Editori, frange della maggioranza, esponenti dell'imprenditoria e anche il governo americano contro il ddl intercettazioni.
di Emiliano Biaggio
Dalla maggioranza una timida marcia indietro sul ddl intercettazioni: spariranno le sanzioni salatissime (i 60 giorni di carcere per i giornalisti e le supermulte), ma resteranno quelle salate ("solo" 30 giorni di carcere e multe elevate nell'ordine di migliaia di euro rispetto ai 252 attualmente previsti per legge). Un provvedimento che non basta: non basta all'opposizione, con il leader dell'Idv Antonio Di Pietro secondo cui «è l`ennesimo tentativo di mercanteggiamento del venditore ambulante Silvio Berlusconi che limitandosi soltanto a togliere la pena ai giornalisti, cerca di comprarne il favore. Ciò nel tentativo disperato di evitare che monti la critica e che quindi l`opinione pubblica venga a conoscenza di quello che c`è di illegale e di immorale nel provvedimento». Non basta agli editori: l'Aie (Associazione italiana editori) parla di una «ingiustificata limitazione dela libertà di stampa», mentre la Federazione italiana editori giornali (Fieg) esprime «contrarietà e preoccupazione». Il dietro front Non basta ai giornalisti, che minacciano lo sciopero nazionale. «Questa legge- denuncia il segretario della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) Franco Siddi- rende le notizie di cronaca un crimine e punta a nascondere, vietandone ogni notizia, le malefatte dei corrotti e i crimini più odiosi contro le persone. Manda invece in galera i giornalisti, strangola, con le multe, gli editori, chiude in camera blindata le informazioni». «Grande preoccupazione» la nutre pure Sky Italia, secondo cui queste norme «rappresentano un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione, ma soprattutto costituirebbero una grande anomalia a livello europeo». Il gruppo di Rupert Murdoch è pronto a rivolgersi a tutte le sedi competenti in Europa, nche alla Corte europea dei diritti dell'uomo. «Condivido» dice Luca Cordero di Montezemolo, più vicino a Fini che a Berlusconi. E i finiani Fabio Granata e Italo Bocchino dicono la propria: per il primo bisogna «salvaguardare il doppio binario sulle indagini di mafia, allargarlo ai reati collegati e non bloccare la possibilità delle intercettazioni ambientali»; per il secondo gli abusi delle intercettazioni vanno puniti, ma il provvedimento «contiene alcuni aspetti su cui forse è bene discutere ancora». In particolare, precisa Bocchino, «ritengo che sia una forzatura vietare di parlare del tutto di un'inchiesta fino alla chiusura dell'indagine preliminare». Per il Pd questo ddl «censura la libera stampa», ed è quindi «inaccetabile». Persino il governo degli Stati Uniti interviene sulla questione: il sottosegretario al Dipartimento penale statunitense, Lanny A. Breuer, definisce «essenziali» le intercettazioni. «Quello che non vorremmo mai è che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di continuare a fare l'ottimo lavoro svolto finora», afferma. Insomma, a quanto pare questo disegno di legge sia accolto con favore - e nell'interesse - di pochissimi. Forse addirittura di uno solo.
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