persona che non c'è più si resta comunque liberi di non piangerla. Nè rimpiangerla.

(editoriale per la puntata del 18 marzo 2011 di E' la stampa bellezza, su RadioLiberaTutti)

Wednesday 16 March 2011

Gas, la nuova grande guerra del mondo (parte 2)

Occidente e Russia, arabi e cristiani, Europa e Turchia, regimi e democrazie: tre continenti in gioco per una sola risorsa.

di Emiliano Biaggio

Russia ed Europa, ma anche Russia e Stati Uniti. In senso più ampio Russia e occidente. La contrapposizione tra blocchi vede due fattori comuni: la federazione russa e il gas. Attualmente la Russia è il principale fornitore di gas dell'Europa, e il vecchio continente ha in cantiere diversi progetti di conduttura per sfruttare i giacimenti naturali del Caspio, bypassando il gigante euroasiatico. Allo stato attuale dall'est arriva in Europa gas attraverso Tag, gasdotto che trasporta gas proveniente dalla Russia, attraverso l'Austria fino all'Italia e alla Slovenia, e a Naftogas, tubo che dalla Russia arriva in Europa attraverso l'Ucraina: quest'ultimo è quello chiuso dalla Russia in occasione dei contenziosi con l'Ucraina, mostrando all'Europa intera quanto sia rischioso dover dipendere da altri paesi, soprattutto sempre gli stessi. Se l'unico fornitore chiude il rubinetto, come accaduto, un intera sistema economico - e non solo - di un continente rischia di andare in tilt. L'Europea, attraverso la Bei (la banca europea per gli investimenti) co-finanzia il progetto Nabucco, che a partire da quest'anno (i lavori dovrebbero iniziare per la fine del 2011) dovrebbe portare l'Europa a svincolarsi dalle dipendenze russe, spostando gas dal caucaso all'Austria via Balcani. Nabucco vede la partecipazione di 6 paesi (Turchia con Botas, Bulgaria con Bulgargaz, Romania con Transgaz, Ungheria con MOL, Austria con OMV e Germania con RWE). Lungo circa 3.300 chilometri, con partenza dal confine orientale turco ed arrivo all'hub di Baumgarten in Austria, attraverserà Bulgaria (400 km), Romania (460 km) e Ungheria (390 km), mentre la maggior parte della linea sarà in territorio turco (2.000 km circa). Lungo tutto il tracciato si calcola transiteranno circa 31 miliardi di metri cubi di gas previsti. La Russia risponde con due progetti: North Stream e South Stream: il primo gasdotto, attraverso il Mar Baltico, trasporterà direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa; il secondo gasdotto connetterà direttamente Russia ed Unione europea, eliminando ogni Paese extra-comunitario dal transito. North Stream vede la partecipazione dei Paesi Bassi (con Nederlandse Gasunie) ma soprattutto la Francia (con Gaz de France), che non partecipa a Nabucco per le resistenze turche. La contrapposizione tra Francia e Turchia ha un peso nelle strategie e nelle alleanze geopolitico-energetica euro-asiatiche: Parigi non vuole la Turchie in Ue, Ankara risponde escludendo la Francia dal mercato del gas. A vantaggio russo, che può sfruttare le divisioni europee per scardinare le resistenze del vecchio continente e disinnescare le strategie energetiche, continuando così a tenere in pugno i 27 dell'Ue e a fare affari. South Stream è un progetto sviluppato congiuntamente da Eni e Gazprom, le aziende di Stato. Il tracciato sarà diviso in due grossi tronconi, la sezione offshore nel Mar Nero e quella su terra. Il tratto nel mar Nero sarà lungo circa 900 chilometri, ma ancora non è stato ancora fissato il tragitto preciso che, tuttavia, dovrebbe partire dal porto russo di Beregovaya e arrivare a quello bulgaro di Varna. Anche in questo caso la Bulgaria, già impegnata in Nabucco, ci guadagna. Il tratto continentale non è stato ancora determinato e sono allo studio due diverse linee: una correrà dentro la penisola Balcanica, e da qui verso l'Austria, mentre l'altra verso l'Italia passando per la Grecia e il canale di Otranto. Parallelo alla conduttura Ambo, anch'essa ancora su carta, al centro della questione kosovara. E che chiama in causa gli Stati Uniti.

