Erano gli inizi del 2008, e si iniziava a parlare di crisi e recessione. Ma soprattutto non si riusciva a capire quando il mondo sarebbe uscita dal peggior periodo dal dopoguerra a oggi. In questa brene intervista "d'archivio" al premio Nobel per l'economia Robert Engle ancora l'attualità dell'incertezza.
Intervista di Emiliano Biaggio*
La crisi economica c’è, e negli Stati Uniti sembra già aver raggiunto proporzioni più che preoccupanti. Questa l’analisi del premio Nobel per l’economia, Robert Engle che, a margine del forum di Cernobbio, spegne l’ottimismo del presidente americano George Bush.
Professore, ieri la Bear Stearns ha rivelato di essere in crisi di liquidità: c’è da preoccuparsi? Non possiamo rimanere indifferenti, perché significa che negli Stati Uniti si comincia ad avere una crisi dei crediti. E questo contribuisce ulteriormente all’incertezza sui mercati finanziari. Questa crisi è dovuta al crollo dei mutui subprime?.
«Non solo. E’ un po’ tutta l’economia statunitense ad aver problemi. Sicuramente quello del settore immobiliare è un fattore di non poco conto, ma non dimentichiamo che l’economia interna è in difficoltà. Abbiamo avuto una crescita nel settore delle esportazioni ma, al contempo, abbiamo assistito ad un declino dei settori interni. Occorre lavorare su questi fattori macroeconomici, perché l’incertezza macroeconomia per il mondo della finanza».
Il presidente Bush ha cercato di rassicurare dicendo che tornerà la crescita…
«Certo, i mercati si riprenderanno anche se è un momento difficile. Ci troviamo in un periodo turbolento, che potrebbe divenirlo anche di più».
Quando finiranno queste turbolenze economiche?
«Difficile dirlo. Potrebbero durare a lungo, ma la verità è che non lo sappiamo».
*intervista del 15 marzo 2008
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