Saturday 30 November 2013

Bruxelles, Basilica del Sacro cuore

Da due anni Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città. Sul blog farà la comparsa una banda fotografica con immagini di Bruxelles, insieme all'immagine da cui è stata ricavata con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

11. Basilica del Sacro cuore

La Basilica del Sacro cuore (Koekelberg, dal nome di uno dei 19 comuni di Bruxelles su cui sorge) risale al 1880. Quell'anno segnava i cinquant'anni di indipendenza del regno del Belgio, e il re Leopoldo II per l'occasione pensò di fare della zona di Koekelberg un quartiere reale. Ispirandosi al quartiere parigino della Sorbona pensò di erigere un Pantheon, ma non venne sostenuto in questo progetto e allora propose di costruire un "santuario nazionale". Affascinato da Parigi, Leopoldo II di Belgio voleva che la chiesa che sarebbe sorta a Bruxelles potesse reggere il confronto con la basilica del Sacro cuore di Montmartre, e che fosse situata al centro di un insieme di arterie tra cui un viale che potesse ricordare gli Champs-Élysées parigini. Dopo vent'anni di progettazioni, nel 1905 Leopold II pose la prima pietra. L'architetto Pierre Langerock (1859-1923) aveva definito un progetto neo-gotico, che però non venne mai realizzato: l'esaurimento delle risorse per la realizzazione dell'opera dovuta alla guerra e il cambio di gusto architetturale che si generò nell'arco del decennio, impedì la costruzione dell'opera ideata da Langerock. Si preferì il progetto "art-deco" dell'architetto Albert Van Huffel (1877-1935). I lavori iniziarono nel 1919 e terminarono solo nel 1969, anche se ancor prima della chisura dei cantieri - nel 1952 - papa Pio XII accordò alla nuova chiesa il titolo di "basilica minore". Durante la costruzione Van Huffel morì, e l'opera venne portata avanti e completata dall'ingegnere Paul Rome (1896-1989). Con i suoi 90 metri di altezza, 167 metri di lunghezza esterna e un diametro di 33 metri, oggi la Basilica è la quinta più grande chiesa al mondo. L'edificio ha inoltre un transetto (o navata trasversale) di 107 metri e la volta alta 29 metri, mentre le torri - che ospitano in totale cinque campane - si slanciano verso l'alto per 65 metri. Grazie ad ascensori è possibile raggiungere la cima della Basilica, da cui si gode di una vista panoramica dell'intera città. Volgendo lo sguardo dalla parte che si affaccia sulle due torri si vedrà il viale che Leopoldo II voleva per far concorrenza agli Champs-Élysées. La vista prospettiva, racchiusa tra le due torri, porta verso il centro, con la cupola del palazzo di Giustizia al termine del punto visivo. Da qui la Basilica si affaccia sul parco Elisabeth, voluto dal re proprio all'interno del progetto per la Basilica. Ventuno ettari di prati, alberi, aree gioco, per uno dei principali punti suggestivi e attrativi della città.

ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":

1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario | 5 La Grand place | 6 Il municipio | 7 Gli stagni di Ixelles | 8 Place Flagey | 9 Il parco di Bruxelles | 10 La Bande dessinée |

Thursday 28 November 2013

Ashton: «Ue preoccupata per tensioni nel mar cinese orientale»

La Cina ha invaso lo spazio aereo giapponese sopra le isole Senkaku istituendo una “zona di identificazione per la difesa aerea”. Conteso per ragioni storiche ed economiche, l’arcipelago appartiene al Giappone in base ad un accordo con gli Stati Uniti

Il presidente cinese, Xi Jinping
di Renato Giannetti (per eunews)

L’Unione europea guarda con “preoccupazione” gli ultimi sviluppi in estremo oriente, dopo la decisione della Cina di stabilire una “zona di identificazione per la difesa aerea” nel mar cinese orientale, zona che si sovrappone parzialmente allo spazio aereo giapponese intorno all’arcipelago delle isole Senkaku. L’annuncio cinese è arrivato due giorni fa, e l’Unione europea ha atteso di capire come si potesse evolvere la situazione. Le cose, a due giorni dall’annuncio della creazione della zona di identificazione per la difesa aerea, sembrano mettersi male. Per stessa ammissione di Catherine Ashton, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, “l’Unione europea è preoccupata dalla decisione presa dalla Cina sulla zona di identificazione sul mar cinese orientale”. A inquietare Bruxelles “gli annunci del ministero della Difesa cinese di ‘misure di difesa d’emergenza’ in caso di mancato rispetto della zona” appena istituita da Pechino.
La situazione di oggi è frutto di rivendicazioni cinesi mai cessate sulle isole Senkaku. L’arcipelago attualmente appartiene al Giappone: fanno parte della prefettura di Okinawa e sono amministrate dalla municipalità di Ishikagi. Ma la questione delle isole Senkaku si intreccia con la storia di questo quadrante del mondo, in una delle più delicate eredità lasciate dai conflitti di fine Ottocento. Le isole in origine erano controllate da Taiwan, che nel 1683 la Cina imperiale annesse al proprio impero. La guerra sino-giapponese del 1894-1895 determinò il passaggio di Taiwan e delle isole Senkaku al Giappone, dando inizio alle rivendicazioni che si protraggono ancora oggi. (leggi tutto)

Wednesday 27 November 2013

«Cancellare la povertà costa 7 miliardi l'anno»

Giovannini: in Italia occorrono 1,5 miliardi solo per ridurre del 50% l'indigenza di chi si trova in assoluta miseria.

Enrico Giovannini
di Emiliano Biaggio

La crisi ha un costo, e ormai sempre più elevato. In Italia sono cinque milioni i poveri, secondo l'Istat. Il numero, rileva l'istituto di statistica, è raddoppiato dal 2007 al 2012. Cosa vuol dire lo spiega il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. «Per azzerare la povertà in Italia abbiamo bisogno di sei-sette miliardi di euro l'anno, una cifra molto consistente». E che, lascia intendere, il paese in questo momento non può coprire. «Per portare i poveri al 50% della soglia di povertà di miliardi ne abbiamo bisogno di 1,5 all'anno», evidenzia Giovannini in occasione alla 3° Convention europea contro la povertà e l'esclusione sociale. Ridurre il livello di indigenza costa meno, e per questo al momento la strada più percorribile. Anche perchè «senza una ripresa economica forte, consistente e persistente, e senza un riassorbimento della disoccupazione, la povertà non potrà essere alleviate solo con strumenti di trasferimento monetario». Per questa ragione, aggiunge Giovannini, «questo governo ha inserito nella legge di stabilità misure per stimolare la crescita e l'occupazione». Quello che l'Italia può fare il paese è poco, data la situazione. «Dobbiamo dare speranza». Poi dopo tutto il resto.

