Monday 30 July 2012

La desertificazione sul tetto del mondo

Sull'Himalaya la temperatura negli ultimi tre anni è cresciuta di oltre due gradi. Così l'erosione avanza e un giorno - avvertono i ricercatori - sull'altopiano ci saranno tempeste di sabbia.
di Emiliano Biaggio

La desertificazione arriva anche sul tetto del mondo. L'allarme arriva dalla Cina, dove esperti - dopo accurate analisi - hanno riscontrato l'avanzamento dell'inaridimento delle terre lungo la ferrovia Qinghai-Tibet, la linea ferroviaria più alta al mondo. Il tratto della linea che collega Golmud a Lhasa, realizzato tra il 2001 e il 2006, corre infatti a oltre 4.000 metri d'altitudine raggiungendo picchi di 5.072 metri sopra il livello del mare. Oggi i treni più che sulle cime nevose dell'Himalaya sfrecciano lungo aridi deserti. Wang Jinchang, ingegnere della compagnia ferroviria Qinghai-Tibet, ha denunciato ufficialmente che circa 443 dei 1.956 chilometri totali delle linea si trovano in aree affette da desertificazione. An Fengjie, ufficiale del Corpo forestale cinese specializzato in erosione del suolo, minimizza: l'altopiano della regione ha iniziato a subire il processo di desertificazione ben prima che la ferrovia venisse costruita. «La ferrovia non è la causa del problema, ma offre comunque l'opportunità di vedere l'erosione del suole sull'altopiano tibetano», commenta An. Un problema non dovuto alla faraonica opera infrastrutturale, nè nuovo, ma pur sempre un problema che comunque nel passato recente del paese si è amplificato notevolmente. Stando alle denunce dell'ingegnere ferroviario Wang, infatti, il rischio di impoverimento deil suolo è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, tanto che tra il 2003 e il 2009 la superficie desertificata su cui poggia la linea Qinghai-Tibet è raddoppiata. Un fenomeno che interessa particolarmente le aree fluviali e paludose tra Golmud e Lhasa.
Una notizia tutt'altro che buona, dato che buona parte della linea ferrata tra Lhasa e Golmud poggia sulla superficie del permafrost, vale a dire suolo ghiacciato. La desertificazione, infatti, è il risultato dei cambiamenti climatici, ed in particolare del surriscaldamento del pianeta. Solo sull'altopiano tibetano, denunciano i ricercatori dell'Accademia delle scienze della Cina, negli ultimi tre anni la temperatura è cresciuta di oltre due gradi centigradi. Per cercare di evitare il peggio e arginare il problema, nelle aree interessate sono stati realizzati piccoli muri lungo il tracciato della ferrovia o sono stati posti grandi massi. Ciò per evitare che la sabbia ricopra le rotaie. Il problema dunque c'è e le autorità iniziano a non pensare che non sia cosa da poco. Anzi. «I risultati di laboratorio ci dicono che la desertificazione è un fenomeno difficile da rendere reversibile in tempi brevi», ricorda Qu Jianjun, ricercatore presso l'Accademia delle scienze della Cina. Questo significa che di questo passo «l'altopiano tibetano un giorno diventerà un luogo oggetto di tempeste di sabbia».

La straordinaria invasione dei russi in Sicilia

La Commissione Ue dà il via libera all'acquisto di Isab da parte di Lukoil.

Gli impianti Isab a Priolo
di Emiliano Biaggio

Le raffinerie di petrolio italiane finiscono in mani russe. Lukoil, la più grande compagnia petrolifera di Russia, intende acquistare Isab srl, società di raffinazione al 40% Erg con sede a Priolo Gargallo (Siracusa). Lukoil, che già detiene il 60% di Isab, intende ora rilevare la quota mancante per il controllo totale, e ha presentato un'offerta pubblica d'acquisto per fare man bassa sul mercato e arrivare al controllo del 100% della compagnia per ora italo-russa. La richiesta è finita sui tavoli della Commissione europea, che con un comunicato ufficiale fa sapere che una simile operazione di Lukoil non viola in alcun modo le regole di mercato, in particolare quelle relative alla concentrazione e alle fusioni. Per questo motivo, ha fatto sapere la direzione generale per la Concorrenza, la Commissione Ue «ha garantito» l'autorizzazione all'acquisizione di Isab da parte di Lukoil.

