Thursday 29 March 2012

Schulz: «Italia fuori dalla crisi serve a tutta l'Ue»

 «Per riforme importanti serve una base di consensi».

di Emiliano Biaggio

«Se l'Italia riuscirà a uscire dalla crisi e a stabilizzare la propria economia sarà uno stimolo per tutta l'Unione europea». Parola di Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, che riconosce «il valore che l'Italia ha per l'Ue» in occasione dell'incontro con il presidente del Senato, Renato Schifani. L'Italia, sottolinea Schulz fa parte del G8 ed è «la quarta economia su scala mondiale». Anche per questo «seguiamo da vicino quello che sta avvenendo in Italia». Giudizi sull'operato di Monti «non ne posso dare perchè sono presidente del Parlamento europeo», precisa. «Non posso dare consigli a Monti, ma per varare certe riforme occorre avere una base perchè solo così si riesce» a procedere sulla via delle riforme necessarie, che possono produrre effetti virtuosi solo «se tutti sono disposti a fare sacrifici».

Risolto il problema


 Da sempre il calcio è motivo di giubilo per gli uomini e ragione di seccatura per le donne. Il pallone, insomma, divide i sessi e a volte incrina i rapporti di coppia, dati gli appuntamenti domenicali della squadra del proprio cuore. Lei vorrebbe godersi la domenica con il suo amato, lui non vuole sentire ragioni e andare allo stadio o rimanere a casa a guardare in tv le gesta sportive dei propri beniamini. E' una storia vecchia quanto il mondo. Anzi, è una storia vecchia quanto il calcio, ma adesso c'è qualcuno che pare aver risolto il problema. A Verona, sponda clivense, sembrano aver trovato il modo per stare insieme alla propria partner senza rinunciare alla propria squadra, come recita lo striscione qui sopra apparso sulle gradinate dello stadio Bentegodi.

Wednesday 28 March 2012

Alitalia, il prestito ponte, e il miracolo di Berlusconi

La Corte di giustizia europea giudica «illegittimo» l'aiuto di stato di 300 milioni dato nel 2008 alla compagnia aerea, e ordina la restituzione degli aiuti. E ora chi metterà mano al portafogli?

l'e-dittoreale

Doveva essere l'intervento per permettere all'Italia di continuare ad avere una propria compagnia di bandiera, e per certi versi lo è stato. Doveva essere un modo per cancellare le politiche di un governo Prodi intenzionato a vendere ai francesi la nostra storica compagnia di bandiera e rilanciare l'azione di un governo Berlusconi incentrato sull'italianità, e per certi aspetti così è stato. Peccato che il prestito ponte di 300 milioni di euro per Alitalia sia «illegittimo» e debba essere restituito interamente al governo, riconosciuto colpevole di violazione di quelle norme che regolano il mercato e gli aiuti di stato. Il verdetto della Corte di giustizia europea è chiaro: per l'organismo di giustizia non c'è infatti dubbio che «il prestito costituiva un aiuto di Stato illegittimo e incompatibile con il mercato comune, in quanto conferiva un vantaggio economico finanziato con risorse statali, che non sarebbe stato concesso da un investitore privato avveduto». Per questo motivo il tribunale del Lussemburgo ha ordinato «la restituzione» di quel prestito ponte. A ridare i soldi allo Stato dovrà essere la vecchia Alitalia - la "bad company" che il governo Berlusconi IV aiutò - e non la nuova Alitalia, quella Alitalia-Cai (Compagnia aerea italiana) fondata da una cordata di imprenditori tutta italiana con il beneplacito di un Berlusconi raggiante per aver compiuto il doppio  miracolo di salvare la compagnia aerea nazionale sottraendola alle mani straniere.
   La decisione della Corte di giustizia parla chiaro: non c'è continuità economica tra la vecchia e la nuova Alitalia, pertanto a restituire i 300 milioni dovrà essere la vecchia Alitalia, quella che beneficiò del prestito ponte «illegittimo». Lo ha scandito a chiare lettere anche il commissario europeo per la Concorrenza, Joaquim Almunia. Il tribunale, ha commentato, «conferma la nostra decisione e la correttezza della nostra analisi sull'assenza di continuità economica tra la vecchia Alitalia e Cai, e questo ha conseguenze immediate per chi dovrebbe essere responsabile per il recupero dei 300 milioni di euro». Già quali sono le conseguenze? Più che di conseguenze bisognerebbe parlare di scenari possibili alla luce di questa sentenza. Un primo scenario è quello di una restituzione che non avverrà mai, dato che la vecchia Alitalia è ancora in vita ma in agonia finanziaria. Ha talmente tanti e tali debiti, talmente tali e tanti stipendi (i cassaintegrati restano a tutti gli effetti dei dipendenti) e fornitori, da rendere poco probabile che riesca eseguire l'ordinanza del tribunale. Basta soltanto andare sul sito internet della vecchia compagnia (www.alitaliaamministrazionestraordinaria.it) per rendersi conto immediatamente - solo leggendo la voce"stato passivo" a sinistra, la prima della lista - per capire a questo punto i soldi potrebbero non arrivare mai. Il secondo scenario è di una effettiva restituzione allo stato, ma a data da destinarsi. Perchè non è chiaro che priorità avrebbe lo Stato nell'interminabile lista di creditori a cui far fronte. In questo secondo caso, il vero punto però è un altro? Come farà la vecchia Alitalia a restituire i soldi che non ha? Semplice, si aiuterà una seconda volta. Si concenderà un secondo prestito ponte per aiutare una compagnia non operativa ma funzionate a restituire gli aiuti con cui era stata già aiutata. Semplice, no? Ecco il brillante esempio di italianità frutto della politica tutta italiana di un governo che ha solo mostrato come operare con spacconeria, superficialità, sufficienza e ignoranza delle legge e dei meccanismi di mercato sappia agire con improvvisazione e sprezzo delle regole. Ma resta un fatto. Chi pagherà per questo secondo prestito? Chi aiuterà la vecchia Alitalia a restituire i soldi che non ha? Gli stessi che hanno permesso il prestito nel 2008: i contribuenti. Prodi era riuscito a chiudere la partita vendendo Alitalia ai francesi per 300 milioni, Berlusconi l'ha mantenuta italiana attraverso un'operazione che agli italiani rischia di costare il doppio. Anzichè ricavare 300 milioni rischiamo di spenderne 600. Siamo davvero sicuri di aver fatto un affare? Siamo ancora contenti del miracolo di Berlusconi?  

