Si incrina l'asse Pdl-Lega dopo il sì all'arresto per il deputato berlusconiano. Il premier ammette e promette. «Problemi con la Lega, ma andremo avanti», dice. Ma i dubbi restano.
l'e-dittoreale
Alfonso Papa, Marco Milanese, ministeri al nord, missioni all'estero, decreto rifiuti: l'estate non è mai stata così rovente per Silvio Berlusconi, scosso con tutto il suo esecutivo dalle vicende giudiziarie e dalle liti interne alla maggioranza. Divisioni tra Pdl e Lega, scontri all'interno dei due partiti, con il Carroccio al momento al governo che vorrebbe diventare di governo. Il presidente del Consiglio vede traballare il suo esecutivo, vede un calo nei consensi, sarà anche per questo che in un vertice a palazzo Grazioli con i coordinatori regionali lascia filtrare sondaggi che vedrebbero il suo partito in vantaggio, anche se per due soli punti percentuali. Ma qualcosa non va, ed è lo stesso Berlusconi a riconoscerlo, lamentando «problemi con la Lega, che sull'inchiesta della P4 non ha rispettato gli impegni». Inchiesta P4, filone di indagini su nomine pilotate, informazioni e carpite e confezionate ad arte. Gli inquirenti chiedono l'arresto del deputato Pdl Alfonso Papa, e la Camera dice sì grazie ai voti della Lega. 319 voti a favore, per un voto che getta in un silenzio irreale l'Aula di Montecitorio e sancisce la crisi. Berlusconi prima batte un pugno sul tavolo, non riuscendo a trattenere l'ira, quindi ostenta sicurezza: «Il governo va avanti, è più solido di prima», assicura, e il leghista Calderoli rassicura: «Berlusconi mangerà il panettone e pure la colomba». Si va avanti, insomma. Ma il governo è nel caos: sul decreto rifiuti alla Camera il ministro Prestigiacomo vota a favore di una parte di una mozione dell'Idv, gli altri componenti del governo presenti in Aula votano contro, sconfessando Prestigiacomo che nel frattempo si astiene. E' la sintesi dello stato confusionale in cui versa un esecutivo di fatto ricattata dalla Lega, che voleva e ha ottenuto il rinvio del testo in commissione per lasciar morire un decreto fortemente contestato.
Ma l'asse Pdl-Lega è incrinata anche sui ministeri al nord: il Carroccio, dopo tanti annunci e minacce, ha inaugurato tre uffici ministeriali a Monza. Un fatto più simbolico che altro (c'è un solo computer), ma che basta a rendere i rapporti di forza all'interno della maggioranza, dove Berlusconi appare in un angolo. L'immagine del premier solo alla conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri mostra bene la solitudine di un Berlusconi visibilmente provato e che dovrà superare ostacoli insidiosi: il decreto sul rifinanziamento delle missioni all'estero, su cui la Lega sembra fortemente orientata a votare contro, e la richiesta di arresto per Mario Milianese, l'ex braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti accusato di corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e associazione a delinquere. Anche per lui la Lega quasi certamente voterà per l'arresto, a meno di concessioni dell'ultima ora. Tutto è dunque in sospeso: si tratta di capire come finirà il confronto/scontro interno alla Lega tra maroniani e fedelissimi di Bossi, e quanto Berlusconi sarà disposto a cedere alle pretese degli alleati. Intanto, mentre nel Pdl si cerca un rilancio in grande stile del partito, Berlusconi annuncia la salita al Colle per proporre il nome del nuovo ministro della Giustizia, dopo aver annunciato l'approvazione definitiva della riforma istituzionale per il 4 settembre. Si tratta di una domenica: un lapsus che ha dell'incredibile, e che per l'opposizione mostra «il disfacimento di questo governo». «C’è piena collaborazione e la volontà di andare avanti con le riforme», assicurano dal governo. Il difficile è capire in che modo.
l'e-dittoreale
Alfonso Papa, Marco Milanese, ministeri al nord, missioni all'estero, decreto rifiuti: l'estate non è mai stata così rovente per Silvio Berlusconi, scosso con tutto il suo esecutivo dalle vicende giudiziarie e dalle liti interne alla maggioranza. Divisioni tra Pdl e Lega, scontri all'interno dei due partiti, con il Carroccio al momento al governo che vorrebbe diventare di governo. Il presidente del Consiglio vede traballare il suo esecutivo, vede un calo nei consensi, sarà anche per questo che in un vertice a palazzo Grazioli con i coordinatori regionali lascia filtrare sondaggi che vedrebbero il suo partito in vantaggio, anche se per due soli punti percentuali. Ma qualcosa non va, ed è lo stesso Berlusconi a riconoscerlo, lamentando «problemi con la Lega, che sull'inchiesta della P4 non ha rispettato gli impegni». Inchiesta P4, filone di indagini su nomine pilotate, informazioni e carpite e confezionate ad arte. Gli inquirenti chiedono l'arresto del deputato Pdl Alfonso Papa, e la Camera dice sì grazie ai voti della Lega. 319 voti a favore, per un voto che getta in un silenzio irreale l'Aula di Montecitorio e sancisce la crisi. Berlusconi prima batte un pugno sul tavolo, non riuscendo a trattenere l'ira, quindi ostenta sicurezza: «Il governo va avanti, è più solido di prima», assicura, e il leghista Calderoli rassicura: «Berlusconi mangerà il panettone e pure la colomba». Si va avanti, insomma. Ma il governo è nel caos: sul decreto rifiuti alla Camera il ministro Prestigiacomo vota a favore di una parte di una mozione dell'Idv, gli altri componenti del governo presenti in Aula votano contro, sconfessando Prestigiacomo che nel frattempo si astiene. E' la sintesi dello stato confusionale in cui versa un esecutivo di fatto ricattata dalla Lega, che voleva e ha ottenuto il rinvio del testo in commissione per lasciar morire un decreto fortemente contestato.
Ma l'asse Pdl-Lega è incrinata anche sui ministeri al nord: il Carroccio, dopo tanti annunci e minacce, ha inaugurato tre uffici ministeriali a Monza. Un fatto più simbolico che altro (c'è un solo computer), ma che basta a rendere i rapporti di forza all'interno della maggioranza, dove Berlusconi appare in un angolo. L'immagine del premier solo alla conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri mostra bene la solitudine di un Berlusconi visibilmente provato e che dovrà superare ostacoli insidiosi: il decreto sul rifinanziamento delle missioni all'estero, su cui la Lega sembra fortemente orientata a votare contro, e la richiesta di arresto per Mario Milianese, l'ex braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti accusato di corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e associazione a delinquere. Anche per lui la Lega quasi certamente voterà per l'arresto, a meno di concessioni dell'ultima ora. Tutto è dunque in sospeso: si tratta di capire come finirà il confronto/scontro interno alla Lega tra maroniani e fedelissimi di Bossi, e quanto Berlusconi sarà disposto a cedere alle pretese degli alleati. Intanto, mentre nel Pdl si cerca un rilancio in grande stile del partito, Berlusconi annuncia la salita al Colle per proporre il nome del nuovo ministro della Giustizia, dopo aver annunciato l'approvazione definitiva della riforma istituzionale per il 4 settembre. Si tratta di una domenica: un lapsus che ha dell'incredibile, e che per l'opposizione mostra «il disfacimento di questo governo». «C’è piena collaborazione e la volontà di andare avanti con le riforme», assicurano dal governo. Il difficile è capire in che modo.
No comments:
Post a Comment