Sunday 29 July 2012

bLOGBOOK - De Haan

De Haan

De Haan. Non molti la conoscono, eppure nonostante la sua piccola e sperduta natura questa piccola cittadina ha più storia di tante altre città. E' una storia recente, certo, ma non per questo meno importante. E come tutte le storie buone che si rispettino, anche questa è ammantata di mistero. Tutto parte da una leggenda, secondo cui una nave che aveva smarrito la rotta ritrovò la via della terra ferma grazie al possente canto di un gallo, che permise all'imbarcazione di poter raggiungere la costa. Da qui sembra derivare De Haan, il nome del villaggio che sta a significare "il gallo". La cittadina però la costruì nel 1903 Leopoldo II, l'allora re del Belgio, che volle realizzare una località balneare per la comunità francofona di Bruxelles. Oostende era infatti il punto che richiamava gente di tutte le città e di ogni estrazione sociale del paese: c'era l'alta nobiltà brussellese e i ceti più agiati della ricca Anversa, ma c'erano anche le classi umili e modeste che a Oostende venivano per godersi un po' di pace e tranquillità. Ma soprattutto Oostende era una città di lingua olandese, all'estremità della parte fiamminga del regno. Il re decise di costruire questa città a pochi chilometri dalla ben più affollata Oostende: la Kusttram - il tram della costa belga - attraversava parti incontaminate di territorio, soprattutto un suo possedimento a Klemskerke. Leopoldo II decise allora di dar vita lì a quella località vacanziera per soli francofoni che si era prefissato di realizzare, e dove avrebbe avuto anche il proprio "rifugio" estivo. Prima sorse la stazione del treno, ancora oggi nella struttura originaria dell'epoca, e poi, pian piano la cittadina. Si chiamo Le Coq, ma col tempo il nome francongono venne sostituito da quello fiammingo attuale. Sin da subito divenne il posto di ritrovo per le persone altolocalte di buona parte d'Europa: oltre ai reali belgi a De Haan soggiornarono, tra gli altri, Zita di Borbone-Parma imperatrice d'Austria, il pittore James Ensor e anche il fisico Albert Einstein, che nel 1933 si trasferì qui con sua moglia prima di lasciare definitivamente l'Europa per scappare alle persecuzioni naziste. Anche i duchi e i granduchi di Lussemburgo iniziarono a trascorrere le proprie vacanze a Den Haan, che ben presto divenne il luogo di villeggiatura per i ricchi.
Oggi il posto è in larga parte come appariva a inizi Novecento: case piccole e basse, tutte in stile bell'epoque. La stazione del tram è ancora quella del 1903, le strade sono piccole e silenziose, le aiule curate, i giardini tenuti in ordine. Città di casette private e piccoli alberghi, meta per turisti comunque selezionati, come si può intuire dai tipi di automobili parcheggiate per le strade e dalle loro targhe. Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Svizzera: questa la provenienza dei personi che durante l'estate affolla De Haan. Gente facoltosa che oggi come allora continua a rappresentare l'economia locale e la popolazione vacanziera del luogo. Un luogo che indubbiamente va visto. Sarà per la natura "regale" del posto, ma a De Haan la speculazione edilizia ancora non è arrivata, a differenza della vicina Oostende. Qui il lungo mare è grazioso come tutto il piccolo paese, e la spiaggia incontaminata. Altra caratteristica del posto sono le dune. Un lunghissimo tratto di costa è naturale, fatto di dune e macchia mediterranea. E' anche per questo che la gente viene a trascorrere le proprie vacanze in questi luoghi, per quel senso di pace e di tranquillità che difficilmente si potrebbero trovare altrove.