Tuesday 27 March 2012

L'Ocse: «La crisi non è finita, permangono rischi»

Gurria chiede un fondo salva stati «credibile» e ipotizza più poteri per la Bce. «Maggior ricorso alla Banca centrale europea»

di Emiliano Biaggio

 La crisi è tutt'altro che superata. «Permangono rischi elevati per diversi paesi, e la fiducia è debole». Desta quindi «preoccupazione» l'attuale situazione. L'allarme arriva dall'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che invita a non abbassare la guardia e, al contrario, a lavorare fin da subito per contrastare una crisi che ancora attanaglia le economie e le borse di tutto il vecchio continente e non solo. Lavorare da subito, precisa Miguel Angel Gurria, segretario generale Ocse, significa già a partire dal prossimo consiglio Ecofin in programma a Copenhagen a fine e mese e all'interno della riunione dell'Eurogruppo che si terrà in quel contesto. Il riferimento, neanche troppo implicito, è al nuovo fondo salva stati - l'Esm (European stability mechanism, in italiano Meccanismo europeo di stabilità) - su cui si dovrebbe decidere per una dotazione finanziaria maggiore. Gurria invita a togliere però condizionali e condizioni, e a garantire più fondi senza se e senza ma.
   «L'attuale livello di impegno dei fondi di salvataggio - avverte - non è abbastanza per ripristinare la fiducia dei mercati». Per cui la soluzione migliore sarebbe «un firewall credibile». Di fronte a quanti non vorrebbero impegnare fondi aggiuntivi per l'Esm, Gurria ricorda che  «Quando si ha a che fare con i mercati bisogna sempre oltrepassare le attese, altrimenti i mercati mordono». Tradotto: se i mercati si aspettano che sul piatto vengano messi 900 miliardi di euro non si può pensare di metterne 750, semmai «un triliardo» (1.000 miliardi). Oltre agli interventi per l'immediato serve una nuova strategia a più ampio respiro. IN tal senso il segretario generale dell'Ocse indica due ulteriori azioni da intraprendere: un maggior ricorso alla Bance centrale europea e un risanamento sostenibile delle banche. «Un intervento più diretto della Bce è una strategia che ancora non è stata pienamente esplorata», fa notare Gurria. «Quelli che stiamo vivendo sono tempi duri», e in ragione di ciò «bisognerebbe ricorrere a tutte le istituzioni» presenti. Inoltre «per la ripresa l'Europa ha bisogno di un settore bancario forte, ma occorre che sia ben ricapitalizzato e abbia un miglior portafoglio».

Monday 26 March 2012

AS Grifondoro, maggica giallo-rossa


 Il segno distintivo del tifoso

Della grande passione che accende il Grifondoro si è detto, ma per quanto si dica o si spieghi non sarà mai abbastanza, perchè il team delle meraviglie di capitan Potter non smette mai di riscaldare il tifoso, anche quello meno accanito. Comunque oltra a contraddistinguersi per le loro coreografie, gli ultrà della curva sud del Gryffindor quidditch stadium si contraddistinguono per le loro spille, indossate regolarmente ad ogni partita casalinga. Qui sopra ne vedete una raffigurazione. Sotto potete leggere l'iscrizione delle iniziale di una potente formula magica, che sembra possa trasformare chiunque in uno strisciante rettile bianco-verde, in un chiaro segno di disprezzo dei rivali del Serpeverde.
Qualcuno potrebbe dire che la spilla sembri rassomigliare uno stemma della Roma, squadra di calcio del mondo babbano. Nulla di più sbagliato. E poi, anche se lo fosse, va ricordato che se il Grifondoro è composta da maghi, la Roma è magica.

Sunday 25 March 2012

bLOGBOOK - La Cambre


La Cambre, risveglio dei sensi


Odore di creme solari, goccioline d'acqua nebulizzata sul corpo accaldato, echi di bambini, rumore di calci dati a una palla. C'è aria e atmosfera di mare: i sensi si risvegliano e riscoprono una stagione improvvisamente tornata, esattamente come gli uomini che tornano a godere di questo clima. C'è aria di mare: ci sono profumi, fragranze e suoni che proiettano a lidi assolati, ma i sensi - senza la vista - possono anche ingannare. Non si ode infatti lo spumeggiare del mare, il rumore prodotto dai flutti che si infrangono sull'arenile, l'odore della salsedine. Perchè il mare non c'è, anche se è sempre è più vicino. Il parco de La Cambre serve per le prove generali dell'estate che sarà. Uomini e donne si abbandonano al sole, e molti - dopo tanto tempo passato a nascondersi sotto strati di tessuto - liberano i propri corpi al richiamo del caldo. Al buio del sole, laddove la vista si nega all'esposizione di raggi altrimenti letali, la percezione del mondo avviene con tutti gli altri sensi. Il tatto, innanzitutto. L'erba soffice che accarezza le schiene adagiate sul terreno; la durezza della terra sotto di sè; i moschini che di tanto in tanto si posano sulla pelle, o le formiche che camminano lungo il braccio adagiato; le coccinelle che atterranno dolcemente per poi riprendere a volare. La leggera brezza fresca che di tanto in tanto soffia e accarezza la pelle calda, mitigando il calore solare e donando un ulteriore senso di piacevolezza. Anche questo venticello ricorda il mare. Poi gli odori: creme abbronzanti, terra, l'odore delle ultime pozze fangose. Da qualche parte qualcuno consuma del caffè, e qualcun altro lavora con la carbonella. Forse il bar poco distante da qui, o un furgoncino che vende cibi e bevande, ma non certo uomini al barbecue: in quest'oasi di libertà non è consentito. L'aroma sprigionato dalla Marijuana bruciata si distingue chiaramente: neanche questo sarebbe consentito, ma qualcuno ha deciso di respirare ancora più libertà. Marijuana. L'associazione di idee mi proietta ad Amsterdam. Avrei dovuto tornarci, questo almeno era il programma. Ma evidentemente quest'anno sono di moda i lettoni. E io, di conseguenza, sono fuori moda. Sono "out", per dirla in termini anglossasoni.
   Anche l'udito cattura e riconosce suoni e rumori, interiorizzando il mondo esterno e permettonde una ricostruzione ideale dentro di sè. Non tutti dormono o prendono il sole: i bambini gridano e giocano a calcio, i cani corrono liberi ovunque e ogni tanto abbaiano, mentre altri ricevono ordini dai rispettivi padroni. Ancora, delle mamme richiamano i propri piccoli, qualche appassionato di bicicletta ne approfitta per pedalare nel verde e nel sole, mentre un passo affrettato segnala la presenza di gente che ha scelto il parco per fare jogging. Di tanto in tanto s'ode il fruscio del vento, in alto il cinguettio degli uccelli. Dello sfrecciare delle automobili solo il ricordo. Il tatto permette di capire quando è il momento di andare o, quantomeno, di ripararsi all'ombra. Il viso caldo e la sensazione della pella che tira sono il segnale di allarme: il sole preso senza protezione solare è abbastanza, per oggi. E' in questo momento che si riaprono gli occhi, e per gli occhi è dolce la riscoperta di quello che gli altri sensi avevano suggerito.