Italiani addio, nel 2011 persi oltre 8.000

Lo rivela lo studio Eurostat. In 7.500 hanno preso la cittadinanza di un altro paese dell'Ue

di Renato Giannetti (per eunews)

Gli italiani fuggono dall'Italia. Sono almento 7.500 i nostri connazionali che nel 2011 hanno chiesto e ottenuto un'altra cittadinanza di un paese membro dell'Ue. E a questi si aggiungono quanti hanno acquisito la cittadinanza di un paese terzo. E' quanto emerge dal sondaggio sulla concessione di cittadinanza diffuso oggi da Eurostat. Lo studio, riferito al solo 2011, mostra come l'Italia sia il terzo paese di Ue per numero di cittadini che hanno cambiato passaporto (davanti a noi solo Romania e Polonia, con, rispettivamente, 26.000 e 11.000 cambi di nazionalità). Il grosso dei 7.500 italiani che ha commutato la propria cittadinanza ha optato per il passaporto belga (3.695 nuovi cittadini). A questi si aggiungono la richiesta – con annessa concessione – di cittadinanza lussemburghese (425) e slovena (207). Per altri 3.173 ormai ex connazionali è stata concessa un'altra nazionalità di un altro paese membro dell'Ue. Ai 7.500 italiani che hanno 'rinnegato' la propria cittadinanza per una nuova all'interno dell'Ue, si aggiungono poi quelli che hanno ottenuto la cittadinanza dei paesi terzi: ben cinque in Liechtenstein e 4.032 in Svizzera, per un totale di 8.364 cittadini perduti. Di questi, ben 4.462 hanno ottenuto la nazionalità in paesi con regime fiscale agevolato (Liechtenstein, Lussemburgo e Svizzera).
Per italiani che vanno, altri ne arrivano. Nel 2011 il nostro paese ha concesso 56.200 nazionalità (-15% rispetto al 2010). I maggiori beneficiari sono stati richiedenti marocchini (19,1% delle concessioni totali), seguiti da richiedenti provenienti dall'Albania (14,4%), Romania (7%) ed Egitto (4,2%).

Da giorni non si parla di altro: dalla Gran Bretagna alla Slovacchia, dalla Svezia a Malta, non si può fare a meno di guardare questa immagine, realizzata da Reuters e rimbalzata su tutte le testate europee. E' la deputata europea Licia Ronzulli, che da quando è diventata mamma non fa perdere una seduta alla piccola Vittoria, tanto che madre e figlia sono diventate l'attrazione di tutti. Per molti un fatto tenero e simpatico, per le malelingue - che non mancano mai - la presenza di Vittoria è per poter parlare di mamma Licia. Cattivi.

Saturday 23 November 2013

bLOGBOOK

Visita in rima (omaggio a Mario Lodi)

Ho un problema agli occhi. Tipo che sono miope. No, no. Non è quello. Cioè, quello sì che è un problema, ma quando inizi a non vedere più bene a sei anni la miopia diventa la tua compagna di vita. Potendo scegliere sarebbe meglio avere una ragazza come compagna di vita, ma non è che le ragazze non spariscano. Possono andar via esattamente come la vista. Non ricordo più: ho un problema di vita o di vista? Non vorrei prendere una svista. Quel che serve è un oculista, uno bravo, uno specialista! E' proprio da lui che vado per cercare di curare il mio mal di vista. Lui o lei, che sia uomo o donna dir non saprei! Non sono italiano e non sono belga, non mi faccio curare da medici italiani ma non faccio parte del sistema sanitario nazionale belga, quindi ogni volta che ho bisogno di un medico vado. E chiunque sia ben venga! Il bello di non avere medici è che puoi fare ogni volta una fila diversa, se proprio ci vedete qualcosa di bello. E soprattutto se vedete. Dicevo: ho un problema agli occhi. Sono rossi, tanto per cominciare. In realtà sono castani, ma non intendevo il colore dell'iride. Intendevo dire che sono arrossati. Che è ben diverso da arrossiti. Arrossati fa rima con "infiammati", arrossiti con "ma perchè non l'inviti?". E poi non lacrimano. Sarà che sono una persona felice? Bene. Non c'è cura per gli inguaribili ottimisti, c'è solo la realtà a renderli tristi. Tristi per via  dell'inutilità dell'ottimismo, sepolto tra noia e menefreghismo. Ma il problema non è questo: ho un problema agli occhi, soprattutto all'occhio destro. Lo dico in segreteria, che ogni paziente manda via. "Si sieda lì e attenda il suo turno, verrà chiamato in orario diurno". "Ci vorrà molto", domanda il paziente. "Chi lo può dire?", del dottor risponde l'assistente. "Non c'è un tempo chiaro per guarire". Fuor di filastrocca vuol dire che devo aspettare, e se mi tocca non ho altro da fare. Nel senso che non so come ingannare l'attesa, che dopo un po' in effetti pesa. Cioè, non voglio fare scherzi a nessuno, e intendiamoci: non voglio ammazzare il tempo, non sono così cattivo. Ma devo aspettare, per di più il dottor Godaux, che si scrive Godaux ma si legge Godò. Sto aspettando Godot! Speriamo bene. Attendo leggendo riviste di grande interesse: per chi ha problemi di vista sono l'ideale per rifarsi gli occhi. Sarà una forse una terapia? Tanto pia non mi pare, ma sarà che vedo male. Il dottore, invece, commette uno sbaglio: mi crede donna, ma prende un abbagglio. "E' che il suo finisce per E, e in francese i nomi che finiscono per E sono femminili", si giustifica il dottore. "Non fa niente, lo capisco. Al pensiero del francese inorridisco", è quel penso ma non dico. Come faccia a piacere non capisco. "Dottore, dottore, non sono qui per il mio nome, ma perchè ai miei occhi ho dolore". Di tante e mille imprese, la più dura è in francese: provate voi a raccontare quel che avete da curare, e a farlo senza difficoltà nella lingua di questi qua. Non che in inglese la cosa cambi: non è che tutti i giorni si parli di malattie e sinotomi. Ho un problema agli occhi e non solo, ora che ci penso: spiegare tutto, per filo e per segno, in una lingue che detesto, che a malapena conosco, e che in genere non capisco. Ma col dottor Godaux non ho problemi, a parte il ritardo: venti minuti in più del previsto mi ha fatto aspettare prima ch'io fossi visto. Ma se buon sangue mente, buon nome fa egualmente. Alla fine tutto risolto, è un problema da poco. Meno male, dato che per poco ho pagato 60 euro. E solo per la visita. Fa niente: "La salute è una sola", ti ricordano sempre tutti. Meno male. Con quello che costa...

Bruxelles: une petite considération sur les images de Jacques Brel

Emiliano Biaggio

Bruxelles a connu des grands changements dus aux transformations arrivées à la fin de la deuxième guerre mondiale et surtout avec la constitution de l'Union européenne. Aujourd'hui la ville n'est plus seulement la capitale de la Belgique, mais est aussi la capitale de l'Ue. Un si grand changement n'est pas seulement politique, mais il est surtout culturel. L'Union européenne en fait a apporté à Bruxelles quelques milliers de personnes en provenance de toute l'Europe: fonctionnaires, diplomates, journalistes, etc. Il a été estimé qui il y a environ 30.000 personnes seulement pour la categorie des lobbystes. Bruxelles a dû se transformer pour pouvoir répondre aux nouvelles exigences, en connaissant une révolution habitative (par exemple le quartier européen a été réalisé à partir de la deuxieme moitié des années cinquante en replaçant le quartier résidentiel déjà existent), une révolution urbaine (avec l'expansion de la ville il y a eu la nécessité de développer le systeme de transport publique), une révolution culturelle (la villè est devenue multiculturelle et les moyens de vivre sont changé radicalment). Pour avoir une idée du changement de Bruxelles on peut faire la comparaison entre la Bruxelles de nos jours et la Bruxelles décrit par Jacques Brel avec sa chanson dédiée à la capitale du royaume belge.
   Jacques Brel (Schaerbeek, 8 avril 1929 – Bobigny, 9 octobre 1978) a été un auteur, compositeur, interprète et acteur belge, même s'il à passé une grande partie de sa vie en France. Ses chansons ont étes interprétées par des artistes comme Barbara, Dalida et Serge Lama. En 1962 Jacques Brel réalise l'album “Les Bourgeois”, qui contient la chanson “Bruxelles”. Il s'agit d'un portrait du passé de la ville, un souvenir de l'identité bruxelloise perdue. Quand Brel présente au grand public “Le Bourgeois” l'Union européenne est encore une idée: elle s'appelle Communauté économique européenne (Cee), et est formée par sis pays seulement. Brel nous donne l'image de la modernité à travers les descriptions de “Bruxelles qui bruxellait” – pour citer ce que lui même a écrit – entre la fin du XIX siècle et le début du XX siécle. On peut mieux le comprendre en étudiant le texte:

C’était au temps où Bruxelles rêvait
C’était au temps du cinéma muet
C’était au temps où Bruxelles chantait
C’était au temps où Bruxelles bruxellait
Place de Brouckère on voyait des vitrines
Avec des hommes des femmes en crinoline (1)
Place de Brouckère on voyait l’omnibus (2)
Avec des femmes des messieurs en gibus (3)
Et sur l’impériale (4)
Le cœur dans les étoiles
Il y avait mon grand-père
Il y avait ma grand-mère
Il était militaire
Elle était fonctionnaire
Il pensait pas elle pensait rien
Et on voudrait que je sois malin
C’était au temps où Bruxelles chantait
C’était au temps du cinéma muet
C’était au temps où Bruxelles rêvait
C’était au temps où Bruxelles bruxellait
Sur les pavés de la place Sainte-Catherine
Dansaient les hommes les femmes en crinoline
Sur les pavés dansaient les omnibus
Avec des femmes des messieurs en gibus
Et sur l’impériale
Le cœur dans les étoiles
Il y avait mon grand-père
Il y avait ma grand-mère
Il avait su y faire
Elle l’avait laissé faire
Ils l’avaient donc fait tous les deux
Et on voudrait que je sois sérieux
C’était au temps où Bruxelles rêvait
C’était au temps du cinéma muet
C’était au temps où Bruxelles dansait
C’était au temps où Bruxelles bruxellait
Sous les lampions de la place Sainte-Justine
Chantaient les hommes les femmes en crinoline
Sous les lampions dansaient les omnibus
Avec des femmes des messieurs en gibus
Et sur l’impériale
Le cœur dans les étoiles
Il y avait mon grand-père
Il y avait ma grand-mère
Il attendait la guerre
Elle attendait mon père
Ils étaient gais comme le canal
Et on voudrait que j’aie le moral
C’était au temps où Bruxelles rêvait
C’était au temps du cinéma muet
C’était au temps où Bruxelles chantait
C’était au temps où Bruxelles bruxellait.

Il n'est pas facile de comprendre ce que Brel voulait dire avec sa chanson: la ville décrite par l'artiste belge est en même temps réelle et fictionelle. Aux lieux qui existent Brel accôte des lieux qui n'existent pas (il n'y a pas et il n'y a jamais eu de place Sainte-Justine dans l'histoire de Bruxelles), ensemble à des informations vraies sur le passé Brel nous donne des informations fausses (l'impériale était un étage où l'on accédait par un escalier en colimaçon. Pour des raisons de pudeur, dans un temps très puritain, une femme ne pouvait prendre le risque de monter un escalier en précédant un homme. Donc, il est impossible d'avoir de grand-mère sur l'impériale). C'est comme si Brel avait voulù recréer des impressions et des atmosphères, pour nous faire souvenir que “c’était au temps où Bruxelles bruxellait”. La choix des temps au passé (c'était) semble le indiquer.
   On pourrait parler beaucoup de Bruxelles, car il y beaucoup d'histoires dans l'histoire de la ville et donc beaucoup à racconter. Peut-être que la comparaison entre la Bruxelles de nos jours et la Bruxelles décrite par Jacques Brel est seulement un point de départ.

(1) La crinoline était une armure de tissage utilisée par les femmes pendant le XIX siècle pour soutenir les jups.
(2) Les omnibus à impériale ont étés les premiers bus à deux étages. Ils marchaient merci à la présence de trois  chevaux. Introduits à Paris 1853, les derniers omnibus à chevaux circulèrent en janvier 1913.
(3) Le chapeau claque ou gibus est un haut-de-forme qui s'aplatit et se relève à l'aide de ressorts mécaniques. Il était à la mode pendant le XIX siècle.
(4) L'impériale est le deuxiem étage du omnibus (regarder note 2). Il pouvait être couvert ou pas.

Wednesday 20 November 2013

Parlamento Ue, rivedere trattati per sede unica

Lo chiede l'Aula in una risoluzione non legislativa approvata ad ampia maggioranza. I socialisti francesi: «Un colpo di spada nell'acqua».

di Renato Giannetti (per eunews)

Il Parlamento europeo torna a chiedere la sede unica per la propria istituzione, approvando una risoluzione non legislativa in cui si chiede la revisione dei trattati. Con 483 voti a favore, 141 voti contrari e 34 astensioni, è stata approvato il testo per cui «il Parlamento europeo sarebbe più efficiente e rispettoso dell'ambiente se fosse situato in un unico luogo». Il tradizionale spostamento mensile da Bruxelles e Strasburgo, lamentano gli eurodeputati, «è divenuto una problematica negativa emblematica per la maggior parte dei cittadini dell'Unione europea, tale da nuocere alla reputazione dell'Ue, soprattutto in un momento in cui la crisi finanziaria si è tradotta in gravi e dolorosi tagli alla spesa negli Stati membri».
La risoluzione evidenzia che i costi annuali supplementari risultanti dalla dispersione geografica del Parlamento (tra Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo) oscillano tra i 156 e i 204 milioni di euro, includendo anche i costi aggiuntivi della sede di Strasburgo, che ammontano a 103 milioni. Come si afferma nel testo della risoluzione, «il costo totale delle tre sedi di lavoro rappresenta circa il 10 % del bilancio annuale». C'è poi la questione dell'impatto ambientale: le emissioni di CO2 dovute ai trasferimenti da e verso le tre sedi UE corrispondono rispettivamente a 11.000 e 19.000 tonnellate all'anno. L'Aula torna a fare pressione sugli stati membri, chiedendo di «avviare una procedura ordinaria di revisione dei trattati, per apportare le modifiche necessarie» per rispondere al problema. Un messaggio ai paesi membri, responsabili delle modifiche "costituzionali": è infatti il Consiglio Ue a determinare la riscrittura dei trattati, ma all'unanimità. Un problema, dato che la Francia si oppone a revisioni che comportino la sede di Strasburgo. La risoluzione chiede perciò all''Ufficio di presidenza del Parlamento di commissionare a Eurobarometro, o a un servizio simile di sondaggi professionale, di condurre entro l'1 gennaio 2014 un sondaggio fra i cittadini europei sulla possibilità di mantenere i tre luoghi di lavoro del Parlamento, con particolare riferimento ai costi finanziari, ambientali e di efficienza.
«Gli edifici di Strasburgo sono utilizzati per soli 42 giorni all’anno ma bisogna pagare costi di manutenzione per 365 giorni», lamenta Roberta Angelilli (Ncd/Ppe), vicepresidente del Parlamento europeo. «A questo bisogna aggiungere le ripercussioni in termini di inquinamento ambientale causato dallo spostamento di aerei, macchine e decine di tir per il trasferimento mensile di persone, strumentazione e documenti». Ma col voto di oggi «il Parlamento europeo ha detto basta a questi sprechi». Per Gerald Hafner (Verdi), corresponsabile della stesura della relazione, «la maggioranza schiacciante per questa relazione è un segnale per i governi». Ma il messaggio non è recepito dai principali destinatari, ovverosia i francese. «Siamo abituati a questi colpi di spada nell'acqua», il commento di Catherine Trautmann (S&D), capo delegazione del Partito socialista francese in Parlamento europeo. «La prerogativa di decidere sulla sede del Parlamento appartiene al Consiglio Ue, che vota all'unanimità».

