Show del premier a Crotone: «La sovranità è dei pm di sinistra, maggioranza coesa senza Fini e Casini»
di Emiliano Biaggio
Giustizia, riforme, assetto istituzionale. Silvio Berlusconi è un fiume in piena, tocca tutti i punti caldi della sua agenda politica e torna ad attaccare magistrati ed avversari. A Crotone, dove il presidente del Consiglio si trova per sostenere la candidatura a sindaco di Dorina Bianchi (Udc), Berlusconi infiamma la platea del Palamilone alzando i toni dello scontro: «La sovranità non è più del popolo che attraverso il Parlamento si fa le sue leggi. La sovranità in questo momento, in queste condizioni, con questa malattia della democrazia, è dei pm di sinistra. E questo noi non possiamo tollerarlo». Berluscono si scaglia poi indirettamente contro il capo dello Stato e quella Costituzione che, a suo giudizio, dà pochi poteri al capo del governo. Perciò, scandisce dal palco, «dobbiamo cambiare i poteri del presidente della Repubblica e dobbiamo attribuire dei poteri, come tutti gli altri paesi dell'Europa e dell'occidente, al governo e al presidente del Consiglio». Immediate le reazioni dei principali esponenti politici. A dette del segretario del Pd Bersani «non possiamo andare avanti in questo modo. Bisogna che l'Italia si occupi dei problemi veri e non sempre dei problemi suoi e di questo chiacchiericcio continuo». Proprio al centrosinistra Berlusconi riserva una delle sue stoccate: nel suo intervento calabrese il presidente del consiglio sostiene infatti che «quelli di sinistra sono sempre incazzati» e «si lavano poco». Ma lo show del premier continua, con Berlusconi che torna ad invocare una commissione d'inchiesta contro i magistrati. Un'ipotesi bocciata dal presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini. «Chiedere alla maggioranza che sostiene il governo di approvare una proposta di legge per una commissione parlamentare che deve indagare sui pubblici ministeri che stanno processando il presidente del Consiglio mi sembra che non accada in nessuna democrazia del mondo». Critico anche il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini: «Ma è possibile che chi governo il paese definisca cancro gli altri poteri dello Stato?». Nel suo intervento Berlusconi proprio a Fini e a Casini riserva l'ultimo passaggio, quello relativo alle riforme. «Via Casini e via Fini- afferma- abbiamo finalmente una maggioranza coesa, politicamente compatta, cose che fino ad ora non eravamo riusciti a fare per il veto che ci veniva dato da questi nostri alleati». Adesso, conclude il premier, si potrà procedere alla legge sulle intercettazioni. Come spiega, «siamo biricchini, ma questo fa parte della nostra libertà, del nostro diritto alla privacy che è una parte fondamentale del superiore diritto di libertà. Che lo Stato deve tutelare e garantire».
(editoriale del 13 maggio 2011 per E' la stampa bellezza, su radioliberatutti.it)
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