Tuesday 15 March 2011

Gas, la nuova grande guerra del mondo (parte 1)

Occidente e Russia, arabi e cristiani, Europa e Turchia, regimi e democrazie: tre continenti in gioco per una sola risorsa.


di Emiliano Biaggio- Se non c'è allarme per i rifornimenti di gas, c'è sicuramente preoccupazione per le vicende libiche e per gli effetti che potrebbero verificarsi. Certo è che come in occasione delle crisi tra Russia e Ucraina, si ripropone la questione degli approvvigionamenti di gas dopo il temporaneo stop del gasdotto Greenstream, conduttura sottomarina che porta gas in Italia dalla Libia. L'Italia può però contare su altre condutture, ma resta però il fatto che il nostro è comunque un paese importatore e per questo in balia degli eventi. Sul fronte della sponda sud del Mediterraneo, infatti, arrivano rifornimenti dalla rete di Transmed, le condutture che collegano Algeria e Italia passando per la Tunisia. Transmed è costituito dal Ttpc (Trans Tunisian Pipeline Company), gasdotto di terra che corre lungo Algeria e Tunisia, e Tmpc, gasdotto sottomarino che collega Tunisia e Italia. E il Galsi, il metanodotto Algeria-Italia, è ancora in fase di progettazione ma quando sarà realizzato collegherà e legherà l'Italia a un paese ricco di turbolenze interne. In tutti questi casi si parla di paesi al momento estremamenti instabili e al centro di sconvolgimenti politici (Tunisia, Algeria e Libia), che espongono a rischi. Ma sulla sponda orientale del mediterraneo e ancor più a est, le cose non sono migliori. Anche in questo caso l'Italia si espone ai rischi legati a una dipendenza stretta con la Russia. Allo stato attuale i gasdotti esistenti e operativi sulla sponda est, sono il Tag, gasdotto che trasporta gas proveniente dalla Russia, attraverso l'Austria fino all'Italia e alla Slovenia, e il Naftogas, il tubo che dalla Russia arriva in Europa attraverso l'Ucraina e ormai famoso dopo che la Russia chiuse il rubinetto per le contese con l'Ucraina. Al momento, dunque, le uniche certezze per l'Italia (e perl'Europa) sono rappresentate dalle strutture energetiche (anche in questo caso gasdotti) Transitgas e Tenp. Transitgas si sviluppa per 293 chilometri, è dotato di una stazione di compressione e trasporta gas prevalentemente di origine olandese e norvegese. Il gasdotto attraversa il territorio svizzero per 165 chilometri dalla località di Wallbach, dove si connette al gasdotto della Trans Europa Naturgas Pipeline GmbH (Tenp), che porta il gas da nord a sud tagliando di fatto in due l'Europa lungo l'asse Paesi Bassi-Germania-Svizzera. Le altre condutture, per rendere Italia ed Europa meno vincolate a paesi instabili e regimi inaffidabili, si stanno progettando sulla sponda est in chiave anti-russa. Lì, in Europa orientale, si gioca da anni una importante battaglia energetico-politica. Che adesso rischia di riaprirsi con nuove regole, anche alla luce di un Gheddafi sconfessato dall'Europa che farà pagare cara questa presa di posizione. Con la Russia che ha già abbandonato il leader libico e una Libia che già pensa di spostare i suoi petrodollari in Cina e India, la Russia potrebbe estendere la propria egemonia energetico-economica in Europa. Russia e occidente si giocano quindi una bella sfida sul suolo europeo. E non solo.

Saturday 12 March 2011

Thursday 10 March 2011

Controlli e manette, ecco la giustizia di Berlusconi e Alfano

Il Cdm approva il progetto di legge costituzionale: più responsabilità per le toghe, e inchieste dettate dal Parlamento. L'Anm: «Ridotta la nostra indipendenza».

