Thursday 31 October 2013



"Halloween". Foto di Renato Costa Ribeiro per Boomerang

Ue, "no" a nuove colonie a Gerusalemme

Ashton dura con Israele: «Sono contrari al diritto internazionale, e mettono a rischio il processo di pace»

Catherine Ashton
di Emiliano Biaggio

La realizzazione di nuovi insediamenti israeliani nei territori palestinesi e nei territori contesi è un atto illegale e negativo per il processo di pace tra arabi e israliani. La presa di posizione dell'Unione europea alle politiche dello Stato ebraico è di ferma condanna. «L'Unione europea ha più volte ripetuto che gli insediamento sono illegali dal punto di vista del diritto internazionale», ricorda l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton, commentando la decisione del governo israeliano di costruzione circa 1.600 nuove unità abitative a Ramat Shlomo, colonia ebraica alle porte di Gerusalemme Est. «L'Unione europea ha anche più volte esortato Israele a cessare le attività di insediamento, evitando di ampliare le colonie esistenti e smantellando le costruzioni erette dal 2001». Per questi motivi «l'Unione europea deplora il recento l'annuncio di nuovi insediamenti», condanna Ashton. Oltre a essere contrari al diritto internazionale le nuove abitazioni sono un elemento che pregiudicano i negoziati di pace. «Dopo l'annuncio dell'ufficio del primo ministro israeliano voglio ricordare che il 27 settembre il quartetto per il Medio Oriente (Ue, Onu, Russia e Stati Uniti, ndr) ha esortato tutte le parti a evitare di compiere azioni che possano compromettere il risultato finale» del processo di pace, e quindi «va evitato ogni atto che possa mettere a rischio i negoziati in corso». Un messaggio chiaro di condanna di quanto accaduto, peccato che Israele sembra essere sordo a ogni richiamo e insensibile a ogni voce che si discosti dal coro delle ragioni ebraiche.

Wednesday 30 October 2013

FACT SHEET/ I nuovi alloggi israeliani a Gerusalemme Est

Israele, in arrivo 1.500 nuovi alloggi contestati

Il governo approva un piano per la costruzione di insediamenti a Gerusalemme Est. L'Anp: «Lo stato ebraico non sta ai patti». Processo di pace a rischio.

di Emiliano Biaggio

Israele continua con la politica della costruzione di insediamenti per i coloni nei territori contesi. Il governo dello stato ebraico ha approvato un piano per la realizzazione di 1.500 unità abitative a Ramat Shlomo, insediamento ebraico alle porte di Gerusalemme Est, città rivendicata da entrambe le fazioni. Una mossa obbligata per il primo ministro Benjamin Netanyahu, intendo a placare l'ala radicale del partito e la parte più intransigente dell'esecutivo dopo la liberazione di ventisei prigionieri palestinesi avvenuta nella mezzanotte di oggi. La decisione di costruire nuovi insediamenti se da una parte calma gli animi all'interno del governo e del partito di Netanyahu dall'altra infiamma l'Autorità nazionale palestinese. «I nuovi insediamenti distruggono il processo di pace e dimostrano che Israele non rispetta le leggi internazionali», attaca Nabil Abu Rudeina, il portavoce del presidente dell'Anp. Israele però tira dritto, continuando con la politica dell'edificazione: già lo scorso 13 agosto il governo aveva rilasciato altri 26 detenuti palestinesi e subito dopo ha annunciato la costruzione di 2.000 nuove case per i coloni. Si tratta di iniziative che mettono a rischio il processo di pace: la comunità internazionale ha posto tra le condizioni negoziali lo stop di Israele a qualsiasi costruzione di nuovo insediamento. In questo modo lo Stato ebraico vanifica gli sforzi della comunità internazionale e affossa il processo di pace, ma a quanto pare non è un problema per l'amministrazione Netanyahu.

FACT SHEET/ The "energetic" Georgia


La Georgia ha una valenza geopolitica strategica. Attraverso il suo territorio dovrebbero passare gasdotti e oleodotti che taglierebbero fuori la Russia dal mercato delle risorse energetiche. Ma allo stesso tempo - come dimostra la cartina qui in alto - le tubature georgiane si andrebbero anche a connettere alla rete che dalla Russia irrora l'Europa. Politiche più o meno occidentali hanno dunque un peso di non poco conto per l'egemonia energetica in Europa. L'amicizia della Georgia diventa allora un fattore di primaria importanza. 

Monday 28 October 2013

Georgia, vince il partito filo-russo

Sogno georgiano, ritenuto di essere "la mano di Mosca", vince le elezioni presidenziali con oltre il 60%. Termina l'era delle politiche occidentali di Saakashvili.