Friday 23 March 2012

Sanzione Ue alla Bielorussia: niente coppa del mondo di hockey su ghiaccio

Bruxelles "gela Minsk: contro il regime anti-democratico di Lukashenko farà pressioni perchè nel 2014 il paese ex sovietico non ospiti la manifestazione.

 di Emiliano Biaggio

 Evitare di organizzare i mondiali di hockey su ghiaccio in Bielorussia se il paese non ritornerà sulla via del rispetto dei principi democratici. Questa la linea dei ministri degli Esteri dei 27 paesi Ue decisa oggi in occasione del consiglio Esteri. La decisione si inserisce nel nuovo pacchetto di sanzioni decretate nei confronti del paese guidato da Alexandr Lukashenko, che a questa manifestazione ci tiene molto.
   La Bielorussia dovrebbe ospitare l'edizione del 2014 della coppa del mondo di hockey, ma l'Ue ha deciso di fare pressione sulle federazioni nazionali e sulla federazione internazionale perchè non si tenga la manifestazione nel caso in cui le autorità di Minsk non ripristineranno la legalità. «Nel contesto dei prossimi campionati mondiali di hockey - si legge nella nota finale adottata dai 27 ministri - l'Ue terrà informata la federazione internazionale e le federazioni nazionali di hockey sulle preoccupazioni legate alla mancanza del rispetto dei diritti umani in Bielorussia». Agli organismi sportivi nazionali e internazionali, inoltre, si sottolineerà inoltre la situazione relativa a «il mancato rispetto dei principi democratici e di diritto». I ministri degli esteri dell'Ue sposano proseguono nell'opera di Jerzy Buzek: a maggio 2011 l'allora presidente del Parlamento europeo - oggi presieduto da Martin Schulz - inviò una lettera alla federazione internazionale di hockey sy ghiaccio per chiedere di non permettere che la coppa del mondo 2014 si disputasse in Bielorussia. «Lo sport non dia legittimità al regime del presidente Aleksandr Lukashenko», scriveva allora Buzek, che mandò su tutte le furie le autorità di Minsk, che rivendicarono l'apoliticità dello sport. Quella dell'Europa «è una mossa politica, nient'altro», il commento di Lukashenko, secondo il quale «se accade (il ritiro della sede dell'edizione 2014,ndr) sarà un duro colpo alla credibilità della Federazione internazionale».
   Ancora una volta lo sport torna ad essere l'arena di ben altri tipi di scontri, molto politici e poco sportivi: in epoca di guerra fredda gli Stati Uniti boiccotarono i giochi olimpidi di Mosca del 1980 per protestare contro l'invasione dell'Afghanistan da parte dei sovietici, e per reazioni l'Unione sovietica boicottò l'olimpiade successiva, quella organizzata a Los Angeles. Oggi la storia rischia di ripetersi: delegazioni che non vanno nel paese che ospita i campionati mondiali in segno di protesta politica. L'Ue, con grande disappunto di Lukashenko,  farà dunque pressione: ha due anni tempo per lavorare laddove potrebbe ottenere quello che altre sanzioni ed altre pressioni potrebbero invece non produrre.

Wednesday 21 March 2012

Breviario

«C'è l'istinto a corrompere e ad essere corrotti all'interno delle persone, di alcune persone. Non esisterà mai un sistema perfetto che impedisce all'uomo che lo vuole di violare la legge, neache se instaurassimo uno stato di polizia totale. Neanche la polizia più perfetta non ha mai impedito che esistessero fenomeni di corruzione».
Roberto Formigoni, presidente della Regioni Lombardia (Bruxelles, 21 marzo 2012)

Monday 19 March 2012

Dall'Ue 35 milioni di euro al popolo palestinese

Serviranno per potenziare il valico con l'Egitto e per trattare le acque di scarico. 

di Emiliano Biaggio

Dall'Unione europea 35 milioni di euro a sostegno del popolo palestinese. Il primo ministro palestinese, Salam Fayyad, e l'alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Catherine Ashton, hanno firmato due programmi per finanziare altrettanti progetti nel territorio palestinese. Un primo progetto - per cui sono stati destinati 22 dei 35 milioni - prevede la costruzione di un impianto di trattamento di acque di scarico, da realizzare nell'area di Tubas Tayasir, in Cisgiordania. Nella Striscia di Gaza un secondo progetto - per cui è stato concesso un prestito da 13 milioni di euro - prevede l'ammodernamento e il potenziamento del valico di Karem Abu Salem, il solo punto di transito funzionante della frontiera israelo-palestino-egiziana.
   I due progetti «contribuiranno a migliorare sensibilmente le condizioni di vita dei palestinesi», sostiene Catherine Ashton. «Pienamenti consci della scarsità d'acqua nei territori palestinesi occupati, l'Ue ha identificato proprio nelle risorse idriche il punto su cui concentrare la propria assistenza», spiega l'alto rappresentante per la politica estera dell'Europa. I lavori al valico di Karem Abu Salem, invece, «permetteranno l'aumento della movimentazione di beni dentro e fuori la Striscia di Gaza».

