
Doveva entrare in vigore il 20 agosto il regolamento Ue che vieta in tutto il territorio dell'Unione europea il commercio dei prodotti derivati dall'uccisione delle foche. Ma i ricorsi presentati da quanti lucrano sul mammifero hanno indotto la Corte di giustizia europea a sospendere il provvedimento, per via dei contenziosi. E' vero che, come ricordano gli animalisti, da una parte paesi come Norvegia, Islanda, Russia, Danimarca (Groenlandia) e Canada continuano con la caccia e il commercio del mammifero; ma dall'altra va detto che il provvedimento Ue "stringe le maglie" bandendo di fatto in tutto il territorio dell'Ue la caccia delle foche e la commercializzazione dei prodotti che ne derivano. Ma se il regolamento per alcuni può essere considerato storico, non è certamente nulla di rivoluzionario per i Paesi Bassi. Almeno per il centro di ricerca e di riabilitazione per foche Zeehondencreche Lenie't Hart di Pieterburen, nella provincia settentrionale di Groningen. Qui, dagli anni Settanta, le foche vengono curate e studiate.
Come spiegano dal centro, «ogni anno vengono portate qui circa 200 foche tra cuccioli ed esemplari adulti malati o feriti». E «per essere in grado di poter garantire alle foche nel modo migliore e più sicuro possibile, ricerca scientifica e personale specializzato sono di vitale importanza». Ed è «per questo motivo che la ricerca è parte integrante dell'attività del Centro dagli anni Ottanta». Ma la ricerca è una parte dell'attività del centro: il centro è nato infatti nel lontano 1971 (quasi 40 anni fa), come "semplice" struttura di cura per le tante foche ferite o impigliate nelle reti che finivano sulle spiagge del posto. Furono i coniugi Wentzel ad avere l'idea di soccorrere e curare gli animali, quando un loro vicino trovò un esemplare ferito su un polder (un tratto di mare asciugato artificialmente attraverso dighe e sistemi di drenaggio dell'acqua, molto diffusi nei Paesi Bassi). Da ospedale col tempo il Zeehondencreche Lenie't Hart è diventato un vero e proprio centro specializzato, con sale operatorie, zone di riabilitazione, laboratori, piscine. E a tutto questo si aggiunge il museo delle foche: un percorso formativo per quanti vogliono conoscere il mammifero, il suo habitat e tutte le caratteristice - oltre al lavoro della struttura - è stato allestito all'interno del centro di ricerca e di riabilitazione per foche di Pieterburen. Qui si possono anche vedere - dall'esterno, attraverso vetrate - i laboratori dove si curano le foche, le sale parto e il "reparto maternità", o anche le vasche dove gli animali nuotano. Ma quello che non si può fare è entrare in contatto con gli "ospiti", perchè «tutte le foche dopo la riabilitazione sono rimesse in cattività». Tradotto: la salvaguardia della specia passa anche e soprattutto attraverso la non interferenza dell'uomo sulla vita dell'animale. Insomma, ormai il centro di ricerca e di riabilitazione per foche Zeehondencreche Lenie't Hart di Pieterburen è un punto di riferimento per tutti: ovviamente olandesi, ma anche animalisti, ricercatori, turisti, studenti (in sette nei Paesi Bassi hanno discusso tesi di laurea o fatto dottorati di ricerca sul centro di Peterburen). Un riferimento, e un esempio.
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