Giorgi Margvelashvili
di Emiliano Biaggio 

La Georgia volta pagina. Le elezioni segnano la sconfitta del candidato del presidente uscente Mikheil Saakashvili. Alla guida del paese da dieci anni, Saakashvili non poteva ricandidarsi perchè la costituzione fissa non prevede la possibilità di un terzo mandato. Il suo delfino, David Bakradze, è stato però sconfitto al primo turno, e anche piuttosto nettamente: lo sfidante Giorgi Margvelashvili di Sg (Sogno georgiano) si aggiudica oltre il 60% delle preferenza, e per il paese caucasico è l'inizio di un nuovo corso. Ma se alcuni fanno pensare che Saakashvili possa tornare presto a correre per la carica di primo ministro, altri sottolineani i tratti che caratterizzerebbero il nuovo presidente: nessuna esperienza politica e miliardi a palate fatte grazie alle privatizzazioni russe avviate da Vladimir Putin. Margvelashvili potrebbe dunque rappresentare l'uomo ideale per il Cremlino: se Saakashvili ha rappresentato la discontinuità con MOsca attraverso politiche pro-occidente con tanto di richiesta di ammissione alla Nato, il suo successore potrebbe avviare un percorso più filo-russo. Non è un mistero, dato che il partito Sogno georgiano di Bidzhina Ivanishvili - attuale premier nonchè l'uomo più ricco di Georgia - è accusato di essere "la mano di Mosca" nel paese. Tutti, come si è soliti fare in questi casi, si sono congratulati con il vincitore delle elezioni. L'Unione europea non commenta quelli che definisce «scenari», parola che include anche la possibilità di una politica più russo-centrica, e si complimenta per le elezioni regolari e trasparenti. Analogo il commento del segretario generale della Nato, che invita la Georgia a «proseguire con le riforme». Le elezioni sono stato un test democratico superato a pieni voti che «avvicina la Georgia ai requisiti» per diventare membro dell'Alleanza atlantica. Sempre che Tblisi lo voglia e che Mosca lo permetta.

Sunday 27 October 2013

Bruxelles, la Place Flagey

Da due anni Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città. Sul blog farà la comparsa una banda fotografica con immagini di Bruxelles, insieme all'immagine da cui è stata ricavata con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

8. Place Flagey

La Place Flagey, situata al centro del comune di Ixelles, con i suoi 9.000 metri quadrati, è la più grande piazza di Bruxelles. Prende il suo nome da Eugène Flagey, avvocato, deputato e sindaco di Ixelles dal 1936 al 1956. Fino al 1860 al posto in cui oggi sorge la piazza si trovava il prolungamento del grande stagno, prosciugato parzialmente proprio nel 1860 dall'architetto e urbanista Victor Besme (1834-1904) a seguito della decisione di trasformazione urbana voluta in quel periodo. Il vecchio bacino, una volta prosciugato, venne ricoperto e lì sorse Place Sainte-Croix, la piazza che prendeva il nome dalla chiesa di Santa Croce che ancora oggi lambisce uno dei due stagni di Ixelles. Solo alla fine degli anni Cinquanta del ventesimo secolo la piazza verrà dedicata al sindaco che ne promosse l'espansione e lo sviluppo. E' negli anni Trenta, sotto la guida di Flagey, che il comune di Ixelles accresce l'importanza della piazza Santa Croce, avviando la costruzione degli edifici circostanti. Il più famoso di questi è senza dubbio il palazzo in art-decò che occupa l'intero sud della piazza, conosciuto come il palazzo della radio in quando fino al 2002 ha ospitato la radio di stato belga. Oggi il palazzo della radio, ribatezzato palazzo Flagey, è un centro culturale tra i più attivi di tutta Bruxelles. Di fronte a palazzo Flagey, sul lato nord della piazza, si trova l'edificio che nel 1956 ha ospitato - e che ancora oggi ospita - il primo supermercato self-service d'Europa, appartente alla catena di grande distribuzione Delhaize. Sul lato ovest si apre il grande stagno (o stagno superiore), uno dei due stagni di Ixelles, mentre a est si trova il terzo lato di edifici.
Place Flagey, per via delle sue dimensioni, già dagli anni Quaranta era uno dei punti di ritrovo dei belgi. Subito dopo la guerra mondiale la piazza venne usata come base di lancio di aerostati, e ancora oggi la piazza ospita esibizioni musicali, artistiche, circhi da ogni parte del mondo. Inoltre il mercato che si tiene tutte le domeniche mattina continua ad essere un momento di grande animazione cittadina. A rendere Flagey attraente anche la presenza, sull'angolo sud-orientale, di quella che molti giurano essere la migliore "friterie" di Bruxelles, un chiosco dove la lunga fila per degustare le famose patate fritte belghe è consuetudine. D'estate la piazza diventa un'attrazione acquatica per i più piccini, per via dei getti d'acqua posti al centro dello spiazzo che - da sotto la pavimentazione - danno vita alla fontana comunale. I getti d'acqua, di diversa altezza, diventano cascate per la gioia dei bambini che le mamme portano, con tanto di costume da bango, a fare il bagnetto. Per i più grandi il caffè Belga, con la sua estesa "terrazza", è luogo di appuntamenti in ogni stagione dell'anno.



ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":

1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario | 5 La Grand place | 6 Il municipio | 7 Gli stagni di Ixelles |

Friday 25 October 2013

Italia, il lapsus di Letta: «Abbiamo le pezze...»



Errore, gaffe o lapsus? Enrico Letta incappa in un incidente curioso nel corso della conferenza stampa tenuta al termine del vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi Ue. Parlando di Italia e credibilità in Europa il capo del governo sostiene che è importante avere i conti pubblici in ordine. «Voglio mandare un messaggio a casa nostra: per essere in grado di reggere discussioni come quelle che ci saranno bisogna essere credibili in casa propria», premette Letta. Quindi incappa nell'imprevisto. «Perchè se uno ha conti pubblici in disordine o ha le pezze...», dice per poi interrompersi e correggere. «Diciamo... Ecco, se uno ha i conti pubblici in disordine a casa non è più credibile quando deve far sentire le proprie ragioni».