di Emiliano Biaggio

Carriere separate di avvocati e giudici, equiparazione tra difesa e accusa, creazione di due organismi di autogoverno distinti - uno per avvocati, uno per magistrati - e responsabilità personale del corpo accusatorio. Il Consiglio dei ministri vara il progetto di legge costituzionale delle giustizia, che intende riscrivere sistema e potere giudiziario. Il cardine, è la divisione tra giudici e pm. La riforma, spiega il guardiasigilli, Angelino Alfano, «pone al centro la parità tra accusa e difesa». Il giudice, spiega diventa colui che è davvero sopra le parti perché non è più pari al pm. Giudice e pm, ha insistito il ministro, «svolgono mestieri differenti. Il giudice deve valutare cosa gli vengono a dire accusa e difesa». La responsabilità disciplinare dei giudici e magistrati, secondo il provvedimento, dovrebbe essere accertata da un'Alta Corte di disciplina "composta per metà da da magistrati e per metà da eletti da Parlamento tra coloro che abbiano competenze giuridiche consolidate". Insomma, il potere giurisdizionale perde autonomia per finire sotto il controllo, più o meno diretto, del potere legislativo. Anche perchè adesso il principio di obbligatorietà dell'inchiesta, ma per evitare «discrezionalità» viene fissato il principio per cui sarà fissato per legge - e quindi dal Parlamento - l'ordine di priorità per l'avvio delle indagini e delle operazioni di accertamento. Giuseppe Cascini, segretario dell'Associaziona nazionale magistrati (Anm), si dice «molto preoccupato dell'impostazione di questa riforma». Perchè, spiega, «il cardine del progetto costituzionale che viene presentato è quello di una complessiva riduzione del principio di indipendenza della magistratura e soprattutto una drastica riduzione dell'indipendenza del pubblico ministero». «Questo- avverte- è il senso complessivo del disegno che ci viene presentato». Volutamente.

Wednesday 2 March 2011

L'Irlanda vira a destra, vince Fine Gael

Le elezioni anticipate premiano la formazione di Enda Kenny, nuovo primo ministro. Sparisce Fianna Fail, che ottiene solo 17 seggi. E mentre si cercano ancora le alleanze, il neo-premier avverte: «il piano di aiuti va rivisto».

di Emiliano Biaggio

Cambia il governo in Irlanda, con il partito di governo uscente che sconta la pesante crisi economico-finanziaria del paese: dalle elezioni anticipate Fianna Fail esce ridimensionato e praticamente fuori gioco. Da partito di maggioranza, con 77 seggi nella Dáil Éireann (la camera bassa del parlamento irlandese, la più importante poichè la sola eletta dal popolo, a differenza del Senato, il Seanad Éireann), si ritrova con appena 17 parlamentari, peggior risultato di sempre. Avanza il Fine Gael, partito di centro-destra passato da 51 a 68 deputati, ma con la maggioranza relativa e quindi senza numeri per poter governare in solitaria. Si cercano quindi coalizioni con le altre formazioni, e si guarda al Labour party, di sinistra ma da sempre storico alleato del Fine Gael. I laburisti vedono quasi raddoppiare il numero dei propri deputati, passati da 20 a 35 seggi. Insieme, in un'ipotetica coalizione sinistra-centrodestra il Fine Gael avrebbe 103 seggi sui 166 complessivi della Camera bassa, che garantirebbe un'ampia maggioranza nella Camera, con margine ampio di governabilità.
In Irlanda la sfida non era tra destra e sinistra, ma fra chi poteva far uscire dalla crisi e chi no. Va detto che sia gli sconfitti del Fianna Fail che i vincitori del Fine Gael hanno posizioni simili sui temi economici: entrambi sono per la riduzione della spesa pubblica, ottenere aiuti dalla comunità internazionale, il rilancio della produzione. L'unica differenza, non di poco conto, è che Fine Gael può dire di non avere responsabilità dirette nel collasso che ha messo il paese in ginocchio. E' bastato questo a fargli vincere (seppure senza stravincere) le elezioni e consegnare la permiership al suo leader, Enda Kenny. Il neo-premier - che succede ad Brian Cowen - non perde tempo per dare uno scossone al paese e al continente: va ridiscusso con Unione europea e Fondo monetario il piano di aiuti ecomomici per l'Irlanda. «Questo è un cattivo accordo per l'Irlanda e per l'Europa, bisogna cambiarlo», ha detto Kenny. Secca la replica di Bruxelles, con il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, che gli ha risposto che gli impegni presi vanno rispettati. Insomma, è già scontro.

«Il gas non convenzionale può ridisegnare la mappa geopolitica dell'energia»

In Europa è poco, negli Stati Uniti abbonda, e l'Italia lo sta cercando nel proprio sottosuolo. Al via la nuova corsa all'oro: quello blu.








