Wednesday, 23 February 2011

«In carcere chi pubblica intercettazioni»

Il presidente del Consiglio rilancia la legge bavaglio e critica la Costituzione: nei pensieri pericolosi di Berlusconi i rischi per l'Italia.

di Emiliano Biaggio

Berlusconi detta la linea e prepare l'agenda dei lavori: da qui in avanti si lavorerà per «l`introduzione di nuove norme di garanzia che scoraggino la pratica di fornire ai giornali il risultato delle intercettazioni, così come avviene in tutti i Paesi civili». Questo vuol dire sanzioni dure, «come avviene negli Stati Uniti, dove chi passa le intercettazioni alla stampava in galera, e ci resta per molti anni». Questo, tradotto, vuol dire legge bavaglio, anche se il presidente del Consiglio parla di normativa per tutelare dalle «violazioni della privacy che si verificano in danno di chi non è neppure indagato». Altro "pallino" del primo ministro è poi la riforma della giustizia, perciò avanti con «procedure per invocare la responsabilità civile dei magistrati» e con la riforma elettorale del Csm, «per ridurre quella che oggi è una politicizzazione eccessiva e inaccettabile». Insomma, occorre intervenire per dare all`Italia «una giustizia degna di un Paese moderno», sostiene Berlusconi. Che senza dirlo, lascia intendere che si dovrebbe rivedere la Costituzione e ridisegnare l'assetto dello Stato. «Al governo- lamenta Berlusconi- resta solo il nome e la figura, l'immagine del potere: chi fa il presidente del Consiglio di potere non ne ha alcuno». Per intenderci, «da imprenditore ero guardato con attenzione e rispetto dai politici, da presidente del Consiglio vi assicuro che non ho poteri». Tanto è vero che «quello che il presidente del Consiglio e il governo avevano concepito come un focoso destriero purosangue, quando esce dal Parlamento è, se va bene, un ippopotamo». Ma, continua Berlusconi, «non è nella disponibilità del governo fare i decreti, ci deve essere l'accordo e la firma del capo dello Stato». La linea tracciata da Berlusconi è chiara: più poteri per sè, meno autonomia e libertà per gli altri. Una linea più compatibile a un golpe che a un democrazia.

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