Monday 18 November 2013

Breviario

«E' una pessima abitudine, quandi si va altrove ad occuparsi di cose di propria competenza, parlare di altre questioni».
Emnna Bonino, ministro degli Esteri, rispondendo a una domanda di politica interna dopo un consiglio Affari esteri (Bruxelles, 18 novembre 2013)

Sunday 17 November 2013

AS Grifondoro, maggica giallo-rossa

Sir allenatore

Il solo barone che Hogwarts conosca è il Barone Sanguinario, o "Bloody Baron", il fantasma della Casa di Serpeverde. Allora chi è mai questo Nils Liedholm detto "il barone" racchiuso in questa foto rosso-ingiallita (a sinistra)? Semplice, è stato un allenatore del Grifondoro, famoso per aver ridato lustro alla squadra giallo-rossa dopo un paio di decenni passati in sordina. Ma fuori da Hogwarts è noto per avere condotto, nel 1983, la nazionale inglese di quidditch alla vittoria della coppa del mondo dopo oltre 100 edizioni (ricordiamo che i primi campionati del mondo si tennero nel 1473, per un totale, oggi, di 426 tornei disputati). Per questo motivo, come è spiegato nella foto d'epoca, Liedholm divenne un idolo in patria, e ad Hogwarts in particolare - quando giunse dopo le vittorie mondiali - fu amato da tifosi e giocatori avversari. Sempre per lo stesso motivo, la vittoria mondiale, la regina Elisabetta, attraverso il delegato reale per la magia, insignì Nils Liedholm del titolo di "baronetto". Nils Liedholm è l'unico "sir" ad aver seduto sulla panchina del Grifondoro, dove arrivò a fine carriera. Una coincidenza davvero tutta particolare, se pensiamo che c'è solo un altro "sir" nella storia di Grifondoro: si tratta di Sir Nicholas de Mimsy-Porpington, meglio noto come Nick-quasi-senza-testa, il cui fantasma si aggira ancora tra le mura del castello di Hogwarts. Nella foto vediamo "il barone" Liedholm con un cappello dei colori del Grifindoro durante una seduta di allenamento.
Molti hanno riscontranto delle somiglianze con un babbano che ha allenato una squadra di calcio (a destra): niente paura, è una pura coincidenza. Da quel che si vede pare essere un allenatore della Roma, squadra - come precisato più volte - maggica per definizione (peraltro per i suoi soli tifosi) ma non di fatto, e comunque attiva in discipline sportive babbane che, in quanto tali, non interessano nessuno. Non sappiamo come si chiami questo finto sosia del celebre allenatore di quidditch. E' affar dei babbani, questo.

Conferenza sul clima, tutto fermo

Le economie emergenti ancora decise a non impegnarsi troppo per ridurre le emissioni. A loro si aggiunge la Germania.

di Emiliano Biaggio

Azioni contro i cambiamenti climatici? No, grazie. La conferenza delle Nazioni Unite sul clima in corso in Polonia non segna passi avanti, e le azioni contro il surriscaldamente del pianeta sono sempre più un miraggio. Colpa dei paesi in via di sviluppo, che non intendono impegnarsi a limitare le emissioni di gas a effetto serra - principalmente il biossido di carbonio, o CO2 - e colpa dei grandi paesi europei che in nome della competività e dietro l'alibi della crisi non intendono assumere impegni costosi. Il nodo sta proprio qui, nei costi. Per i paesi industrializzati convertire il sistema produttivo in modo da diminuirne l’impatto ambientale resta antieconomico. E di fronte all'avanzata delle economie emergenti, investire nella conversione del proprio sistema produttivo vorrebbe dire perdere terreno e vantaggio. A Varsavia i segnali sono dunque poco incoraggianti: da una parte restano da convicere Cina, India, Brasile, Indonesia e Vietnam, paesi che non hanno firmato il protoccolo di Kyoto (il trattato internazionale per la sostenibilità) e che non essendo obbligati a ridurre le proprie emissioni sono diventati destinazioni privilegiate per le delocalizzazioni industriali dai paesi sviluppati; dall'altra parte ci sono Germania e Giappone che stanno entrambi sostituendo i loro impianti nucleari con centrali a gas o carbone, scelta che va nella direzione opposta alla riduzione di emissioni. C'è poi la Polonia padrona di casa, paese il cui sistema industriale è alimentato dal carbone. Le premesse dunque non sono buone, e c'è il rischio di un buco nell'acqua che non gioverebbe a nessuno.

LEGGI ANCHE: 

Brutto clima a Varsavia (presseurope)

Saturday 16 November 2013

Bruxelles, La Bande dessinée

Da due anni Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città. Sul blog farà la comparsa una banda fotografica con immagini di Bruxelles, insieme all'immagine da cui è stata ricavata con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

10. La capitale del fumetto

Bruxelles non è solo la capitale dell'Unione europea, la patria delle "frites" o del cioccolato. Bruxelles è, tra le altre cose, la capitale europea del fumetto. Anche se la scuola belga rappresenta un filone delle storie disegnate, è indubbio che abbia contribuito allo sviluppo della produzione europea con una tradizione ricca di personaggi famosi e una serie di disegnatori e sceneggiatori che hanno tutti in comune la città di Bruxelles. E' qui che le due anime del regno - quella francofona e quella nederlandese o fiamminga - si incontrano e si fondono. Il fumetto belga fiorisce nella seconda metà del secolo scorso. Era il 1964 quando venne introdotta l'espressione "bande dessinée" (fumetto). A coniare il termine e introdurre il concetto fu Morris (pseudonimo di Maurice de Bevere), disegnatore e sceneggiatore belga già noto al mondo per aver creato il personaggio di Lucky Luke. Prima di allora il fumetto non esisteva, esistevano i disegni. Nel mondo anglossassone esistevano - e tuttora esistono - le "strips", ma dagli anni Sessanta sul settimanale franco-belga Morris coniò il termine noto ancora oggi. Si deve a un belga e al Belgio questa invenzione, come tante altre a molti poco note: i Puffi, Tintin e il già citato Lucky Luke. Bruxelles è la città del fumetto, una grande fiera permanente fatta di tante librerie specializzate, musei e murales. Ovunque ci su può imbattere in quella che a tutti gli effetti è una parte integrante della cultura belga. La città offre il Centro del fumetto (4.000 metri quadrati in cui è raccolta la storia della nona arte), la Casa del fumetto, il Moof (il Museo delle figurine con le collezioni dedicate alle serie dei fumetti), la fondazione Raymond Leblanc (che conserva, tra le altre cose, del giornale "Tintin"). E per le vie del centro si snoda il "percorso dei fumetti", una serie di murales decorativi dedicati ai fumetti e ai loro personaggi. Colorano edifici, cortili, case, stazioni della metropolitana, ornano la città giocando con l'ambiente urbano. Di murales da vedere e scoprire non c'è che l'imbarazzo delle scelta. Ecco un itineriario (suggerito da voyages-sncf.com): 

Gaston Lagaffe (Franquin) nel boulevard Pacheco; Ric Hochet (Tibet/Duchâteau) in rue de Bon Secours 9; Monsieur Jean (Dupuy/Berberian) a rue des Bogards; Isabelle (Will) a rue de la Verdure; Astérix (Uderzo /Goscinny) a rue de la Buanderie; Néron (Sleen) a piazza Saint-Géry e Ange/ Engel (Yslaire) al rue des Chartreux 21. Ancora, affreschi dedicati a personaggi sono Boule e Bill (Roba) a rue du Chevreuil; Lucky Luke (Morris) a rue de la Buanderie / Le Chat (Philippe Geluck) a boulevard du Midi; Tintin (Hergé) a rue de l’Etuve e nella hall della stazione di Bruxelles-midi; Gaston Lagaffe (Franquin) a rue de l’Ecuyer; Titeuf (Zep) in Avenue Bockstael, Laeken / Corto Maltese (Hugo Pratt) Quai des Péniches.


ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":

1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario | 5 La Grand place | 6 Il municipio | 7 Gli stagni di Ixelles | 8 Place Flagey | 9 Il parco di Bruxelles |

Friday 15 November 2013

bLOGBOOK

«Che hai fatto?»
«Niente, perchè?»
«Stai piangendo»
«No, è solo il collirio»
«Hai problemi?»
«Il computer. Passo la mia vita al computer»
Lo disse con un tono che a lei non piacque. «Ehi, è la tua vita. E l'hai scelta tu. Dovresti essere fiero delle tue scelte»
«Già. Dovrei». Non disse altro. Rimase in silenzio per qualche istante, durante il quale non lei non disse niente.
«E' che inizio a credere che forse dovrei rivedere le mie scelte», disse infine.
«Se è questo che vuoi è questo che avrai», rispose di rimando lei. Lui non gradì. Detestava quella sua sicurezza. Ammirava il suo ottimismo, ma non sopportava quel suo atteggiamento. La faceva sempre facile, lei. Ma vivere era terribilmente complicato. Tutto, per lui, era complicato. Anche dire quello che voleva dirle, e che sapeva non le avrebbe detto mai. Si rimise il collirio e chiuse per un attimo gli occhi.
«Ti fanno male?», chiese lei.
«Bruciano»
«Ti dovresti prendere delle pause»
«Oggi le ho prese»
«Parlo del lavoro», rispose lei. Aveva colto benissimo la sua allusione. Aveva capito fin dall'inizio, lei. E la sua risposta non fu casuale. «Quando lavori dovresti alzarti più spesso. Ti fa male stare tutto questo tempo davanti allo schermo»
«Vedo»
«Che fai stasera?»
«Pensavo di invitarti a uscire», pensò. Ma non lo disse. Capì che non avrebbe avuto alcun senso. Oh, per lui ne avrebbe avuto eccome. Ma dato che lei avrebbe fornito la solita risposta di cortese rifiuto, evitò di dire ciò che pensava. «Non lavoro e non sto davanti al computer, il che è già un gran programma», disse.
«Sarebbe a dire che non lo sai?»
«Sarebbe a dire che non te lo voglio dire»
«Capito, non hai ancora organizzato nulla»
«Se ti piace crederlo... E tu?»
«Io devo andare»
Si alzò, si abbottonò il cappotto e prese la sua borsa. Lui non disse nulla, neanche provò a fermarla. Non sarebbe servito. «Ci... ci sentiamo», disse lei.
«Buona serata»
Restò solo con le sue lacrime artificiali a vedere il paesaggio cambiare colore nel passaggio dal giorno alla sera. Gli venne in mente "Ed è subito sera" di Quasimodo. «Bella», pensò. «Poetica e malinconica. Sì, ho sbagliato tutto».

Wednesday 13 November 2013

EmilianoBiaggio incorre nella censura preventiva. Sembra, e il condizionale è d'obbligo, che avremmo violato leggi di copyright. Vorremmo capire di che si tratta, ma il team di blogger, che così gentilmente ci ospita, non può fornire spiegazioni. In caso di violazioni EmilianoBiaggio è pronto a porgere scuse e procedere a modifiche, rettifiche e cancellazioni. Ma per fare tutto questo è necessario sapere se si è responsabili di violazioni, cosa che sarebbe stata possibile ma che è stato ritenuto di non appurare per l'impossibilità di EmilianoBiaggio di andare oltre. Di seguito la notifica recapitata a EmilianoBiaggio:

"A Blogger è stato notificato, in base ai termini del Digital Millennium Copyright Act (DMCA), che alcuni contenuti del tuo blog potrebbero aver infranto i copyright di altri. Di conseguenza,abbiamo reimpostato lo stato dei post su \"bozza\". (Se non lo avvessimo fatto, saremmo stati oggetto di denuncia per violazione del copyright, indipendentemente dai meriti. L'URL dei presunti post illeciti si trovano alla fine di questo messaggio). Ciò significa che il tuo post e altre immagini, link e altro contenuto non sono stati pubblicati. Puoi modificare il post eliminando il contenuto oltraggioso e ripubblicandolo, a quel punto il post in questione sarà visibile nuovamente ai lettori. Alcune informazioni: il DMCA è una legge sul copyright degli Stati Uniti che fornisce linee guida sula responsabilità dei provider di servizi online in caso di violazione del copyright. Se pensi di avere il diritto di pubblicare i contenuti in questione, puoi inviare una contro denuncia. [...]  Se scopriamo che hai ripubblicato il post senza rimuovere i contenuti/link in questione, cancellerermo il post e l'account come conseguenza della violazione dell'account. Violazioni ripetute dei Termini di servizio possono portare a ulteriori provvedimenti contro il tuo account di Blogger come l'eliminazione e/o l'interruzione dell'account. Gli avvisi DMCA relativi ai contenuti sul blog possono portare a conseguenze per gli account AdSense associati. In caso di domande legali su tale notifica, contattare il proprio consulente legale. Cordialmente, The Blogger Team".

EmilianoBiaggio potrebbe aver infranto o ha infranto i copyright di altri? C'è una bella differenza. Una disattivazione giustificata è ben accetta, una disattivazione preventiva è ingiustificabile. In Italia vige la presunzione di innocenza fino a prova contraria, e un oscuramento di un post decretato d'ufficio per presunte infrazioni è un atto contrario a ogni forma di democrazia. Pur comprendendo le ragioni del provider dei servizi chiamato a rispettare le leggi degli Stati Uniti, dispiace constatare che Blogger, oltre a non spiegare se sussista il fatto, nel consigliare di modificare quanto pubblicato non sappia fornire indicazioni sulle parti di testo contestate. Dispiace constatare che i provider di servizi accettino che soggetti possano agire "indipendentemente dai meriti". Dispiace inoltre constatare che un paese considerato come il migliore esempio di democrazia preveda forme di censura preventiva come quelle contenute nei dispostivi DMCA e che al principio della presunzione di innocenza preferisca quello della presunta colpevolezza. EmilianoBiaggio, nell'impossibilità di ricorrere a consulenti legali, ha dovuto provvedere alla rimozione del post contestato. Ciò con dispiacere e sopresa: dispiacere per l'assenza di trasparenza e sorpresa perchè il post contestato riguardava dati Istat, istituto che nulla ha a che fare con gli Stati Uniti e peraltro correttamente citato e nominato nel pezzo. Ma questo conta poco, dato che non sarà più leggibile. Ce ne scusiamo.

Il post che non leggerete più

Monday 11 November 2013

La Repubblica ceca abbandona l'Ue?

Il Partito dei cittadini liberi invoca un referendum per l'uscita dal club dei ventotto.