Other destinations visited


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Saturday 28 July 2012

bLOGBOOK - Oostende, sei mesi dopo

Oostende, sei mesi dopo

Una volta era una città davvero bella. Casette inizio secolo, edifici art-nouveau, e poi la promenade voluta da Leopoldo II, che aveva pensato un lungomare che potesse essere ammirato da tutto il regno. Anche il casino era maestoso, con quella sua struttura di volte e cupole. Se prendete foto d'epoca scoprirete che fino a non molto tempo fa Oostende era una graziosa città affacciata sul mare, il punto del massimo splendore del Belgio. Poi la ricostruzione della guerra ha fornito la scusa per la speculazione edilizia, e le case fin de siecle sono state sistematicamente abbattute per far posto a costruzioni che hanno divorato la città. Palazzoni in vetro-cemento hanno invaso ogni via e piazza, e anche il lungo mare è deturpato da queste alte costruzioni che nascondono tutto: nascondono il mare se vi trovate all'interno, nascondono la città se passeggiate sulla spiaggia. Leopoldo II non la pensò così la sua Oostende, ma quando esplose la corsa al mattone il re che fece il Belgio era già morto e sepolto. Così anche la città col tempo l'ha seguito. Di quella grande Oostende restano solo poche case di allora, e il monumentale porticato eretto dal re dei re. Neppure il glorioso Kursaal esiste più: negli anni Cinquanta il casino venne demolito e ricostruito secondo lo stile di allora, massiccio e freddo.
Osstende è cambiata. L'ultima volta la stazione ferroviaria era intera, ora c'è solo la sua facciata. Da queste parti si usa fare così: si demolisce un edificio e lo si ricostruisce nuovo, ma lasciando solo la facciata di quello vecchio. Forse alla fine si sono resi conto che le colate di cemento selvaggio hanno ucciso la città, che appare più un fronte di guerra che una località balneare. Ovunque palazzi in costruzione incastonati tra edifici abitati e nuovi danno l'impressione di bombardamenti e declino. Case sventrate e scheletri di palazzi, e tutto in pieno centro: questa è Oostende oggi, dove il lungo mare è chiuso per lavori. Il lungo pontile in legno che conduce a quello che una volta era il bar più popolare della città, da due anni è zona interdetta. E anche la piazza col monumento ai marinai è chiusa al pubblico. Solo la casa di James Ensor è rimasta tale e quale a com'era. Anzi, quasi uguale. Le tele alle pareti sono delle copie, ma tutto il resto è rimasto così com'è. Il solo fascino di Ostenda, oggi, è la lunga spiaggia. Per vedere posti dove valga davvero la pena dirigersi per giornate di mare piacevoli è De Haan, la città fondata dal 1903 da Leopoldo II, tanto per cambiare. Qui tutto è rimasto come allora. Case piccole e basse, tutte in stile bell'epoque. Un paese uscito fuori da una piega spazio-temporale di una pace e di una tranquillità assolute. Colorato, vivo, piacevole. Meta di facoltose famiglie belghe, lussemburghesi, olandesi e tedesche, il posto è davvero un gioiellino. Ci si arriva con il Kusttram, o tram della costa belga, quello che unisce i sessantotto chilometri della costa del piccolo paese. E' la più lunga linea di tram al mondo, ed è entrata in funzione nel 1885, quando ancora regnava Leopoldo II. Una volta tanto c'è il sole. Quasi un'anomalia per il Belgio. E non tira vento. Un fatto assai raro per le coste del mar del Nord. E allora la lunga e incontaminata spiaggia di De Haan è il posto perfetto dove perdersi.


- Oostende, la spiaggia
- Oostende, Chiesa


LE FOTO DI OOSTENDE

Thursday 26 July 2012

Sull'avidità e l'egoismo



Volere tutto per sè paga? Forse sul momento, ma a lungo andare? Un cortometraggio per riflettere...

