Ministri che insultano, capi di governo che invitano a violare le leggi e Parlamento che imbavaglia il popolo sovrano. Che accetta di prostituirsi in cambio di pochi spiccioli.
l'e-dittoreale*
Comunque vadano i ballottaggi, una cosa è già chiara: l’Italia ha perso, e gli italiani con essa. Il nostro paese ha perso credibilità, e abbiamo mostrato quanto la corruzione e la prostituzione siano dilaganti. Una lezione di immoralità e illiceità, in uno squallido e triste spettacolo decadente fatto di attacchi beceri e litigi. Berlusconi, promettendo prima di non abbattere le case abusive a Napoli e poi di non far pagare le multe a Milano ha dato l’ennesima lezione di legalità, mostrando come e quanto ormai le regole e il loro rispetto non contino più nulla. Il tutto per conquistare voti in più, inducendo alla corruzione il popolo italiano, che adesso dovrà decidere se vendersi o meno. Con le sue uscite il presidente del consiglio ha dimostrato quanto sia un prodotto di un popolo, per nulla indignato ma anche forse compiaciuto da certe idee che nel resto d’Europa farebbero la morte politica e le dimissioni di molti, forse di tutti. Con Bossi che dà del matto a Pisapia capiamo quale sia il livello culturale dei nostri politici e dei nostri governanti, e ci rendiamo conto quanto il bon ton non rientri nelle eccellenze del Made in Italy. Ancora, un capo di governo che trasmette in contemporanea interviste dal sapore di discorso alla nazione dà il senso della deriva sempre più evidente di questa nostra democrazia malata e incancrenita sì, ma non certo dalla magistratura come invece sostiene Berlusconi. A ulteriore riprova di ciò la Camera blinda con la fiducia il decreto Omnibus, cancellando il referendum su acqua e nucleare e calpestando quella sovranità popolare tanto cara al premier che sempre si dice autorizzato dall’elettorato. Lo stesso elettorato a cui mette il bavaglio negando l’espressione, proprio come intende fare con la stampa. Ma l’ultimo colpo inferto a questo nostro paese l’assesta la Lega, che chiede di spostare dei ministeri da Roma a Milano, rimettendo in discussione un altro pezzo d’Italia e innescando una lite furibonda all’interno della stessa maggioranza. Nel frattempo, mentre si discute di tutto tranne ciò di cui l’Italia avrebbe bisogno, il nostro paese si impoverisce: prima Standard & Poors rivede al ribasso il nostro grado di stabilità e affidabilità finanziaria, poi l’Istat rileva che un italiano su quattro è a rischio povertà. E mentre per i giovani non c’è futuro e probabilmente neanche speranza, per i giovanissimi l’abbandono della scuola è ormai sempre più la regola. Dalla Gelmini nessun commento, probabilmente è impegnata a compiacere sessualmente il premier, lei che ha fatto il giro del mondo e della stampa estera per questo. O forse attende solo la fine di questa campagna elettorale, che mette in mostra ancora una volta il desolante scenario dell’Italia, sempre più venduta al miglior offerente e ormai orfana della propria umana dignità.
*poi editoriale del 27 maggio 2011 per E' la stampa bellezza, su radioliberatutti.it
l'e-dittoreale*
Comunque vadano i ballottaggi, una cosa è già chiara: l’Italia ha perso, e gli italiani con essa. Il nostro paese ha perso credibilità, e abbiamo mostrato quanto la corruzione e la prostituzione siano dilaganti. Una lezione di immoralità e illiceità, in uno squallido e triste spettacolo decadente fatto di attacchi beceri e litigi. Berlusconi, promettendo prima di non abbattere le case abusive a Napoli e poi di non far pagare le multe a Milano ha dato l’ennesima lezione di legalità, mostrando come e quanto ormai le regole e il loro rispetto non contino più nulla. Il tutto per conquistare voti in più, inducendo alla corruzione il popolo italiano, che adesso dovrà decidere se vendersi o meno. Con le sue uscite il presidente del consiglio ha dimostrato quanto sia un prodotto di un popolo, per nulla indignato ma anche forse compiaciuto da certe idee che nel resto d’Europa farebbero la morte politica e le dimissioni di molti, forse di tutti. Con Bossi che dà del matto a Pisapia capiamo quale sia il livello culturale dei nostri politici e dei nostri governanti, e ci rendiamo conto quanto il bon ton non rientri nelle eccellenze del Made in Italy. Ancora, un capo di governo che trasmette in contemporanea interviste dal sapore di discorso alla nazione dà il senso della deriva sempre più evidente di questa nostra democrazia malata e incancrenita sì, ma non certo dalla magistratura come invece sostiene Berlusconi. A ulteriore riprova di ciò la Camera blinda con la fiducia il decreto Omnibus, cancellando il referendum su acqua e nucleare e calpestando quella sovranità popolare tanto cara al premier che sempre si dice autorizzato dall’elettorato. Lo stesso elettorato a cui mette il bavaglio negando l’espressione, proprio come intende fare con la stampa. Ma l’ultimo colpo inferto a questo nostro paese l’assesta la Lega, che chiede di spostare dei ministeri da Roma a Milano, rimettendo in discussione un altro pezzo d’Italia e innescando una lite furibonda all’interno della stessa maggioranza. Nel frattempo, mentre si discute di tutto tranne ciò di cui l’Italia avrebbe bisogno, il nostro paese si impoverisce: prima Standard & Poors rivede al ribasso il nostro grado di stabilità e affidabilità finanziaria, poi l’Istat rileva che un italiano su quattro è a rischio povertà. E mentre per i giovani non c’è futuro e probabilmente neanche speranza, per i giovanissimi l’abbandono della scuola è ormai sempre più la regola. Dalla Gelmini nessun commento, probabilmente è impegnata a compiacere sessualmente il premier, lei che ha fatto il giro del mondo e della stampa estera per questo. O forse attende solo la fine di questa campagna elettorale, che mette in mostra ancora una volta il desolante scenario dell’Italia, sempre più venduta al miglior offerente e ormai orfana della propria umana dignità.
*poi editoriale del 27 maggio 2011 per E' la stampa bellezza, su radioliberatutti.it
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