Breviario

«Il problema è che i tempi della democrazia sono molto più lunghi dei tempi del mercato».
Michel Barnier, commissario europeo per il Mercato interno, in conferenza stampa (Bruxelles, 19 marzo 2012)

Sunday 18 March 2012

Sergio Marchionne: «Andiamo dove si fanno affari, siamo nomadi»

bLOGBOOK - In biblioteca

In biblioteca, come ai vecchi tempi

Studiare arricchisce l'uomo. In sapere, in conoscenza, in cultura. In bagagli utili per la vita, sempre mutevole e pronta a offrire - quando uno meno se l'aspetta - nuove dimensioni e nuove esperienze che improvvisamente richiedono l'applicazione di quanto uno ha appreso in precedenza. Ma studiare, oltre che crescere, permette anche di scoprire posti nuovi. Come le piccole e sperdute biblioteche, templi eretti alla sapienza e crocevia di individui. Piccole piazze, agorà traslate in spazi chiusi dove il sapere fluisce attraverso l'interazione umana. Nessuno straniero cercherebbe biblioteche in un nuovo posto. Ed è un vero peccato, perchè in questo modo si preclude la possibilità di conoscere nuovi angoli di città. La biblioteca di Saint Gilles, ad esempio, si trova a pochi passi dalla piazza del mercato del comune incastonato dentro l'area metropolitana di Bruxelles. A metà strada tra i quartieri popolari, le vie abitate da immigrati, gli uffici e le scuole, andare alla ricerca di questa biblioteca consente di ritrovarsi in un punto suggestivo della città, dove le culture si incontrano e si mescolano. L'aria è improvvisamente - anche beffardamente, se vogliamo - di casa: rue Rome, via roma. Un indirizzo che richiama alla mente tanti, troppi ricordi. E poi quell'antica abitudine di andare a studiare in biblioteca, ancor più intima per chi vi si reca di sabato. Chi mai investe il proprio sabato mattina a studiare, del resto? Chi è tremendamente indietro con gli studi, o chi lavora.
   Lo studio non deve avvenire necessariamente nei luoghi preposti, si può anche coltivare altrove. Nei caffè, ad esempio. A Bruxelles non sono rari i caffè letterari, posti dove andare a leggere o comprare libri e gustare allo stesso tempo vini e cibi sfiziosi. La Piola è uno di questi. Un posto italiano, che è libreria e bar allo stesso tempo: lo trovate a rue Franklin, a Schuman, e a rue du Page, a Chatelain. Ad alcuni questi tipi di posti potranno risultare per gente intellettuale o snob, ma non c'è dubbio che valga la pena di entrarci almeno una volta. Anche i tradizionali caffè si prestano come biblioteca: in fin dei conti ciò che serve è un tavolo e un sedia. E mentre si assapora un caffè, un thè o una cioccolata calda, o mentre si sorseggia una tipica birra belga, ci si immerge nei propri studi. E nei momenti di pausa ci si può soffermare sull'atmosfera di questi posti. Alcuni sono punto di ritrovo per giovani, altri invece sono luogo di appuntamenti per coppie o gruppi di amiche che si concedono le loro classiche giornate tutte al femminile per raccontarsi le loro avventure e confidarsi i loro segreti. Ancora, c'è il piccolo bar ritrovo di pensionati e quello dove gli adulti si concedono una birra dopo aver finito la giornata lavorativa prima di ritornare dalle rispettive mogli, compagne o semplicemente prima di tornare a casa. Solo Chatelain riserva tantissime diverse opzioni: le Bistrot, a rue Americaine, un piccolo bar dagli interni "fin de siecle"; the duke e the red monkey, uno di fronte all'altro, proprio su place Chatelain. Entrambi sono bar dagli interni moderni, ma evidentemente molto di moda dato l'elevato numero di giovani che li frequentano.
   A volte può capitare di trasformare in luogo di studio anche il pub de Valera's, sede del Roma club. Quando le partite iniziano alle 15 si può andare lì due ore prima, per prendere i posti e aspettare il fischio d'inizio studiando francese, con il presidente che poi alla fine interroga. E se vede che hai delle lacune ti dice: "Nun fa gniente. Basta che nun zei da'a Lazzie". Quello mai.

Thursday 15 March 2012

bLOGBOOK - Parco del cinquantenario

Parco del Cinquentenario (in un bel giorno di primavera)

Finalmente la primavera. Anche se ufficialmente arriverà solo tra una settimana, già si percepisce in questi giorni che la precedono. Il cielo è limpido, sgombro di nuvole, il vento si è calmato, e il sole è tornato a dominare la giornata. Giornate così invogliano davvero a uscire di casa, e la sveglia non solo viene tollerata, ma addirittura spostata indietro per potersi concedere assolate passeggiate prima di iniziare a lavorare. Il parco del Cinquantenario, proprio lì a due passi da dove si concentra la giornata lavorativa, diventa improvvisamente la meta ambita: la pausa pranzo può tramutarsi in pic-nic, e per qualcuno lo diventa davvero; oppura può diventare il posto dove ritemprarsi prima di tornare a concentrarsi sulla propria attività.

