Sconfitte militarmente, le tigri danno vita ad un esecutivo transnazionale.
di Emiliano Biaggio
Da gruppo armato a formazione politica: le tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte), il movimento che per anni ha lottato per l'indipendenza del nord-est dello Sri Lanka, vogliono trasformare quel che resta dello sconfitto esercito secessionista in un governo transnazionale. «La lotta del popolo tamil ha raggiunto un nuovo stadio», annuncia Selvarasa Pathmanathan, il responsabile delle relazioni internazionale del movimento indipendesta. «Per noi adesso è tempo di offrire una visione politica alla nostra libertà». Insomma: nonostante la sconfitta militare e la morte del proprio leader Velupillai Prabhakaran, la battaglia per uno stato tamil va avanti. E l'annuncio di Pathmanathan è un messaggio di sfida rivolto al nemico di sempre: il governo centrale di Colombo. A questo la minoranza tamil contrappone adesso un governo «provvisorio» rappresentativo dell'Eelam, i territori desiderosi di svincolarsi dal controllo dell'autorità di Mahinda Rajapaksa. Nel suo breve messaggio il responsabile delle relazioni internazionale del movimento Tamil non fa alcun accenno ad una possibile ripresa delle attività di guerriglia, ma anzi parla di «principi democratici» entro cui collocare l'esecutivo. In molti si chiedono come si potrà tradurre in concreto questo proclama tamil. Ma l'interrogativo forse più automatico è un altro: come e quanto inciderà questo annuncio nel processo di pace e di riconciliazione nazionale? La risposta la fornisce Tamilnet, sito internet pro-tigri Tamil: «La necessità del momento è una metamorfosi della struttura esistente in un governo transnazionale demcratico e comprensivo» per continuare con l'agenda separatista e «conseguire l'obiettivo dell'indipendenza». A questo punto sorge un dubbio: la guerra civile è finita, o si è solamente fermata?
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