Thursday 24 October 2013

Breviario

«Non so cosa possiamo fare a livello europeo. Se questo spionaggio esistesse davvero non ci sarebbe legge che potrebbe evitarlo».
Jyrki Katainen, primo ministro della Finlandia, a proposito dello scandalo Datagate (Bruxelles, 24 ottobre 2013)

Ue, riprendono i negoziati per l'adesione turca

Erano fermi da oltre tre anni. La presidenza lituania: «le condizioni sono cambiate»

di Emiliano Biaggio

L'Unione europea riapre il tavolo negoziale per l'adesione della Turchia, convocando una conferenza ministeriale a Bruxelles per il 5 novembre. E' quanto stabilito dai ministri per gli Affari europei riuniti a Lussemburgo per la riunione del consiglio Affari generali. I ventotto hanno espresso parere favorevole alla riapertura dei negoziati sul coordinamento delle politiche regionali con Ankara. Si tratta di un nuovo capitolo di negoziazioni, dopo i tredici già aperti dal 2005. Fino a oggi solo il capitolo relativo alla ricerca è stato chiuso, anche se in via provvisoria. L'ultimo aspetto su cui Ue e Turchia si sono confrontate è stata il capitolo relativo alla sicurezza alimentare e le politiche fitosanitarie, oltre tre anni fa, a giugno 2010. Quello su cui si rilancerà il processo negoziale per un eventuale accesso della Turchia è il quattordicesimo di trentacinque, ognuno dei quali viene negoziati separatamente. Solo alla chiusura di tutti i singoli capitoli si può proseguire nell'iter che porta in Europa, e la Turchia è neanche a metà strada per quanto riguarda l'apertura dei tavoli negoziali. I principali ostacoli all'ingresso della Turchia nell'Unione europea sono la religione musulmana - predominante nel paese - e il nodo di Cipro, con Ankara che riconosce solo la parte nord dell'isola, la repubblica turca di Cipro nord. Un problema, dato che l'altra parte dell'isola è già membro dell'Ue. Ma adesso, dopo tre anni di stallo, «si tratta di dare un segnale positivo, in modo da accelerare il processo», spiega Michael Link, viceministro degli esteri tedesco. «Soltanto andando avanti riusciremo a trovare la carica di cui abbiamo bisogno per discutere con la Turchia degli aspetti più difficili. In questo modo - continua Link - si dà prova ai cittadini turchi della volontà europea di andare avanti». Lo stop di oltre tre anni al processo di adesione è stato dettato da un mancato accordo tra gli stati membri, ricorda Linas Linkevicius, ministro degli Esteri della Lituania, paese con la presidenza di turno del Consiglio Ue. «Ora la situazione è diversa e possiamo andare avanti". Discutere con Ankara di temi di giustizia e libertà, ha aggiunto Linkevicius, «non è escluso, ma è prematuro».

Breviario

«Da sempre sono popolare, e non morirò populista».
Mario Mauro, ministro della Difesa (Bruxelles, 23 ottobre 2013)

Monday 21 October 2013

Short guide to lazy EU journalism: ovvero come fare del giornalismo europeo di pessima qualità

Breve guida per spiegare come funziona il giornalismo europeo di coloro che non hanno voglia di capire come funziona l'Ue né la sua complessità.

