Berlusconi invoca maggiore privacy, il Guardiasigilli traduce: accelerare l'approvazione del ddl sulle intercettazioni alla Camera.
di Emiliano Biaggio
La legge bavaglio non è affatto morta, anzi è più viva che mai. Dopo gli sviluppi del filone d'indagine sul caso Tarantini che vedono il presidente del Consiglio al centro di un presunto giro di prostituzione e concessione irregolare di appalti, la legge con cui vietare la pubblicazione degli atti giudiziari e delle intercettazioni torna di attualità nell'agenda politica di una maggioranza e di un Governo ancora una volta piegati alle logiche personali e personalistiche del Cavaliere. Quindi avanti tutti con la legge bavaglio. Niente decreti, perchè non passarebbero il vaglio del presidente della Repubblica, lavorare quindi su quell'impianto di legge che venne bloccato dai finiani ma su cui adesso si può trovare terreno fertile grazie a Scililpoti e ai "responsabili". La linea - che suona come vera e propria parola d'ordine - la detta il ministro della Giustizia, Nitto Palma: «Accelerazione dell'iter di approvazione del ddl intercettazioni, che giace alla Camera».
Il testo prevede il divieto di pubblicazione anche parziale di atti coperti da segreto e, fino alla fine delle indagini preliminari, di tutti gli atti non coperti da segreto. Questo riguarda ogni tipo di atto (conversazioni telefoniche, mail, messaggini, lettere, ordinanze emesse). Previste multe salate per i giornalisti e i direttori dei giornali che pubblicano ogni tipo di atto, la sospensione fino a tre mesi dall'attività lavorativa e anche il carcere. Provvedimenti per il centrodestra sacrosanti. Come spiega Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, la situazione è «del tutto inaccettabile», in Italia si assiste a «una nuova edizione del Grande Fratello» da «limitare».
Cicchitto, come Palma, fa quadrato attorno a Berlusconi, che vuole lasciare l'Italia e gli italiani nel silenzio più assoluto. «Tutti abbiamo diritto a fare degli umani sfoghi se parliamo al telefono con altre persone», afferma il premier ad Atreju. «Un Paese senza privacy, dove le conversazioni sono ascoltate e anche sfornate sui giornali - sottolinea - non è un Paese completamente libero». Del resto, torna ad attaccare il Cavaliere, «oggi il potere sovrano non e' più dei cittadini ma è dei magistrati di Magistratura democratica». Federico Palomba, capogruppo Idv in commissione Giustizia alla Camera, rassicura: «Nessuna accelerazione al bavaglio, semmai un freno», perchè «sarebbe criminale privare la magistratura di uno strumento di indagine essenziale». Il problema, però, come riconosce lo stesso Palomba, è che «da questa maggioranza, che non esita a presentare una legge vergogna che garantisce l'immunita' ai criminali come il processo lungo, non ci si puo' aspettare nulla di buono».
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