La primavera è per tutti, da sempre, la stagione degli amori. Ma è anche la stagione in cui rinasce la vita. Amore e vita si ritrovano allora negli assolati parchi di queste giornate calde e assolate, nella tenerezza di un abbraccio sull'erba, nella dolcezza di un bacio ad un neonato, nella gioiosa allegria di pasti consumati all'aria aperta, nella festosa atmosfera creata da bambini che giocani, nella corsa forsennta di cani lasciati liberi di rincorrere gli uccelli che cercano tra l'erba e nei viali qualcosa da mettere nel becco. Quello che fino ad appena due giorni fa era una landa desolata, un punto di passaggio per pochi lavoratori e qualche atleta intento a fare jogging, oggi è un'oasi di vita nel cuore pulsante di una città che si ferma per godere di questa stagione tornata con un po' di anticipo. Sugli alberi spogli i tanti cinguettii diversi fanno capire che tra non molto tornerà a germogliare altra vita, mentre le persone sistemate sulle sedie a sdraio portate apposta per poter meglio prendere il sole non fanno altro che mettere in scena la prova generale dello spettacolo che regaleranno le belle stagioni.
Il manto erboso sotto di me è piacevole, i piedi liberati dalle quelle comode gabbie chiamate si scaldano timidamente sotto i colpi del calore solare. Quanto tempo era che aspettavo di rimanere così, abbandonato nell'erba a farmi cullare da questa piacevolezza! Quant'è che non lo facevo? Da quando andai a trovare Davide in Finlandia. Non è poi così tanto tempo, è solo da maggio dell'anno scorso. Neppure un anno. Eppure sembrava passata un'eternità... No, la memoria m'inganna. Ero già stato qui, subito dopo il mio arrivo. Quando ho scoperto questi piccoli piaceri? Ah, già. A Londra, che in quanto a parchi urbani non ha certo nulla da inviadiare a nessuno. Faccio quasi fatica a ricordare, talmente sono lontani quei momenti. E Simone? Quante volte abbiamo dormito al sole, sui prati di San Paolo? Riesco a essere nostalgico anche in momenti come questi. Dovrei concentrarmi sui rumori: quelli della città sono ovattati, sembrano distanti chilometri, eppure la "civiltà" è solo a due passi da qui. E qui oggi s'odono gli uccelli cantare, e i tonfi del pallone sui viottoli in terra battuta, e le grida di bambini, e il vocio della gente, e lo scorrere di carrozzine sulla ghiaia dei vialetti. Mi tiro su e mi guardo attorno. Non so dire perchè, ma per un attimo mi sembra di ritrovarmi all'inteno di "Una domenica pomeriggio" di Seurat, con tutte queste persone di ogni età e di ogni estrazione sociale, tutte insieme a godersi questa giornata di sole. Ma oggi non è domenica, anche se io ho fatto in modo che lo fosse. Oggi, almeno per queste ore, io sono mio. E con questa consapevolezza torno ad affidare i miei sogni a questo giorno inatteso di primavera.

Tuesday 13 March 2012

Ashton imprecisa, Monti la induce a correggersi

L'alto rappresentante per la politica estera dell'Ue dirama una nota che fa passare i due marò italiani detenuti in India come contractors. Il presidente del Consiglio diffonde la sua versione, e Ashton modifica il suo comunicato.

di Emiliano Biaggio

L’Unione europea, attraverso l’alto rappresentante per la politica estera, Cathrine Ashton, è al lavoro con l’India per «la regolamentazione di forze di sicurezza private all'interno dell'Organizzazione marittima internazionale». O meglio, è all’opera per «dare impulso alla discussione in corso per giungere alla definizione di regole internazionali sulla presenza di personale delle forze armate a bordo di navi mercantili». L’Europa informa, l’Italia precisa. In occasione dell’incontro tra Cathrine Ashton e il presidente del consiglio, Mario Monti, si assiste alla curiosa diffusione di due comunicati stampa diversi, per provenienza e soprattutto per contenuti. Dopo aver parlato dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani, la portavoce di Ashton dirama un comunicato stampa per informare dell’avvenuto incontro e spiegare di cosa si è parlato, con un’espressione che però crea un po’ di confusione.
Nella nota si fa infatti riferimento a «la regolamentazione di forze di sicurezza private all'interno dell'Organizzazione marittima internazionale» (privately contracted armed security guards, in inglese), che induce reporter di tutte le delegazioni a chiedere chiarimenti alla stessa portavoce di Ashton. I due marò sono infatti dei militari, non dei contractor privati, l’obiezione sollevata. La portavoce di Ashton precisa allora che i colloqui in corso si concentrano su due diversi aspetti della stessa questione: garantire la sicurezza attraverso le guardie private (privately contracted armed security guards) e la scorta di militari a bordo dei mercantili (vessel protection detachment). I due marò rientrano però nelle seconde, non citate nel comunicato diffuso dall’ufficio di Cathrine Ashton che dà adito a interpretazioni improprie, inducendo a credere che i marò siano in realtà dei contractor.
A stretto giro Mario Monti a Bruxelles diffonde un proprio comunicato, nel quale si legge che si tratta di «dare impulso alla discussione in corso per giungere alla definizione di regole internazionali sulla presenza di personale delle forze armate a bordo di navi mercantili». Si fornisce dunque una versione diversa da quella dell’Ue. Una versione che «non intendeva correggere» il documento di Asthon, precisano fonti italiane, ma che di fatto corregge perchè alla fine la stessa Ashton dirama una nuova nota, che sostituisce la precedente. Ashton, si legge nella nuova versione, «sottolinea la necessità di inserire questo incidente (quello dei marò, ndr) nel più ampio contesto della cooperazione internazionale nella lotta alla pirateria, in particolare nella regolamentazione della protezione a bordo delle imbarcazioni». Ciò stabilendo se la protezione debba essere garantita «con scorte militari a bordo dei mercantili e con uomini di servizi di sicurezza armata privati». E tutti già parlano di «nuova gaffe» dell'alto rappresentante per la politica estera dell'Ue.
(fonte foto: qn.it)

Monday 12 March 2012

Tajani: «La ripresa passa per il settore auto»

Il responsabile Trasporti della Commissione Ue ribadisce sostegno al comparto. Due parole d'ordine: internazionalizzazione e vetture elettriche.