di Kosmopolito

1) Non sei sicuro di conoscere bene il funzionamento dell'Ue o delle sue istituzioni? Basta scrivere “Bruxelles”.
2) La Germania è percepita, in generale, come uno stato che ha un ruolo importante nelle politiche europee. Per questo i giornalisti sanno cosa devono scrivere: se la Germania è attiva in un ambito, basta sottolineare “l'egemonia tedesca”. Se lavorate per un giornale inglese aggiungete un riferimenti, seppur sottile, alla guerra. Se la Germania, al contrario, è assente da un ambito politico basta scrivere che ha abbandonato l'Ue e adottato, in maniera chiara, una strategia unilaterale. Anche in questo caso, se lavorate per un giornale inglese, il riferimento alla strategia sulla guerra ci sta.
3) Hai trovato un breve riferimento in un documento a proposito del tuo paese? Si tratta chiaramente di un piano malefico per minare la democrazia.
4) Come regola generale: non è necessario fare delle distinzioni tra le diverse istituzioni e organizzazioni europee. In fondo a chi importa se si tratta del Consiglio d'Europa, del Consiglio dell'Unione europea, del Consiglio europeo, della Commissione europea, della Corte di Giustizia dell'Ue o della Corte europea dei diritti umani? Basta scrivere qualcosa su questi “eurocrati” (giudici europei stranieri e/o non eletti) che si permettono di interferire con il tuo amato paese.
5) Sei a Bruxelles e lo stesso giorno ci sono più eventi in contemporanea? Si tratta di un chiaro segno del fatto che l'Ue non si occupa dei soggetti veramente importanti (che sono quelli che tu stai seguendo, ovviamente).
6) Non sai cosa sta succedendo esattamente nell'Ue? Mica disturbarti a fare una telefonata a Bruxelles. Basta riprendere un vecchio argomento, magari di sei mesi fa. E sei sei ambizioso basta prendere la brochure di un partito o chiamarne direttamente l'ufficio stampa.
7) Hai trovato un'opinione o un dichiarazione “discutibile” di un deputato europeo? Basta iniziare l'articolo con “L'Ue prevede di”, o “Il Paese X vuole”. E ovviamente il deputato deve essere definito “influente”.
8) I fatti sono sopravalutati. Non perdere tempo ad andare a controllare i  documenti originali delle istituzioni europee. Non c'è bisogno di capire i libri bianchi, i verdi, i rapporti, le direttive o i regolamenti. Basta parlare delle idee dei “burocrati” europei. E se hai una buona idea su un argomento europeo non lasciare certo che i fatti la distruggano: in ogni caso nessuno verrà a verificare, perché l'Ue è noiosa e pericolosa. Inoltre, l'idea generale è che l'Ue produce dei regolamenti inutili e burocratici.
9) Usa il termine “burocrati europei” o “burocrati di Bruxelles”. O, se sei veramente pigro, basta “eurocrati”. A questo aggiungi: “non eletti”, “irresponsabili”, “corrotti”, “strapagati”, “privilegiati” e “pigri”. A questa lista, inoltre, puoi aggiungere quello che ti sembra manchi. Puoi anche parlare di “ufficiale europeo” o di “rappresentate” europeo, sopratutto se segui la regola numero quattro.
10) Non citare il fatto che i ministri possono avere un diritto di veto sulla politica europea. Parla di come la politica europea distrugge la sovranità nazionale.
11) Pensi che l'Ue sia troppo complicata e che tutto richieda troppo tempo? Semplice: basta spiegare, specie durante un summit, che un paese ha vinto e uno a perso. È la vita. È l'Ue. Più semplice di così.
12) Un buon titolo è indispensabile. Cerca sempre il buon attacco o il riferimento agli “eurocrati” o “all'impero”. La lotta, tanto, sempre tra “eurofili” e “euroscettici”. Non dimenticarlo.
13) I simboli sono più importanti della sostanza: ipezzi su cosa le persone hanno mangiato a colazione o a cena, le bandiere o gli inni, per esempio. E metti insieme, sempre, le storie personali dei leader europei con i pregiudizi nazionali. Sarai sorpreso, ma funziona sempre
14) I finanziamenti europei sono sempre delle storie interessanti. C'è la corruzione, lo spreco, i progetti originali. Ciononostante non parlare del fatto che i progetti hanno bisogno di essere co-finanziati. E non dare esempi positivi, rovinerebbero l'impatto della storia. In ogni caso il denaro europeo è qualcosa di cattivo. E, soprattuto, non cercare di spiegare perché esistono questi finanziamenti europei.
15) Il budget dell'Ue, così come le sue negoziazioni, sono un'ottima opportunità per i giornalisti pigri: puoi scrivere sul fatto che la contabilità dell'Ue non è stata convalidata in anni (senza parlare delle regole di audit), o su tutto il denaro che il tuo paese ha dato all'Ue (senza dire cosa ha ricevuto in cambio). E non fare l'errore mettere un link verso un calcolo ufficiale di costi e benefici. Se esiste è falso e, in generale, si tratta di un complotto. Usa piuttosto la citazione di un altro giornale o di un  think tank. E non fare domande su cosa l'Ue può fare con quelle somme. Parti, insomma, dal principio che Bruxelles spreca il denaro che riceve. E che le negoziazioni di budget sono come i summit: vedi il punto 11. E non dimenticare: non esiste un “interesse europeo”.
16) “Mercato unico” significa “concorrenza”. E questo può includere delle società straniere che vincono degli appalti  nel tuo paese. Se succede concentrati sull'aspetto “straniero” di queste società e parla di corruzione e del numero di posti di lavoro persi, non di quelli creati. Se sei un giornalista pigro e ambizioso parla anche delle regole europee, fatte per distruggere l'economia locale.
17) Non stancarti per imparare una lingua straniera, non serve nel giornalismo europeo. Tanto ci sono le agenzie stampa tradizionali.
18) Iscriviti a tutti i think tanks e associazioni professionali che sono ritenuti importanti dai tuoi colleghi. Ogni tanto scrivi (o copia-incolla) un articolo. E non mettere dei link alle tue fonti.
19) Il contesto è sopravalutato. I titoli sono più importanti. Usa solo la migliore citazione, tanto il contesto non serve. Se hai bisogno di una buona citazione, ma è della settimana scorsa, usala ugualmente: non serve controllare se la situazione si è evoluta.
20) Un errore da novizio consiste nel discutere con coloro che criticano il tuo lavoro o che sono dalla parte opposta. Quindi non farlo.

Saturday 19 October 2013

AS Grifondoro, maggica giallo-rossa


Il quidditch è lo sport dei maghi. Di tutti i maghi. Quindi anche delle streghe. Mentre i babbani pensano che ci siano sport di genere - il calcio per gli uomini, la pallavolo per le donne - nel mondo della magia queste primitive concezioni non esistono. A riprova di ciò a Hogwarts è stata ideata una trasmissione sul Grifondoro tutta al femminile: "La signora in giallo-rosso", di cui vedete il logo a fianco. Una dama in vestito da sera coi colori di Potter & co. che mostra quanto questo sport sia appprezzato e dedicato all'universo femminile. Pare che abbia un grande successo, ma è inutile che vi diciamo quando la trasmettono: i babbani non prendono certi canali.

Tutti i volti di Maria

Come possiamo immaginare la Madonna? Su EmilianoBiaggioChannel il filmato sulle mille e una faccia di Maria. Visibile qui.