Miloslav Bednar
di Emiliano Biaggio

La Repubblica Ceca ha sempre mantenuto un velo di dubbio sull’appartenenza all’Unione europea. Non è un mistero. L’ex presidente della Repubblica, Vaclac Klaus, non era un europeista convinto, al contrario era piuttosto euroscettico e non era un segreto per nessuno, a Praga come a Bruxelles. Così come non è un segreto, e se lo era non lo è più, che c’è chi pensa di uscire dall’Ue. La proposta arriva da Miloslav Bednar, vicepresidente del Partito dei cittadini liberi (Strana svobodných občanů- Sso), formazione extra-parlamentare che cerca di creare consensi attorno alla stessa idea che tanto fa discutere, e forse affascina, i britannici: «Riconsiderare l’adesione all’Ue», come spiegato dallo stesso Bednar. A tal proposito «andrebbe indetto un referendum su una possibile uscita». Il Partito dei cittadini liberi critica «la governance dirigista» dell’Ue nonché le politiche adottate, e vorrebbe richiamare l’attenzione sulla «insostenibilità» di questa Europa. La formazione alle ultime politiche non ha sfondato, raccogliendo appena il 2,4% dei voti, un risultato che non gli ha permesso l’accesso in Parlamento (in Repubblica ceca la soglia di sbarramento è fissata al 5%). Ma nel clima generale europeo, con la crescita dei movimento populisti ed euroscettici che tanto preoccupa a Bruxelles, il Partito dei cittadini liberi rischia di far presa sull’elettorato ceco chiamato, come tutti gli europei, a votare per il nuovo Parlamento europeo e per il rinnovo dalla Commissione Ue.
Non solo Gran Bretagna, dunque. Oltremanica il dibattito sul "dentro o fuori" l'Ue si intensifica sempre più, e il governo di Daivd Cameron ha fissato un referendum da tenere entro il 2017. Ora un anologo ragionamento si inizia a fare in Repubblica ceca, l'altro paese - insieme proprio alla Gran Bretagna - a non aver approvato il patto di bilancio europeo (o fiscal compact), l'accordo intergovernativo per l'equilibrio dei conti pubblici entrato in vigore l'1 gennaio 2013, "manifesto" dell'austerity e del rigore promosse dall'Europa.

Sunday 10 November 2013

Il lobbista in Parlamento Ue? E' un deputato

La denuncia dei Verdi: «Il presidente del gruppo di lavoro per la riforma del codice di trasparenza è in conflitto di interessi». Chieste le dimissioni.

Rainer Wieland (Ppe)
di Emiliano Biaggio

L'organismo che doveva controllare finisce per essere controllato, e chi lo presiede si scopre essere amico dei nemici dichiarati. Se quello che denunciano i Verdi è vero la storia ha dell'incredibile. Non tanto per la storia in sè, che peraltro in paesi come l'Italia è conosciuta e noto che le mamme la raccontano ai propri bambini la sera prima di andare a letto. Ma perchè si consuma all'interno dell'Unione europea, quella Ue che prima predica rigore e poi si dimostra tutt'altro che inflessibile. Rainer Wieland (Ppe) non è un deputato europeo qualsiasi: è tedesco, e dunque rappresentante del paese che maggiormente pretende rigore (quando si lavora in Ue non si rappresenta i governi, ma la provenienza resta comunque un fattore di appartenenza alla cultura del paese), vicepresidente del Parlamento europeo, e presidente del gruppo di lavoro incaricato di modificare il codice di trasparenza per le lobby dello stesso Parlamento europeo. I Verdi ne chiedono le dimissioni, sostenendo che Wieland sia egli stesso un esponente dei gruppi di interesse. I Verdi hanno sollevato il caso al presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz (anche lui un tedesco), facendo notare come il gruppo di lavoro non abbia compiuto progressi. La co-presidente del gruppo Verdi, Rebecca Harms, non ha dubbi: «C'è un conflitto di interesse nel ruolo del signor Wiesland di capo del gruppo di riforma delle regole per le lobby del Parlamento europeo». Contro di lui, e di questo Harms ne è certa, ci sono «rivelazioni su un suo coinvolgimento in gruppo lobbistico», e per questo motivo «la posizione da lui ricoperta nel gruppo di lavoro diventa del tutto insostenibile». Da qui, dopo la denuncia, la richiesta a Schulz di «dimissioni».
   Il noto detto, noto almeno in Italia, vuole che si dica il peccato e non il peccatore. I Verdi invece sollevano il caso facendo nomi e cognomi. Wieland, a quanto denunciano Rebecca Harms e il presidente dei Verdi Daniel Cohn-Bendit, lavora presso lo studio di consulenza Theumer, Wieland & Weisenburger, con base a Stoccarda ma presente con filiale a Bruxelles. «Il codice di condotta del Parlamento europeo proibisce ai deputati di avere un secondo lavoro che abbia a che fare con attività di pressione sulle politiche comunitarie», ricorda Harms. «Per la credibilità del Parlamento europeo, il Parlamento deve avviare al più presto un'inchiesta».

LA LETTERA INVIATA A SCHULZ (ENG)

Thursday 7 November 2013

Israele, insidiamento in Medio Oriente

Approvata la costruzione di 1.859 nuovi alloggi. Gli Stati Uniti: «impegno per la pace dello Stato ebraico poco serio»

di Emiliano Biaggio

Avanti con gli insediamenti israeliani. La politica dello Stato ebraico non cambia, tanto da indurre l'alleato storico di Tel Aviv, gli Stati Uniti, a criticare l'operato del governo Netanyahu. Il 30 ottobre il suo esecutivo ha approvato la costruzione di 1.500 insediamenti a Ramat Shlomo, a Gerusalemme est, suscitando le ire di Autorità nazionale palestinese e incontrando la censura dell'Unione europea. A distanza di appena quattro giorni Netanyahu ha autorizzato la costruzione di altri 1.859 alloggi tra Gerusalemme est e la Cisgiordania, portando a 5.000 il numero complessivo delle unità abitative autorizzate da Netanyahu. «La politica degli insediamenti suscita qualche domanda su quanto sia serio l’impegno da parte di Israele», il commento di John Kerry, segretario di Stato americano. «E voglio essere chiaro: gli Stati Uniti considerano gli insediamenti israeliani illegittimi e dannosi per il proseguimento del processo di pace». Tardiva la reazione dell'UNione europea, con l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue che ha impiegato quattro giorni per criticare Israele, con le stesse parole usate la settimana scorsa. «L'Unione europea ha più volte ripetuto che gli insediamento sono illegali dal punto di vista del diritto internazionale», ribadisce Catherine Ashton. «l'Unione europea deplora il recento l'annuncio di nuovi insediamenti e invita il governo israeliano a tornare sui propri passi». Israele invece va avanti, in barba agli accordi internazionali, al processo di pace - che stabilisce lo stop alla costruzione di nuove unità abitative - e al popolo palestinese. La costruzione degli alloggi «è la negazione dei diritti dei palestinesi, un duro colpo agli accordi internazionali già firmati, un fallimento che sta distruggendo gli sforzi degli Stati Uniti», accusa Ahmed Assaf, portavoce di Fatah. Ma si sa, Israele viene prima di ogni altra cosa, e non c'è ragione che tenga di fronte alla causa ebraica. E neppure regola o rispetto per i valori della democrazia.