Wednesday 25 July 2012

Palestina, si decide (quasi) tutto a settembre

Per l'inizio di quel mese la Lega Araba dirà qual è la sua posizione su un riconoscimento dell'Onu.

Mahmoud Abbas
di Emiliano Biaggio

Il 6 settembre i ministri degli esteri dei paesi della Lega araba si pronunceranno sul riconoscimento dei territori palestinesi come Stato. Lo ha annunciato il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmud Abbas. Fonti palestinesi fanno sapere che lo stesso Abbas, nel corso di una riunione del suo partito Fatah, ha risconosciuto che le possibilità di un riconoscimento dell'Onu della Palestina come Stato «sono limitate», ma i paesi della Lega araba sostengono la richiesta palestinese e ciò alimenta speranze. Abbas cerca quindi da questo sostegno degli altri paesi arabi un punto di partenza per il suo lavoro diplomatico: il leader palestinese ha infatti dato vita ad una frenetica per cercare di portare il maggior numero di paesi a sposare la causa palestinese. Ma sarà dura, perchè Israele non accetterà mai una cosa del genere. Abbas tende quindi la mano al vicino: il presidente dell'Anp, precisano le fonti, «ha ribadito che la sospensione di costruzione di colonie israeliane e l'accettazione di una soluzione a due stati da parte del governo dello stato ebraico rilanceranno i negoziati tra le due parti».

Tuesday 24 July 2012

Denuncia abusi militari, Israele condanna reporter

Il provvedimento contro un giornalista del quotidiano Haaretz, colpevole di aver mostrato quanto lo stato ebraico rispetti le norme e le sentenze di diritto.
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"Il popolo eletto". "Il popolo cacciato".
(fonte: asca) 

Uri Blau, giornalista del quotidiano israeliano Haaretz, e' stato condannato per possesso di documenti militari segreti, ottenuti da un ex soldatessa che e' stata in seguito arrestata per spionaggio. Blau e' stato condannato dalla Corte distrettuale di Tel Aviv dopo aver ammesso di essere entrato in possesso dei documenti e la sentenza verra' pronunciata entro settembre. Il giornalista aveva ricevuto dalla ex militare Anat Kam circa 1.800 documenti utilizzati per un articolo uscito nel 2008 che raccontava di come le truppe israeliane avessero ricevuto il via libera all'uccisione selettiva di militanti palestinesi, in violazione di una sentenza della Corte Suprema. La Kam e' stata condannata a 4 anni e mezzo di prigione nell'ottobre del 2011 e ha fatto sapere che le sue azioni avevano motivazioni politiche. Voleva rendere noti gli abusi compiuti dall'esercito nei territori palestinesi.

Sunday 22 July 2012

bLOGBOOK - Australia?


Sembra Australia ma non è

Sydney? Camberra? Adelaide? Perth? Se pensate che questo simpatico semaforo si trovi da qualche parte in Australia, terra dei canguri, vi sbagliate di grosso. Che ci crediate o no è stato installato a Bruxelles, all'incrocio con l'ingresso superiore del parco di Abbaye del la Cambre. Non c'è che dire: c'est bizarre, non?

Purkwapa @ Geentse feestival




Purkwapa in concerto a Gent per il Geents feestival. Su Emiliano Biaggio Channel due brani estratti dalla loro esibizione del 21 luglio 2012. Scoprite questa band emergente su EBC

Friday 20 July 2012

«L'esercito garantisca la pace in Tibet»

Le alte sfere militari cinesi impartiscono l'ultimo nuovo ordine ai soldati di stanza nel tetto del mondo. Dove continua la politica della repressione.