di Emiliano Biaggio

«La Commissione europea continuerà a sostenere il settore dell'auto, che resta essenziale e strategico per la competitività europea». Parola di Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per l'Industria. Due le direzioni lungo cui muoversi: da una parte, spiega Tajani, «sostenere l'internazionalizzazione del settore», e in tal senso, fa sapere il vicepresidente della Commissione Ue, «ho invitato il presidente dell'Acea, Sergio Marchionne, nei prossimi viaggi per la promozione dell'industria europea in Messico, Stati Uniti e Colombia». Dall'altra parte, l'Unione europea crede nella «necessità di rafforzare il sostegno del processo d'innovazione verso auto più efficienti e sostenibili con un rilancio della Green Car Initiative». Questo argomento sarà all'ordine del giorno dell'incontro tra lo stesso Tajani e il presidente della Banca europea per gli investimenti, in programma il 29 marzo.
Tajani non ha dubbi: «Per uscire dalla crisi, evitare il declino e affermare la nostra leadership tecnologica non possiamo abbandonare la nostra base industriale in settori chiave quale l'auto», settore che deve essere protagonista per rilanciare la crescita».
(fonte foto: la Stampa)

Sunday 11 March 2012

Mad in Italy, rubrica pseudo-politica da ridere. (vol.53, Alleanze (im)possibili)

Spazio dedicato a cosa succede in Italia. Chi fa che cosa, dove, come e soprattutto perchè. Protagonisti e comparsate nel paese dove tutto (ma proprio tutto!) è davvero possibile.

di Emiliano Biaggio - «Alle amministrative la Lega andrà da sola. Meglio soli che male accompagnati». Il leader della Lega sancisce la fine della Santa alleanza con Silvio da Arcore. «Berlusconi è un po' una mezza cartuccia, ha paura», attacca il signore di Padania, strenuo oppositore del governo Monti e deluso dall'atteggiamento del suo ex-alleato, che non si schiera contro l'esecutivo tecnico. «C'è tutto un Paese che vuole strozzare Monti e lui (Berlusconi, ndr) ha paura di mandarlo via», dice Bossi al popolo padano. Per cui, continua il comandante in capo delle camicie verdi, «o cade il governo Monti oppure cade la Lombardia», guidata dal pidiellino Formigoni. A questo punto Berlusconi è davvero preoccupato. «No. Io sono sereno». Come lui anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Non non crediamo che l'alleanza sia archiviata», sostiene. «I rapporti tra lega e Pdl non possono che allontanarsi visto che il Pdl sostiene il governo Monti e la Lega è dall'altra parte della barricata», sentenzia l'euroleghista Matteo Salvini, secondo il quale «il problema è che grazie a Berlusconi c'è questo governo Monti, che è quello che sta tartassando il nord come mai accaduto in precedenza». Il Pdl si affida ad Alfano per la controreplica. «Siamo dell'idea di sostenere questo governo fino a quando ha uno scopo e cioè quello per cui è nato: mandare avanti l'Italia in un momento di crisi. Rimaniamo di questa idea, non accettiamo ultimatum e provocazioni e non le facciamo». Comunque, se proprio uno la volesse dir tutta, «governiamo insieme in molti comuni, abbiamo almeno tre grandi regioni che governiamo insieme, due delle quali sono da loro presiedute con il nostro sostegno determinante», fa notare il segretario del Pdl. Tradotto: voi ci fate cadere Formigoni e noi vi facciamo fuori Cota e Zaia. Bossi ha capito perfettamente. Berlusconi «mi fa pena, va a votare il contrario di quello che faceva. Per questo non è possibile fare un accordo per le amministrative». Rotta la santa alleanza con l'ex capo di governo, re Umberto attacca anche il capo del nuovo governo. «Monti è un dramma, risponde solo alle richieste dell'Europa e delle banche. E' il rappresentante in Italia di quella banca americana che ha innescato la crisi mondiale». Il signore di Padania quindi avverte: «Monti rischia la vita, il Nord lo farà fuori». Proprio così. «Al Nord Monti non sarà molto amato, oltre a portarci via i soldi, ci porta qui i mafiosi». Umberto da Cassano Magnago radune le truppe: il momento della secessione con questo governo è più vicino. La Padania «si farà a tutti i costi, noi non rinunceremo mai alla nostra libertà». E sappiate che «non c'è popolo che tenga contro il popolo». Bossi è irremovibile. Ci pensa Bersani, leader del Pd, a cercare di farlo ragionare. «Sostieni questo governo», gli dice. «Ma vaffa...», risponde Bossi. Si riferiva a Monti o Tosi? Forse a Tosi, che a Verona vuole correre da solo. «Ho bisogno di una lista con il mio nome», fa sapere dai giornali. I sondaggi, rivela, dicono «"lista Tosi" al 30%, Lega al 20%. Mi spiego più in dettaglio: senza una "Lista Tosi", cioè presentandomi con la Lega, potrei anche vincere al primo turno ma non avrei la maggioranza in consiglio comunale e non potrei governare. Con la Lista Tosi, non avrei questi problemi». «Se fa una sua lista, Tosi si mette automaticamente fuori dalla Lega», scandisce Bossi. Sì, forse il "vaffa..." era (anche) per lui.
Insomma, mentre in Europa ancora infuria la crisi e Sarzozy minaccia di rivedere le leggi che governano la libera circolazione delle merci e delle persone in Europa («gli accordi di Schengen non ci permettono più di rispondere alla gravità della situazione, devono essere rivisti», urla), in Italia è piena campagna elettorale. «Se la sinistra andrà al governo - avverte il segretario del Pdl Alfano - farà quello che ha fatto la sinistra in Spagna: il matrimonio tra uomini e le coppie di fatto, distraendo le forze migliori dalla crescita e lo sviluppo. Questo sarà l'inevitabile destino della colazione Bersani-Di Pietro-Vendola». Berlusconi, allora, ha un'idea: indebolire quest'asse del male, proponendo a Udc e Pd una "grosse koalition" modello tedesco per il governo del 2013. Gli italiani hanno un sussulto: davvero? «Sì», risponde Berlusconi. «Come faccio a dire di no», rispdone pronto Casini. «Penso che una larga coalizione non sia solo la necessità di oggi ma anche di domani». Ma il Vaticano, caro Pierfedinando, cosa ne pensa? Non serve saperlo, perchè a dire 'no' ci pensa Bersani. «Il partitone unico non esiste in natura. Io ho un'altra idea in testa, una democrazia rappresentativa normale ancorché riformata». Il leader del Pd proprio non ci sta. «Ho sempre speranza che il nostro Paese possa vivere in una buona dialettica democratica», aggiunge. Ok, Bersani. Ma oltre alla speranza hai anche un programma? In attesa di sentire le idee della sinistra (sinistra?) resta l'idea di coalizione di Berlusconi. Macchè idea, chiosa Maroni. «E' una follia». 100% mad in Italy.