Wednesday 6 November 2013

Bruxelles, il parco

Da due anni Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città. Sul blog farà la comparsa una banda fotografica con immagini di Bruxelles, insieme all'immagine da cui è stata ricavata con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

9. Parco di Bruxelles

E' la prima cosa che si vede dopo il palazzo reale: un po' perchè si trova proprio di fronte alla residenza istituzionale della casa reale, un po' perchè è una vasta area verde nel cuore di Bruxelles recintata per tutto il suo perimetro da imponenti inferriate in ferro battuto. E' il parco di Bruxelles, noto come Parc Royal per la sua adiacenza al palazzo reale, o Parc per via del nome della stazione delle metropolitana (linee 1 e 5) che trova si trova nel sottosuolo. Antica riserva di selvaggina, il Parco di Bruxelles non è un semplice "corridoio della metropolitana" per le migliaia di pendolari che vengono a lavorare ogni giorno a Bruxelles. Per rispetto del bilinguismo va detto che il parco in neederlandese è noto Warandepark. Ma a Bruxelles è il parco per antonomasia, dato che tutti lo chiamano parco. Il parco misura circa 13 ettari di terreno, e risale al XVIII secolo: venne infatti realizzato a partire dal 1775, quando iniziarono i lavori di realizzazione del palazzo reale e quelli dell'annessa piazza antistante. Sorge, è proprio il caso di dire, sulle ceneri del vecchio castello dei duchi di Brabante, distrutto da un incendio nel 1731. Antica riserva di selvaggina, il parco è luogo di raduno cittadino in occasione dei fuochi d'artificio e del ballo nazionale del 21 luglio (anniversario dell'indipendenza, ottenuta nel 1830). Ma non è solo questo: il parco ha la sua natura politica (è compreso tra il palazzo reale a nord, il palazzo della Nazione a sud e la residenza del primo ministro a est), la sua connotazione monumentale (in tutto il parco si contano più si 60 statue), la sua vocazione artistica (il parco ospita il teatro reale del parco, il chiosco della musica). Qui le persone vengono a correre, a fare pic-nic, a partecipare ai concerti e alle mille manifestazione che si susseguono nel corso dell'anno. Aperto al pubblico nel 1783, ancora oggi è uno dei punti più transitati della città. Importanti lavori di manutenzione sono stati condotti nel 2001, con l'abbattimento e la sostituzione di molti alberi e la realizzazione dei viottoli interni.


ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":

1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario | 5 La Grand place | 6 Il municipio | 7 Gli stagni di Ixelles | 8 Place Flagey |

Tuesday 5 November 2013

FACT SHEET/ "Resolute support" mission


Il 31 gennaio 2014 la missione Isaf della Nato giunge alla conclusione. Subito dopo partirà "Resolute support", missione di non combattimento a sostegno delle forze armate e di sicurezza dell'Afghanistan. Si tratta di squadre di esperti che presteranno consulenza, consiglio e aiuti nella formazione di soldati e agenti afghani. Rispetto alla missione Isaf cambia non cambia molto: nord affidato al comando tedesco (zona arancione), ovest sotto direzione italiana (zona beige), sud ed est a guida statunitense (aree gialla, viola e celeste).

«Restiamo. All'Afghanistan serve aiuto»

Rasmussen: Nato presente anche dopo il 2014 per consulenza.

Rasmussen
di Emiliano Biaggio

Il passaggio di consegne in Afghanistan necessita ancora di tempo, 14 mesi per l'esattezza, ma poi tutto tornerà nelle mani degli afghani, che da soli dovranno provvedere alla propria sicurezza. Il programma di disimpegno della Nato nel paese dei talebani prosegue come previsto, e non ci saranno modifiche al piano. E'quanto affermato dal segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen. A chi gli domanda se c'è il rischio per la Nato di dover rimanere anche dopo il 2014, Rasmussen dice di no. «Abbiamo fiducia che l'Afghanistan saprà in grado di assumersi tutte le responsabilità legate alla sicurezza dopo il 2014». In questi anni «le forze locali hanno compiuto grandi progressi», ma ancora non sono in condizione di farcela da sole. «Le forze afghane hanno ancora bisogno del nostro aiuto ed è per questo motivo che rimaniamo nel paese». Rasmussen ricorda perciò che dall'1 gennaio 2015 la Nato cesserà solo il ruolo operativo militare, ma non quello di assistenza. «Rimarremo per fornire la nostra consulenza». E' già stato deciso dai paesi attualmente presenti nel territorio che dopo la fine della missione militare Isaf (la forza per l'assistenza alla sicurezza) scatterà la missione "Resolute support", operazione di assistenza. Resteranno consulenti, ma soprattutto resteranno i contingenti: a ovest quello italiano, responsabile delle operazioni (si parla di 1.800 soldati che scenderanno a 800 nel 2017, per un costo tra i 600 e gli 800 milioni di euro in tre anni), a nord quello tedesco, a sud e a est quello statunitense. In tutto l'operazione durerà almeno tre anni, fino a tutto il 2017, ma già si ragiona su un'estensione della missione al 2020.

Monday 4 November 2013

FACT SHEET/ Civilian deaths in Iraq


Tra morti accertati, presunti, dichiarati da governo, forze di sicurezza, ospedali, capire quante siano effettivamente le persone che perdono la vita in Iraq diventa difficile. Iraq Body Count, il progetto per il calcolo delle vittime civili basato principalmente sulle morti riportate dai mezzi di informazione, stima 9.932 vittime nel 2008, 5.133 vittime nel 2009, 4.109 nel 2010, 4.147 nel 2011, 4.574 nel 2012. La missione di assistenza dell'Onu offre invece altri numeri, più contenuti ma non per questo più accettabili, che dimostrano comunque un peggioramento della situazione.

Iraq, è nuovo allarme sicurezza

Il numero di attacchi e vittime continuano ad aumentare. Solo a ottobre 964 vittime, mai così tanti da aprile 2008

di Emiliano Biaggio

Il processo di transizione e di normalizzazione dell'Iraq si è interrotto, e il controllo della situazione sembra ormai sfuggito nuovamente di mano. Aumenta il numero di vittime civili frutto di attentati e violenze settarie: solo a ottobre il numero delle vittime accertate è stato di 964, numeri che non si registravano da aprile 2008 secondo le cifre dell'Iraq body count. La situazione, che proprio dal 2008 sembrava essere cambiata in meglio sotto il profilo della sicurezza (9.932 vittime rispetto alle quasi 26.700 dell'anno precedente), è tornata ad essere motivo di preoccupazione, in Iraq come altrove, soprattutto negli Stati Uniti. Il presidente Barack Obama si ritrova a dover fare i conti con l'eredità lasciata dal suo predecessore George W. Bush, con l'urgenza di trovare una soluzione per la stabilizzazione del paese e della regione e una rassicurazione all'elettorato dell'impegno statunitense nella lotta al terrorismo. Dal 2008 al 2010 il numero di attacchi era diminuito, e tutto faceva presagire che il paese fosse sulla via della normalizzazione. Poi dal 2011 a oggi il numero di attentati è tornato a crescere, così come il numero delle vittime prodotte: 4.147 nel 2011, 4.574 nel 2012. E per quest'anno le stime si annunciano ancora in crescita. L'Iraq Body count conta 3.644 vittime solo nei primi cinque mesi (il censimento non è stato ancora aggiornato, ndr), a cui si aggiungono 291 vittime provvisorie di giugno e le 964 documentate a ottobre (dal governo iracheno), per un totale provvisorio di 4.809 vittime a cui si dovranno aggiungere i numeri dei caduti di luglio, agosto, settembre, novembre e dicembre. Negli Stati Uniti fanno pressione su Obama: i vertici militari rimproverano al premier iracheno Nuri Al-Maliki di aver escluso dal governo sunniti (l'etnia più popolosa) e curdi (l'etnia del nord) e di pagare questo errore politico, spingendo perchè la Casa Bianca operi tutta la pressione necessaria perchè il processo di inclusione venga rispettata. Membri del congresso federale chiedono a Obama di sconfessare Al-Maliki. Con il presidente della repubblica, il curdo Jalal Talabani - in Germania da quasi un anno per curare problemi cardiaci, il leader al comando è Al-Maliki, che chiede il sostegno internazionale. «Abbiamo il diritto di chiedere al mondo di sostenerci, perché siamo parte di esso». Se non si farà nulla per fermare quanto accade in Iraq, avverte, «in ogni Paese infettato dal virus del terrorismo questo virus si diffonderà». Quello che il premier iracheno chiede è una «guerra mondiale al terrorismo», che però - specie in questi tempi di crisi - non tutti si possono permettere di finanziare. Un vero grattacapo per Obama e l'intero scacchiere internazionale, già alle prese con la questione siriana.