di Emiliano Biaggio

L'esercito cinese è pronto a intervenire in Tibet. Lo stato maggiore ha infatti impartito l'ordine, e quindi tutti i soldati di stanza a Lhasa e nella regione autonoma tibetana devono essere in massima allerta ed essere pronti a entrare in azione. «Le forze armate che stazionano in Tibet devono salvaguardare la stabilità e l'armonia sociale con l'aiuto della società civile», la direttiva di Guo Boxiong, vicepresidente della Comitato militare centrale della Cina. Un ordine militare per i suoi, un avvertimento per i tibetani, accusati di minare l'unità dello stato con le loro manifestazioni per l'indipendenza. Non a caso Guo Boxiong ha chiesto di garantire «l'armonia tra i diversi gruppi etnici», ordine che sta a significare garantire l'incolumità e la protezione per i cinesi Han, l'etnia dominante che sta rimpiazzando i tibetani in Tibet. Ma soprattutto - con l'ordine impartito dai militari dopo essere su richiesta di Pechino - si tratta di riaffermare una volta per tutte la supremazia di Pechino su quella del Dalai Lama, la guida spirituale del popolo tibetano. «Le forze armate in Tibet dovranno proteggere la sovranità, la sicurezza e gli interessi del Paese», ha scandito Guo Boxiong, che nel rispetto della migliore propaganda di regime ha anche detto che agendo in questo modo l'esercito cinese «saprà garantire prosperità al Tibet». Con la repressione, come sempre.

Ue, Cipro spaventa l'Europa

L'isola è da poco diventata il nuovo presidente di turno del Consiglio europeo, ma i ciprioti sono visti come non all'altezza dei compiti che li attendono.

di Emiliano Biaggio

«Un'incognita». Così a Bruxelles vengono considerati i ciprioti, i nuovi presidenti di turno del Consiglio europeo. Se la Danimarca ha convinto fin da subito impressionando addirittura per i risultati ottenuti a fine semestre, Cipro al contrario lascia piuttosto perplessi. Non si conoscono ancora i calendari dei lavori, non si è certi del "polso" che questo piccolo paese saprà mostrare. La Danimarca ha affrontato molti dossier (ben 50), è vero, ma non ha saputo chiudere la propria presidenza con alcuna bozza di cifre. I programmi e le politiche comunitarie oggi sono in sostanza un assegno in bianco, che potrebbe correre il rischio di rivelarsi un assegno in bianco. Nulla di strano: era previsto che toccasse a Cipro definire i "quantum", ma il Parlamento europeo - prima di chiudere i battenti per spedire tutti in vacanza - ha già fatto sapere che non intende trovare alcuna intesa se prima Cipro non fissa gli importi per paese e per settore. Un compito che per molti Cipro non saprà assolvere, tanto che gli addetti ai lavori già iniziano a interloquire con gli irlandesi, successori dei ciprioti alla guida del Consiglio Ue. «Ci sono segnali preoccupanti» per questo semestre di presidenza, rivelano fonti pretendendo l'anonimato. Le stesso fonti, dopo un primo paragone preliminare, non hanno difficoltà a riconoscere come quella cipriota già adesso si connoti come «una presidenza di minore forza».
Oggi è difficile dire quale sarà il calendario e la gestione dei lavori da parte di Cipro, che rappresenta «un'incognita» europea sia per la sua tenuta finanziaria (le banche sono in netta difficoltà e sono già in crisi di liquidità), sia per i suoi rapporti con la Russia. Il governo di Nicosia guarda infatti a Mosca per avere quei prestiti di cui ha bisogno per non sottostare alle condizioni dell'Ue, sconfessando di fatto l'Unione stessa. Se la Danimarca ha impressionato per il suo pragmatismo («anche eccessivo», dicono a Bruxelles), Cipro preoccupa per l'esatto opposto, per l'approssimazione che sta dimostrando.