Saturday 10 March 2012

bLOGBOOK - Braine l'Alleud

Braine l'Alleud

A Braine-l'Alleud ci si può capitare solo per caso, a meno che non si abbia davvero una buona guida turistica. Nessuno penserebbe che il famoso campo di battaglia di Waterloo, quello con il celebre monte sovrastato dal leone inglese, si trova in un comune diverso da Waterloo. Eppure se si vuole andare a visitare lo storico sito la fermata del treno è quella successiva a Waterloo, è Braine-l'Alleud, comune di 37.000 abitanti o giù di lì. Ma come detto, in questo comune ci si può finire giusto per caso. O per sbaglio, come capitato a me. All'acquisto di un biglietto ferroviario per tutt'altra destinazione ha fatto seguito l'approdo in questa stazione, la prima d'arresto dopo essersi resi conto d'aver sbagliato treno. Pazienza. La convalescenza si vede che non è del tutto finita, e ne pago le conseguenze. Ma dopo una settimana passata a casa, un giro valeva la pena farlo. La scusa è sempre la stessa: andare a prendersi un caffè nella località più vicina, prendendo il primo treno che parte. Qualcosa è andato storto: da primo treno che parte è diventato primo treno che passa, che non sempre - a quanto pare - è la stessa cosa.
Il comune è uno di quelli dove andare ad abitare se si vuole avere la certezza di vivere in totale tranquillità. Il posto non offre granchè. Anzi, se proprio la vogliamo dire tutta non offre praticamente nulla. Ma è a soli 25 minuti di treno da Bruxelles, il che fa del paese una zona residenziale per pendolari. Ed è sulla stessa linea che porta Charleroi, importante polo economico e sede del secondo aeroporto della capitale. A Brain-l'Alleud i treni passano spesso, contrariamente a quanto si potrebbe pensare. Così come ci sono più cose di quello che si potrebbe immaginare. Il celebre campo di battaglia, come detto. Ma ci sono anche "el camin che piche" - la versione in piccolo del Manneken Pis - e la tomba di Paul-Henri Spaak, insieme a Jean Monnet uno dei principali artefici del Mercato europeo comune (quella che oggi potremmo definire l'area Schengen). Tra i creatori del Benelux (l'unione economica tra Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo), fu il primo presidente dell'assemblea della Ceca e contribuì alla creazione dell'Euratom. Uno dei padri dell'attuale Unione europea, insomma, è legato a questo piccolo comune vallone. Il bello del viaggiare è soprattutto questo: scoprire che c'è tanto da scoprire anche laddove ci si aspetta non ci sia nulla di cui meravigliarsi. Eppure le sorprese non finiscono qui. Nel cuore di questa piccola cittadina, che all'epoca dell'epica battaglia era ancora lontana dall'essere il centro urbano di oggi, la chiesa di Saint-Etienne venne usata come ospedale per i feriti nei giorni successivi alla guerra. Oggi una targa posta all'ingresso della chiesa, ricorda ancora quei momenti passati.
Il caffè, invece, non stupisce mai. Acqua nera che da mandar giù non è proprio un piacere. Dopo mesi - e chissà, forse anni - di permanenza in questi luoghi fare l'abitudine a questo caffè risulterà sempre impossibile. Sì, forse è tempo di tornare alle cioccolate calde e ai thè.


Other destinations visited:

Amsterdam / Antwerpen / Berlino / Binche / Braine l'Alleud / Brugge / Budapest / De Haan / Den Haag / Durbuy / Gent / Halle / Knokke / Leuven / Liège / Mechelen / Mons / Namur / New York city / Oostende / Santiago de Compostela / Strasbourg / Tournai / Vilvoorde / Waterloo

Friday 9 March 2012

Grecia, ci sono le condizioni per gli aiuti economici

Van Rompuy: «Il paese ha mostrato progressi significativi, ora vada avanti. Ue e Fmi garantiscano i prestiti».

di Emiliano Biaggio

«Ci sono le condizioni per avviare le procedure richieste per l'approvazione finale del contributo dei paesi dell'Eurozona al finanziamento del secondo pacchetto di aiuti finanziari alla Grecia». Lo annuncia il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, al termine della riunione dell'Eurogruppo di oggi. Tenutosi in forma di conference-call, il vertice ha preso atto del fatto che «la Grecia ha messo in atto tutte le azioni prioritarie concordate», e adesso si aspetta «un contributo significativo» del Fondo monetario internazionale al finanziamento del nuovo programma per la Grecia. I paesi dell'area Euro si aspettano molto però soprattutto dalle autorità elleniche: a queste viene infatti chiesto di «continuare a dimostrare forte impegno» e di «procedere alla realizzazione» delle misure necessarie «in maniera rigorosa e rigida in linea con il nuovo programma» di aiuti economico-finanziari.
Oggi si è preso inoltre nota del via libera della Grecia all'attivazione delle clausole di azione collettiva (Cac) nel quadro della ristrutturazione del debito. Tali clausole obbligano i creditori privati detentori di bond che rientrano nella legge greca ad accettare obbligatoriamente lo swap sul debito. In questo caso le adesioni arriveranno al 95,7%. Il via libera ai 130 miliardi per la Grecia a questo punto appare cosa fatta. L'ufficializzazione potrebbe arrivare dalla riunione dell'Eurogruppo di lunedì.