Saturday 2 November 2013

bLOGBOOK - Tournai

Tournai, le Pont des Trous
Tournai

E' vicina alle Fiandre, ma ancor più vicina alla Francia. E' ancora Belgio, eppure fa parte dell'aria metropolitana di Lille. Tournai è un punto di contatto tra lingue e culture, come vuole la tradizione. Tra le più antiche città del regno (assieme a Tongre e Arlon), ha ricoperto un ruolo politico, economico e soprattuto storico durante il medio-evo: è qui che nel 1340 Edoardo III di Inghilterra e Filippo VI di Francia si incontrarono per firmare una tregua di un anno alla prima fase della Guerra dei Cent'anni, una tregua che permise a Tournai di salvarsi dalla distruzione. Occupata dai romani nel III secolo, nel V secolo Tournai venne conquistata dai Franchi Salii. Nel 1187 fu conquistata da Filippo Augusto di Francia, e rimase parte di questo regno fino al 1521 quando con Carlo V passò ai Paesi Bassi spagnoli. Nel frattempo, tra il XII e il XV secolo, Tournai era divenuta un'importante città culturale, in particolare per la scultura (grazie alla vicinanza di cave di pietra bruna) e alla pittura fiamminga. Nel XVII secolo la città si ribellò alla dominazione spagnola, e Luigi XIV approfitttò della situazione per riconquistare la città nel 1668. La Francia dovette però cedere Tournai all'Austria nel 1713, per riprenderla nel 1745. Tournai rimarrà parte della Francia fino al 1815: il Congresso di Vienna la fece tornare sotto il regno dei Paesi Bassi, da cui si staccò nel 1830 a seguito della guerra d'indipendenza del Belgio.  Stradine medievali, palazzi stile liberty, chiese gotiche e romaniche: gli stili che si susseguono e si rincorrono nel centro storico testimoniano la ricchezza storica e culturale di una città riconosciuta come patrimonio dell'umanità dell'Unesco.
La torre campanaria
  "Siete in vacanza?". L'anziana coppia dietro il bancone è sorpresa: l'area metropolitana di Lille ha aiutato l'economia e attira forse qualche francese, ma Tournai non è meta turistica e l'acquisto di cartoline è forse quello che meno si sarebbero aspettati. Sono in vacanza? Non lavoro, che è un po' diverso, e quando posso il fine settimana viaggio per il Belgio. "Fate bene. E avete fatto bene a venire a Tournai. Avete visto quant'è carina? Peccato solo che abbiate trovato i lavori". Nessuna sorpresa, i cantieri sono una caratteristica del paese. Tutti pensano che nella diversità di valloni e fiamminghi la sola cosa che ci sia in comune sia la religione. Niente di più sbagliato: ci sono i cantieri e la pioggia. Neanche a farlo apposta bisogno camminare per la città con l'ombrello aperto, e la principale attrazione cittadina - la cattedrale di Notre dame - è in fase di ristrutturazione, e le opere di risanamento del sito non finiranno prima del 2022. Colpa della tromba d'aria che ha investito la chiesa, in stile romano-gotico. Anche un paio di vie sono senza pavimentazione per opere di manutenzione e rifacimento, e la bottega gestita dai due anziani signori è raggiungile grazie a passarelle improvvisate. Ironia della sorte, quando la strada sarà messa a nuovo la loro bottega chiuderà, ma a giudicare dalla loro età si può presumere che la "liquidation totale avant fermeture définitive" annunciata sul cartello affisso all'esterno non sia opera della crisi. Anche questo è un fattore di unità nazionale, di questi tempi. Fiandre e Vallonia fanno egualmente i conti con le difficoltà. "Monsieur, quelque chose pour manger, s'il vous plait", questua un passante, a ricordare che oltre a vacanzieri occasionali ci sono indigenti cronici.
   "Ha smesso di piovere!". L'esclamazione della cameriera è indicativa. Qui autunno e inverno sono stagioni vere, nel senso che non sono le belle stagioni e si vede. Ma anche se l'aria resta quella propria dell'autunno, un incerto solo arriva a spogliare Tournai del suo grigiore. Finalmente si può passeggiare come si deve per la città, e concedersi una camminato per il lungo fiume fino a trovare il punto in cui il celebre e monumentale Pont des Trous affonda le proprie arcate nello Schelda. Ma è soprattutto il tempo di visitare il parco, perchè è lì che si manifesta il signore dell'Autunno. I raggi solari che si riflettono sulla superficie bagnata delle foglie sono uno spettacolo da non perdere. Fa freddo, eppure l'atmosfera è sempre così calda.

LE FOTO DI TOURNAI

Le altre mete toccate: 

Amsterdam / Antwerpen / Berlin / Binche / Braine l'Alleud / Brugge / Budapest / De Haan / Den Haag / Durbuy / Gent / Halle / Knokke / Leuven / Liège / Mechelen / Mons / Namur / New York city / Oostende / Santiago de Compostela / Strasbourg / Vilvoorde / Waterloo

Friday 1 November 2013

Protesi al seno, la Spagna corre ai ripari

Rischi di rottura, si devono rintracciare decine di migliaia di donne.

L'impianto di una protesi
di Emiliano Biaggio

In Spagna 20.000 donne dovranno farsi rimuovere le protesi mammarie. Vuol dire che dovranno tornare sotto i ferri, farsi riaprire e richiudere. Un'operazione poco piacevole, come tutte le operazioni. Ma nel paese iberico è allarme per i rischi di una possibile rottura delle protesi con la conseguente fuoriuscita dei materiali di cui sono composte (gel di silicone), per cui tutte le donne con un impianto di marca di marca Pip - ritirato dal mercato nel 2010 per l'elevato grado di rottura - dovranno rimuovere i propri seni artificiali. Se l'operazione è più gestibile per quante hanno subito una mastectomia (l'asportazione della mammella causa tumore), lo è meno per quante hanno subito l'operazione per fini estetici: la prima casistica ricade nel sistema sanitario nazionale, e dunque è più facile risalire alle pazienti da richiamare, mentre il rifacimento dei seni per motivi estetici viene compiuto in centri privati. Si calcola che attualmente in Spagna tra le 18.500 e le 20.000 donne abbiano protesi mammarie Pip da dover rimuovere: solo il 4% di loro le ha impiantate a seguito di mastectomia, a fronte del 96% di spagnole che hanno fatto ricorso alla chirurgia estetica. Un dato che dovrebbe indurre a domandarsi perchè così tante donne abbiano sentito la necessità di farsi un ritocco: la bellezza delle cose e delle persone sta nella loro naturalità, e nessuna donna dovrebbe sentirsi inadeguata o brutta per taglie ridotte. Se si ricorre alla chirurgia estetica per fare colpo sugli uomini allora vanno chiarite due cose: se un uomo accetta una donna solo per le dimensioni dei suoi seni allora l'uomo in questione non merita altro che di morire da solo ed estinguersi, e se la donna cade nell'errore di rispondere alle insensate pretese del maschio allora compie un atto di violenza contro sè stessa. Mai e poi mai una donna deve ritoccarsi per sentirsi più bella: se non è apprezzata per com'è naturalmente è un problema dell'altro sesso, non suo. Visti anche i rischi che comporta per la salute farsi un ritocco, forso la donna dovrebbe riconsiderare la chirurgia estetica.

Leggi l'articolo: 20.000 españolas deberán retirar sus prótesis mamarias PIP