Thursday 19 July 2012

Breviario

Meno si parla e meglio è?
«Si deve parlare poco ma chiaro»
(Zdenek Zeman intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, 23 ottobre 2011)
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AS Grifondoro, maggica giallo-rossa

Tutti i gusti più uno più uno ancora

Dolce è la vittoria, in ogni sport. Da oggi per assaporare ancora meglio il gusto del trionfo sportivo il mondo della magia mette a disposizione la sua ultima creazione: il "dolce Grifondoro", che vedete qui a fianco. Apparentemente un normale pasticcino qualunque, ma in realtà molto di più, come nelle migliori tradizioni di Hogwarts. Nome della rosso su sfondo giallo: il pasticcino sfornato in onore della squadra di capitan Potter si riconosce subito. Quando si è magici basta poco. Intanto corre voce che il gusto Grifondoro possa diventare il nuovo aroma delle caramelle tutti i gusti più uno. In attesa tutti potranno gustare il dolcetto giallo-rosso. Eccetto i babbani e quelli del Serpeverde...

Wednesday 18 July 2012

Romania, il “colpo di stato legale” di Ponta (e anche un po’ degli Usa)

di Valentina Strammiello, per Eunews.

Con un referendum popolare, il 29 luglio prossimo i cittadini romeni saranno chiamati ad esprimersi sulle sorti di Traian Băsescu, temporaneamente sospeso dall’incarico di presidente della Repubblica.
Esponente del partito liberal democratico, Băsescu è personaggio presente da tempo nello scenario politico romeno, prima come sindaco della capitale Bucarest, e dal 2004 come presidente della Repubblica.
A volere la rimozione dall’incarico l’Usl (Unione Social Liberale), una coalizione parlamentare il cui unico collante è l’opposizione a Băsescu. I partiti che la compongono sono infatti estremamente eterogenei tra loro: da un lato il Partito Social Democratico, erede del partito comunista romeno, e dall’altra l’Alleanza di Centro Destra, a sua volta composta dal Partito Nazional Liberale e dal partito conservatore.
Grazie alla sua maggioranza numerica in Parlamento, l’Usl, costituita nel febbraio 2011, è riuscita con calcolo e “precisione militare” ad avviare la procedura per l’impeachment con la motivazione che Basescu, in veste di presidente della repubblica, non avrebbe rispettato il principio di imparzialità.
Una superficiale interpretazione dei fatti indurrebbe a pensare che Victor Ponta, primo ministro del governo romeno dal maggio 2012, e il suo governo stiano agendo in violazione dei fondamentali principi dei cosiddetti checks&balances che regolano l’equilibrio dei poteri istituzionali, minando l’indipendenza del potere giudiziario e sfidando l’autorità della Corte Costituzionale. Questa è la voce preponderante in Europa, che della democrazia e dei principi annessi fa il suo vanto. Tuttavia non va dimenticato che Victor Ponta, è un primo ministro, espressione reale di una maggioranza parlamentare che poco a poco, come dimostrano anche dalle ultime elezioni locali, sta scardinando le roccaforti del Pdl di Băsescu, e conquistando sempre maggiore consenso popolare.
Secondo alcuni analisti, Victor Ponta come prima il “perfetto vassallo” Traian Basescu, risponde ai “poteri forti statunitensi, tanto che pochi mesi dopo il suo insediamento al governo, gli Stati uniti si sono premurati di affiancargli Wesley Clark, l’ex comandante di Stato Maggiore dell’esercito statunitense nonché ex comandante Nato operativo durante il conflitto in Kosovo. Il ruolo di Clark al fianco di Ponta sarà quello di consigliere strategico, soprattutto in materia di economia ed investimenti. La crisi istituzionale romena esprimerebbe l’estromissione di Basescu, probabilmente colpevole di non aver corrisposto alle attese della leadership statunitense o semplicemente perché moneta di scambio in una soluzione geopolitica globale. L’instabile contesto politico romeno ha offerto uno scenario perfetto per un “colpo di stato legale”; del resto secondo molti analisti anche la destituzione di Ceausescu nel 1989 non è avvenuta grazie alla sola volontà dei romeni.
(fonte foto: eunews.it)