Il club di quarta divisione del Swindon Town lo ingaggia come allenatore, ma gli sponsor lo scaricano per le sue idee politiche.
di Emiliano Biaggio
Sei fascista? Non ti vogliamo. In Inghilterra non fanno sconti, e Paolo Di Canio adesso paga il conto. Salato. Già, perchè il Swindon Town, formazione appena retrocessa in League Two (la quarta divisione inglese) si era affidata all'ex calciatore di Lazio e West Ham per cercare di risalire la china, ma gli sponsor hanno minacciato di non sostenere economicamente la squadra per via del suo futuro allenatore a questo punto meno certo. «Abbiamo deciso di non sponsorizzare più lo Swindow Town Football Club perchè non possiamo avere rapporti commerciali con un club che ha un allenatore fascista», ha spiegato Andy Newman, segretario di Gmb Union, sindacato e sponsor del Swindon Town che versa al piccolo club 4.000 sterline l'anno.
In Inghilterra, dove Di Canio ha vinto il premio fair play, non dimenticano il saluto romano fatto al termine del derby del 17 novembre 2005. Allora l'interessato spiegò che «ho sempre e solo manifestato a tutti che il mio saluto ha una valenza non politica ma esclusivamente di appartenenza sportiva». Salvo riconoscere che sì, «sono un fascista» ma «non sono un razzista». In Inghilterra, terra non certo in odor di bolscevismo e storicamente imperialista, i fascisti però non li vogliono. In Italia, invece, ce li abbiamo ancora tutti. Nonostante siano fuorilegge.
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