Thursday 17 October 2013

17 ottobre 2011 - 17 ottobre 2013

Grazie ad Andima

L'Unione europea a (quasi) rischio default

Non c'è accordo sul bilancio 2013. Senza intese entro martedì l'Ue sarà insolvente.

di Emiliano Biaggio

Nel gergo finanziario il "default" indica l'impossibilità di adempiere alle scadenze dei pagamenti del debito o di sottostare a determinate condizioni di un accordo. In termini più generici significa non avere più soldi e non poter pagare. Lo "shutdown" - altro termine tecnico proprio di chi mastica di economia e finanza - indica la stessa cosa. E' stato preso in prestito dall'informatica, dove l'arresto del computer viene definito per l'appunto "shutdown". Premesse doverose per capire un po' meglio quando si sente parlare di default (se n'è parlato molto per la Grecia) o di shutdown finanziario (se n'è parlato molto per gli Stati Uniti), ma ancor di più per capire cosa succede in Europa. Pare che l'Unione europea rischi seriamente di ritrovarsi in una situazione di insolvenza, di non poter cioè più procedere ai pagamenti. Non c'è ancora nessun accordo sul bilancio relativo al 2013, e se non si chiude questo negoziato non si potrà proseguire con quello sul bilancio settennale 2014-2020. Ma è solo uno dei problemi sul tavolo. Se Parlamento europeo e Consiglio Ue non raggiungono un'intesa nei prossimi giorni si avrà un default tecnico per l'anno in corso. L'Unione europea non si troverà nella condizioni di poter pagare per il funzionamento della macchina comunitaria. L'Ue a quanto pare non ha più risorse: l'ammontare extra di 7,3 miliardi è giù esaurito e se non si rimpinguano le casse comunitarie non si potrà procedere al pagamento degli impegni per le politiche regionali, lo sviluppo rurale e gli aiuti allo sviluppo e la cooperazione internazionale. Per L'Europa, ammettono a Bruxelles, «è vicinissima allo shutdown». Un'ammissione che ha costretto alle premesse, doverose, iniziali. Per Tutto è ancora legato al dibattito sulla manovra correttiva per l'anno in corso: per chi si ricorderà, la Commissione europea ha chiesto 11,2 miliardi di risorse extra per onorare i pagamenti, in quello che in realtà non è che la seconda di otto diverse proposte emendative del bilancio comunitario. La cifra è stata accordata dal Consiglio Ue in due tranche: la prima (7,3 miliardi) è stata approvata, la seconda (3,9 miliardi) vede la proposta degli Stati membri di includere all'interno dei 3,9 miliardi mancanti i 400 milioni di aiuti per gli paesi colpiti dalle alluvioni del 2013 (Austria, Germania, Repubblica ceca e Romania). E' stata approvata la settimana scorsa una nuova proposta di emendamento al bilancio (proposta emendativa 9) per la mobilizzazione di 360,5 milioni di euro a favore della Germania, 21,7 milioni per l'Austria, 15,9 milioni per la Repubblica ceca e 2,5 milioni per la Romania, con risorse che per gli Stati membri devono essere ricavate però non dal Fondo di solidarietà - un fondo solitamente tenuto fuori dal bilancio generale dell'Ue perchè considerato una riserva emergenziale - ma nel bilancio comunitario. Il Parlamento europeo accusa gli stati membri di non stare ai patti, il Consiglio Ue accusa il Parlamento di essere troppo intransigente. Nel mezzo sta la Commissione, a ricordare che se si litiga e non si trova un accordo sono guai. Allo stato attuale manca ancora un accordo, e se la situazione rimane questa il voto sulla proposta emendativa di bilancio da 3,9 miliardi prevista per martedì a Strasburgo rischia di slittare. Il Parlamento deve approvare la seconda tranche degli 11,2 miliardi extra (revisione 8)entro la prossima settimana, perchè rinviare il tutto alla sessione plenaria di fine novembre è troppo tardi: pare infatti che tra poche settimane la disponibilità finanziaria della Commissione europea sarà esaurita, e chiudere i negoziati martedì prossimo serve per evitare crisi di liquidità. Una crisi di liquidità circoscritta all'anno in corso: le trattative sul bilancio 2013 incidono sugli esiti negoziali per il bilancio settennale 2014-2020, ma per questo secondo dossier ci sono ancora i tempi tecnici per un'approvazione. Ma niente paura: i trattati sul funzionamento dell'Ue prevedono che i bilanci comunitari non possano chiudersi in passivo. Presto o tardi le risorse arriveranno, ma certo è che l'Ue rischia di non fare una bella figura.

Articoli correlati: 

Nella ragnatela dell'Ue 

Wednesday 16 October 2013

About migration




















There's nothing to laugh about. These image wants not to be anything but a denounce of EU lack of preparation in deal with both immigrants and migrations flows. After Lampedusa tragedy the international public opinion, mainly the european one, criticized the European Union role in managing such phenomenos. It's a fact that what happened in the seawaters of Lampedusa at the beginning of October showed the necessity of a better EU legislation on migration flows. All that, in my opinion, it's summarized in this sketch. There's no humour in it: indeed we are talking about something saddly serious.