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i Emiliano Biaggio - Il gas non convenzionale (lo shale gas, quello ottenuto dalla rocce, il metano da strati carboniferi superficiali) è «l'oro blu che può ridisegnare la mappa dell'energia», se è vero che «in Europa è poco», negli Stati Uniti la produzione di gas non convenzionale «ha superato quella di metano convenzionale» e «in Italia si esplora la presenza di risorse in Toscana, Sicilia e Sardegna». A rilevarlo la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, secondo cui la mappa geopolitica dell'energia potrebbe essere ridisegnata. L'irruzione sui mercati del gas non convenzionale «potrebbe infatti rivoluzionare gli scenari energetici mondiali a favore di aree geografiche ad alta densità di riserve come il nord America e le regioni asiatiche». I dati dicono che già nel 2009 la produzione statunitense di gas non convenzionale aveva superato quella convenzionale così da «dimezzare in tre anni i prezzi interni del metano, arrivato al di sotto di 10 centesimi di euro al metro cubo». Si aprono quindi nuovi scenari energetici, viste anche quelle che sono le disponibilità di questa risorsa anche in Europa e l'impatto sul mercato dell'energia.
Oggi sono ancora incerte le stime sulle reali disponibilità dei tre principali tipi di gas non convenzionale (shale gas, che da solo rappresenterebbe la metà delle risorse mondiali di gas non convenzionale, coalbed methane metano da strati carboniferi superficiali, tight gas da formazioni arenacee), ma secondo stime la disponibilità di gas non convenzionale dovrebbe essere pari a quella del gas convenzionale, tanto da poter garantire gli attuali livelli di consumo di gas per tutto il secolo e anche oltre.

Tuesday 1 March 2011

Il discorso del re

Da Berlusconi attacco alla scuola pubblica e critiche all'assetto dello Stato, tutto dal suo (completamente visionario) punto di vista. Poco democratico e molto autoritario.

l'e-dittoreale

Aveva ragione Pier Luigi Bersani, quando diceva che Berlusconi racconta un'Italia che non c'è. E il paradosso è che l'Italia è il paese del quale ha il controllo, che lui però vorrebbe assoluto. Ma, dice, i nostri padri costituenti, per evitare il ritorno di un altro regime «hanno distribuito il potere fra il Parlamento, il Capo dello Stato e la Corte Costituzionale e hanno privato di ogni potere il presidente del Consiglio, che è imbrigliato e può solo suggerire». Non è assolutamente così: nel dimostrare di conoscere la teoria della separazione dei poteri di Montesquieu, il presidente del Consiglio dimostra di non conoscere la nostra costituzione, la stessa che stabilisce che il potere legislativo risiede nel Parlamento, che il governo di cui lui è capo è depositario del potere esecutivo e che il terzo potere, quello giurisdizionale, appartiene alla magistratura. La Corte costituzionale, lo suggerisce il nome stesso, ha il compito di vigilare sulla costituzionalità delle leggi. Evidentemente il premier non ha seguito mai lezioni di diritto costituzionale, o forse vuole semplicemente costruire quell'Italia che ancora non c'è ma che ha in mente, riscrivendo programmi e libri, se è vero - come ha avuto modo di dire - che «in una scuola di stato ci sono degli insegnanti che voglion inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figlio nell'ambito della loro famiglia». E scuola pubblica implica anche università statale, settori duramente colpiti dalle riforme Gelmini, spacciate per revisioni di portata storica e all'atto pratico manovre per affossare la cultura degli italiani e gli italiani. Nell'Italia che ha in mente Berlusconi vuole solo scuole di partito, tanti yesmen e ancor di più yesgirl, vuole un solo uomo a dettare legge tra l'obbedienza completa, incondizionata e assoluta di tutti. E chi dissente viene epurato, come dimostra il caso Fini. O quello, ultimo, di Napolitano. «Dal Colle arrivano solo tirate d`orecchie», accusa Berlusconi, secondo il quale «Se alcune cose non le ho potute fare è anche colpa sua», del presidente della Repubblica, «non solo di Fini». E se la prende con lo staff del Quirinale «sempre vigile e puntiglioso su tutto», dimenticando che il capo dello Stato ha come dovere dettato dalla carta quello di garanzia costituzionale. Per cui, reagiscono freddi dal Colle, «Se si contesta l`attenzione che quassù dedichiamo all`esame delle leggi, questa per noi è una sorta di gratificazione, quasi un complimento. Perché significa che facciamo bene il nostro lavoro». Aveva ragione Bersani, quando diceva che Berlusconi racconta un'Italia che non c'è. Ha invece torto, il leader del Pd, a bollare le ultime uscite del premier come «sciocchezze e battute». Perchè sono gravi e pericolose, specie per un pubblico facile da manipolare e disposto a credere che l'Italia è quella che racconta Berlusconi. Secondo il quale l'Italia vuole legge sulle intercettazioni e gli scudi processuali. Peccatp che queste siano le sue voglie di un'Italia tutta sua, peccato che ci sia un'Italia chè per davvero già sua.