la dichiarazione finale di Van Rompuy

Wednesday 7 March 2012

L'Ue alla Grecia: lavorate con la nostra task force

Lettera di Barroso a Papademos: ora via a privatizzazioni, opere infrastrutturali e occupazione giovanile.

di Emiliano Biaggio

La Grecia lavori assieme alla Banca europea per gli investimenti (Bei), il fondo di investimento europeo (Fie) e il Fondo per l'impresa e lo sviluppo (Fis) al fine di sbloccare i 650 milioni disponibili per il sostegno alle piccole e medie imprese. Lo chiede il presidente della Commissione europea, Josè Manuele Barroso, al primo ministro greco, Lucas Papademos, al quale ha inviato una lettera per suggerire alcune misure da adottare per aiutare il paese ellenico a ripartire. La Commissione Ue, si legge nella lettera di Barroso, «è pronta ad aiutare le autorità greche nel prendere le decisioni utili a ridare fiducia e avviare la ripresa economica». In tal senso, continua Barroso «propongo che la task force della Troika (Commissione europea-Banca centrale euroepea-Fondo monetario internazionale) incontri ad Atene personale da Voi nominato per lavorare» insieme su quello che più può servire alla Grecia in questo momento.
In particolare Barroso chiede a Papademos di procedere con il processo di privatizzazione, di ridurre la disoccupazione giovanile, dotare il paese di maggiore energia da fonti rinnovabili. Infine, al primo ministro greco viene "suggerito" di lavorare ai «progetti infrastrutturali critici».

la lettera di Barroso

Chi è l'americano della Roma

Thomas Di Benedetto, il nuovo patron giallorosso, è un lobbista che ha lavorato con ex agenti della Cia per l'ex presidente del Kosovo, per il governo del Ghana e pure per i generali birmani. Con molte amicizie altolocate nella destra Usa.

di Gianfrancesco Turano (per l'Espresso)
Obiettivo 3 giugno. A campionato finito, Thomas Di Benedetto conta di festeggiare il suo sessantaduesimo compleanno in Italia da nuovo padrone dell'As Roma. Sarà il primo proprietario straniero di un club italiano di serie A e non sarà solo. Con lui, a parità di investimento, ci saranno Richard D'Amore, James Pallotta e Michael Ruane. Avranno il 60 per cento. Il 40 per ora resta di Unicredit, arbitro, guardalinee e quarto uomo nell'ultimo match della famiglia Sensi, distrutta nel patrimonio da 18 anni di grandeur calcistica.
Tom, Rich, Jim e Mike, ossia tre italiani e un irlandese cresciuti nell'area metropolitana di Boston, Massachusetts, conoscono il basket, il baseball e il football americano. Non conoscono il calcio e il calcio non conosce loro. Per questo e per l'amore italico verso la trama, i mesi di trattativa per comprare i giallorossi sono diventati un thriller dove non si capiva chi fosse l'assassino. Nel senso che risultava oscuro da dove arrivassero e chi fossero Di Benedetto e i suoi sfuggevoli compari di oltreoceano. (leggi tutto)

Monday 5 March 2012

bLOGBOOK - La febbra 3

La febbra 3

Continuo a vedere il mondo da dietro i vetri di una finestra. O meglio, torno a farlo. Perchè essere malati non è una scelta, è solo un modo di essere che ti capita di essere. A me è capitato di nuovo. Così, all'improvviso. Come è solito capitare, del resto. Facendo rapidi calcoli sono tre turni di influenza in quattro mesi e mezzo, tre in tre mesi se iniziamo a calcolare da quando ho contratto la prima influenza. Non c'è che dire: niente male davvero.
Il respiro affannato per i bronchi intasati ben danno l'immagine del peso del vivere, mentre le vie respiratorie infiammate e intasate sono lì a ricordare che il fardello dell'esistere può essere soffocante. Ho perduto nuovamente la mia salute, ammesso che ne abbia mai avuta una; ho perduto nuovamente la mia libertà, sempre più condizionata; ho perduto nuovamente la mia precaria serenità. Ho perduto anche un'altra lezione di francese, lasciata qui tra il dolce tepore delle lenzuola e il male che mi affligge. Avrei potuto andarci, è vero. Dovevo solo imbacuccarmi bene e andare, ed è questo che ho pensato. Ma gli egoismi - o forse solo le futilità - vengono meno di fronte a ciò che veramente conta. Una di queste è certamente la salute, dirà forse qualcuno. Sì, ma non è alla mia che ho pensato. Per un attimo ho dimenticato che la nostra insegnante è incinta, ma quando mi è tornato alla mente... E' solo allora che ho capito che non dovevo andare. Io posso sempre curarmi, in fin dei conti. Lei, invece, non potrebbe. Sì, Julie: la tua bimba prima di tutto. E vedi di fare in modo che sia come te.
Il mal di schiena si fa sempre più intenso, forse dovrei rimettermi a letto. Ma in momento come questi si sente il bisogno di comunicare con qualcuno, di affidare all'ormai classica bottiglia il messaggio che il naufrago disperso scrive per il resto dell'umanità. Ma questo è un mondo senza umanità. Anche per questo mi sento sempre più in balia di un mare in tempesta, o forse peggio, calmo e silenzioso. Il mio oceano è la sconfinata rete del mondo che corre sul web, la mia lontanza col mio passato. Che ne è del resto della ciurma? Spero in acque migliori.
Rachmaninoff inonda questi spazi spogli con tutte le sue più dolci melodie velate di malinconia, a ricordare ciò che avrei potuto essere - se solo l'avessi scelto - e che non sarò mai. Il suono di questo strumento mi rilassa, ma è un pericolo per il mio stato d'animo: da quando sono qui non ho più toccato neanche un singolo tasto. Sì, in condizioni normali potrei anche intristirmi, ma lo stordimento da influenza agisce come anestetico. I sensi mi tradiscono: è un requiem quello che odo? No. E' solo una ninna nanna che mi culla verso un altro mondo.