Immigrati, Italia avvia controlli in mare

Parte l'operazione "Mare Nostrum" per l'individuazione e il soccorso dei migranti. E' il primo tassello di una maxi-operazione europea che vede partecipare Frontex, Europol e Commissione Ue.
Le rotte migratorie verso l'Italia (clicca per ingrandire)
di Emiliano Biaggio

Partita l’operazione “Mare Nostrum” per il soccorso dei migranti in mare nel Mediterraneo. L'operazione, ha spiegato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, rientra nella strategia per arginare il fenomeno delle stragi di migranti in mare dopo il naufragio al largo delle coste di Lampedusa costata la vita a oltre duecento persone. “Mare Nostrum”, ha precisato Alfano, si articola su tre livelli: un livello di cooperazione internazionale e di polizia, un livello di controllo delle frontiera («che è una frontiera europea e non solo italiana»), e un terzo livello di accoglienza con il dispositivo nazionale che riguarda direttamente il nostro paese. E' l'avvio della maxi-operazione concordata a livello comunitario nei giorni scorsi. Il consiglio Affari interni, in una discussione d'emergenza del tema immigrazione – inserito in un'agenda che non prevedeva tale punto all'ordine del giorno – ha raggiunto un accordo per un rafforzamento della capacità di Frontex, l'agenzia per il coordinamento della politiche di controllo delle frontiere esterne, all'interno di una cabina di regia più ampia (o task-force) costituita da Italia, Commissione europea e agenzie interessate (la stessa Frontex, Europol e il Servizio esterno dell'Ue). L'agenzia Frontex dovrà predisporre il proprio piano d'azione per portarlo all'attenzione degli Stati membri dell'Ue. Il Servizio europeo per l'azione esterna, il “ministero degli Esteri' dell'Ue”, agirà in via parallela attraverso le iniziative di politiche di vicinato con i paesi terzi da cui partono le imbarcazioni con i migranti. L'obiettivo à instaurare una cooperazione per creare le condizioni affinche' tali imbarcazioni non partano. L'Europol, l'agenzia anti-crimine dell'Unione europea, dovrà lottare per sradicare il traffico di esseri umani.
Intanto l'Italia si muove e avvia “Mare Nostrum”. Per condurre le operazioni sono stati mobilitati un'unità anfibia (nave San Marco), quattro unità navali (due fregate e due pattugliatori), due elicotteri EH101 della marina militare, un aereo P180 dotato di visori notturni e sistemi radar di superficie, un'unità navale di moto-trasporto costiero. Per la missione, ha assicurato il ministro della Difesa, Mario Mauro, «non ci sarà alcun finanziamento “ad hoc”. I circa 1,5 milioni di euro stimati per coprire l’intervento aero-navale sarà recuperato nei bilanci dei rispettivi ministeri che servono anche per coprire questi casi».

Sunday 13 October 2013

Ame e Yuki, i bambini lupo

Hana è una studentessa universitaria di diciannove anni, che si innamora di un uomo, finendo però per scoprire il suo terribile segreto: l'uomo è infatti un licantropo. Ciò nonostante la coppia mette al mondo due figli, Ame e Yuki che ereditano entrambi la capacità del padre di trasformarsi in lupi. Quando però il compagno muore all'improvviso, Hana prende la decisione di trasferirsi in una comunità rurale isolata dalla società, per proteggere i propri figli dal mondo esterno. In Italia arriverà a novembre 2013.

Friday 11 October 2013

Breviario

«Le riforme delle pensioni adottate nei paesi europei, e quello italiano è un esempio piuttosto significativo, potrebbero creare nuove generazioni di persone in condizioni di necessità poichè nell'attuale contesto di lavori discontinui sarà difficile maturare le condizioni per una pensione decente».
Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, nel suo intervento alla conferenza "Restoring socio-economic convergence in Europe" (Bruxelles, 10 ottobre 2013)

Thursday 10 October 2013

bLOGBOOK

«Sai che non è male questa città? All'inizio non credevo, ma ora devo dire che non è niente male».
Ha gli occhi persi tutt'intorno, per scrutare palazzi e parchi che si susseguono tutti intorno a noi. Sì, Bruxelles ha il suo fascino, e il suo rapimento deriva dal modo in cui il turista e l'uomo di passaggio vivono la capitale del regno. Ma nel suo caso deriva anche da altro. «Vabbeh che Helsinki non è che offra chissà che...»
  Arriva dalla Finlandia, in quello che oramai è un pellegrinaggio rituale che si ripete con perfetta ricorrenza. «Tutti gli anni, nel mese di ottobre, organizziamo una riunione a Bruxelles». Così eccolo qui, questo compagno di viaggio e di esperienze. Comuni e simili. Anche lui emigrato dal suo paese, che poi è anche il mio, ma che non è più nostro. Da quanti anni che vive in Finlandia? Quanti ne bastano per non saperli più contare con precisione. Un po' come i nostri incontri. «Quant'è che non ci vediamo?» Si fa fatica a ricordare se tra questo incontro e l'ultimo che ricordiamo ce ne sia uno intermedio. Queste nuove regole che il mondo si è imposto rendono tutto più faticoso. Ormai le frontiere sono cadute, e con esse anche le certezze. E la vita è diventato un unico continente dove ricercare punti di riferimento. «Non so cosa devo fare: devo fare l'esame per diventare avvocato e devo farlo in Italia, ma ho il lavoro in Finlandia, con lo studio legale e tutto. E poi dovrei anche studiare finlandese, ma non c'ho tempo».
  Il racconto di Davide è uguale a quello di tanti altri: nel mondo globalizzato tutti vivono la stessa vita fatta di continua ricerca dell'equilibrio. Piccole parti di sè lasciate nei diversi angoli del mondo, per partenze, arrivi, programmazioni di itinerari, nuovi orizzonti. Un domicilio in un paese, la residenza in un altro paese, conti bancari in due nazioni, amici in altri continenti, affari fuori dall'Unione europea. Tanti piccoli Hansel e Gretel segnano il proprio cammino per potersi raccappezzare, quando sarà il momento. O anche nell'immediato. «Gli altri adesso che fanno? Io non li ho più sentiti». Davide cerca, o forse ricerca, qualcuna di quelle briciole lasciate sul sentiero. La lontananza per lui non ha significato una morte, ma una rinascita. Ma nutre ancora affettiva curiosità per chi è rimasto sulla penisola che non c'è, dove crescere è proibito ed evolversi, di conseguenza, non consentito.
   Gliele racconto quelle storie di bimbi sperduti, ancora impegnati a volare e a maledire pirati cattivi che vogliono togliere loro la fantasia. Alcuni di loro la fantasia l'hanno addirittura smarrita da sè. La fantasia di mettersi alla prova, di cercare lavoro, di pianificarsi un avvenire, di progettare. Altri continuano tra mille insidie, pochi sono quelli con qualcosa. Chi ha messo su famiglia è un fenomeno isolato, un'oasi di ridente e vivace speranza, oltre che di felicità. Davide ascolta il racconto con attenzione: è da tutto questo che si è allontanato, e vuole capire se vale la pena pensare di riavvicinarsi. Ma il ragionamento è breve, e il responso scontato. «Ho fatto la cosa migliore ad andarmene». Osserva per un attimo quello che nel piatto: la carne gioca a nascondino tra le superfici delle patate a fettine e le foglie d'insalata. «E tu? Pensi ancora di voler tornare?». La mia risposta lo sorprende. «Ma mi avevi detto che non volevi stare qui». Rispondo con le sue stesse parole, così che possa capire. «Sai che non è male questa città? All'inizio non credevo, ma ora devo dire che non è niente male».

Wednesday 9 October 2013

Se Steve Jobs fosse nato a Napoli

un racconto di Antonio Menna

Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui,  con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.
I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.

Saturday 5 October 2013

Pakistan, dal mare nasce una nuova isola



E' stata battezzata Zalzala Koh, l'isola apparsa dal nulla a largo della costa di Gwan, nel Mar d'Arabia, in seguito al forte sisma che lo scorso 24 settembre ha colpito il Pakistan sud-occidentale. Nuove riprese da satellite ne hanno rivelato forma e dimensioni precise: la neo-isola è lunga 175 m e larga 160, e presenta un'altezza compresa tra i 18 e 21 metri. Le prime immagini radar della formazione sono state prodotte dalla costellazione italiana COSMO-SkyMed, impegnata sulla zona per attività di monitoraggio post-sismico. I geologi pensano che l'isola il prodotto di un vulcano di fango, e quindi formata da acqua calda, fango, roccia e sabbia portati in superficie dalla spinta di gas sotterranei attraverso le fratture generate dal terremoto. Sin dalla sua comparsa, l'isolotto è diventato meta di pellegrinaggio della gente del posto. Se avete di intenzione di visitarlo, affrettatevi. Gli esperti dicono che avrà vita breve. Come altre due isole, affiorate nel recente passato in Pakistan in seguito a forti sismi e poi scomparse, anche Zalzala Koh potrebbe dissolversi nel giro di pochi mesi sotto l'effetto delle forti onde generate delle tempeste monsoniche. (fonte notizia: Tmnews. fonte video: Dailymail)

Friday 4 October 2013

Alois Nebel (2010) - second half -

Verso la fine degli anni Ottanta, il ceco Alois Nebel lavora all'interno della stazione ferroviaria di un piccolo paese al confine con la Polonia. È un uomo solitario che al contatto con la gente preferisce il tabellone degli orari dei treni e trova la serenità solo quando intorno a lui non c'è nessuno, quando avvolto dalle nebbie della sua mente può osservare l'arrivo di treni fantasma, carichi di vite e passati oscuri degli ultimi cent'anni della storia dell'Europa centrale. Portato in un sanatorio, Alois conosce il Muto, un uomo polacco che con sé porta una vecchia fotografia di quando è stato arrestato dalla polizia per aver attraversato il confine. Desideroso di capire le ragioni che lo hanno spinto fin lì, Alois scopre di avere molti punti in comune con lui e il suo passato. Tratto dall'omonima graphic novel di Jaroslav Rudis e Jaromir 99.

Wednesday 2 October 2013

Alois Nebel (2010) - first half -


E' la fine dell'estate 1989. Alois Nebel lavora come dirigente centrale in una piccola stazione ferroviaria dei Sudeti, una regione montagnosa sul confine cecoslovacco. È un tipo solitario che preferisce i vecchi orari alle persone, e la solitudine della stazione lo rende sereno - tranne quando scende la nebbia. Allora è preso da allucinazioni. Vede fantasmi e ombre del sinistro passato della regione dove, dopo la seconda guerra mondiale, alla popolazione tedesca fu inflitta una spietata vendetta. Alois non riesce a liberarsi di questi incubi e per merito dell'operatore ferroviario Wachek, che aspira al suo posto, finisce in un sanatorio. Lì fa conoscenza con il Muto, un uomo misterioso che porta sempre con sé una vecchia foto, arrestato dalla polizia per aver attraversato il confine. Nemmeno l'elettroshock lo fa parlare e la polizia non riesce a scoprire perché sia venuto nei Sudeti o chi stesse cercando. Un giorno il Muto riesce a scappare nei boschi. Alois si riprende e se ne va dal sanatorio. Ma le cose fuori sono cambiate. Il muro di Berlino è caduto e con esso il regime comunista cecoslovacco. Senza lavoro e senza casa, Alois non sa che fare. Decide di recarsi alla sede centrale delle ferrovie a Praga per cercare aiuto. Lì trova l'amore della sua vita, Kve?ta, la custode delle toilettes, e ritorna alle montagne per incontrare il Muto e combattere i fantasmi che lo hanno perseguitato così a lungo.

Tuesday 1 October 2013

bLOGBOOK


Ricominciare. Ricominciare non è mai facile, e quando dico che non è mai facile intendo dire che nessuno vorrebbe mai ricominciare. Intanto perchè se si deve ricominciare è perchè c'è qualcosa che è finito, e i finali non piacciono mai a nessuno. Prendete il cinema: c'è mai qualcuno che vorrebbe che la pellicola finisse? Anche quando il film è tutt'altro che dei migliori non si vorrebbe mai che finisse la storia, perchè fuori, oltre quella sala e quelle mura, c'è la vita. La vita vera. E' di questo che stiamo parlando: della vita. E' facile ricominciare un gioco, o che sò, un libro che è piaciuto particolarmente: ma la vita non è mica un gioco! E nemmeno un libro! Troppi giocatori per una piccola competizione, e troppe pagine da scrivere per poter contenere un'esistenza. Che poi un'esistenza non è fatta mica dall'unica persona cui quell'esistenza appartiene. Per questo è così difficile la vita. E ricominciarla, poi... Eppure a pensarci bene non c'è uomo o donna o giovane o anziano che non abbia riniziato daccapo almeno una volta. Una storia d'amore, un'esperienza professionale, un viaggio con biglietto solo andata: non c'è persona a questo mondo che non abbia mai dovuto ripartire. Da zero o da un po' più in là non fa differenza, perchè comunque sia andata la nostra esperienza interrotta, comunque è interrotta. Questo a livello pratico. Perchè a ben vedere, se ci pensa un attimo, una bella differenza c'è: chi deve ripartire da zero è più fortunato. Sì, fortunato! Avete capito proprio bene! Fortunato. Perchè chi deve ricominciare tutto daccapo non ha nulla da perdere, può soltanto andare avanti. E' chi si ferma a metà strada che avrà problemi, o chi sa di aver mancato di poco il capolinea. Già, il capolinea. Quando si deve ricominciare questa è la parola ricorrente nella mente di chiunque. "Capolinea". Come dire che più avanti non si va. E grazie, è un capolinea. No il significato vero di "capolinea", quello che si prova più di quello che si conosce, è si torna indietro. E' come quando state su un autobus o una metropolitana: si è lì che si viaggia e un certo punto una voce vi dice "si scende". Come?, fate voi. "Si scende". Ma come... "Sì, sì, avete capito bene. Si scende. E ora andatevene. Se proprio volete continuare a viaggiare in tram prendete l'altro treno e tornate indietro". Questo ve lo dice il conducente, ma nell'esempio, perchè nella vita reale a far scendere dal tram sono partner e datori di lavoro. Ah, l'amore. Quando un cuore si spezza e una relazione finisce, ricominciare non è più possibile. Sembra la morte. E per certi versi lo è. Ma non c'è niente da fare: quando è finita esistono solo i ricordi, e non c'è più alcun futuro. La perdita del posto di lavoro non dà tutte queste sofferenze: si sa che prima o poi qualche fonte di reddito si trova, ma quella donna o quell'uomo non ve li ridarà mai nessuno. Nessuno. Si ricomincia tutto, si riparte da dove si era prima, solo che nel frattempo ci si è scordati com'era prima. Com'era tutto, intendo. Le abitudini, gli svaghi... Beh, sono certo che capirete. E ve lo auguro di cuore, perchè altrimenti sarete come quelli che non sanno vedere l'opportunità che gli offre dil dover ricominciare. Ripartire da zero o da un poco più in là è diverso solo a livello mentale. Solo? Ho detto solo? Ma vi pare poco? E' tutto! Avere testa è fondamentale, non perderla ancora di più. Prendiamo il lavoro: quando improvvisamente ci si ritrova a dover riaggiornare la propria storia professionale, ecco che veniamo assaliti dai più nefasti pensieri. D'accordo, nessuno vorrebbe mai rimettere mano alla propria storia, ma studiarla è l'unico modo per non avere rimpianti. Vedere quanto si è fatto nell'arco di una vita e averlo tra le mani è la prova di sè. Direte: "accidenti quante cose ho fatto". E sono pronto a scommettere che alcune neanche non ve le ricordevate. E dopo aver riso e sorriso al ricordo di ciò, scatterà, inevitabile la domanda: come mai sono così tante le cose fatte? Il segreto è non curarsi della risposta. Ci sono scelte che altri compiono per noi, è inevitabile. E' in questi casi che ricominciare non è facile. Ma cambierebbe poco: comunque quello che è stato non conta più.