Sunday, 4 December 2011

bLOGBOOK - Leuven

Leuven

Leuven, altra città dal glorioso passato che la storia ha consegnato alla memoria degli studiosi. Come per altre città delle Fiandre quali Mechelen o Brugge, anche Leuven ha conosciuto un inarrestabile declino che l'ha portata ad essere oggi una delle città forse minori del Belgio e di questo angolo d'Europa. Ma anche se la storia moderna e odierna non si avvicina ai fasti dei secoli andati, oggi Leuven ha saputo comunque mantenere interessi economici tali da rappresentare ancora un punto di vivace interesse. Qui ha infatti seda la AbInBev, multinazionale delle bevande alcoliche e analcoliche. Frutto della fusione tra il colosso belga InBev e la statunitense Anheuser-Busch (oltre una decina di birrifici su suolo Usa), la multinazionale possiede, tra gli altri, i marchi Beck's, Budweiser, Stella Artois, Staropramen, Leffe, Hoegaarden e Jupiler. In totale si contano 14 marchi diversi, per un fatturato complessivo superiore al miliardo di dollari l'anno. Se Brugge è considerata al capitale del cioccolato, Leuven è considerata la capitale della birra. Leuven, insomma, oggi è un marchio, ma ancora risente del potere che ebbe in passato: il potere spirituale. La chiesa e la cristianità qui come in nessun altro posto dell'attuale Belgio arrivarono con tutta la loro forza. A Leuven sorge la più grande e la più antica università della regione dei Paesi Ba
ssi (comprendente gli attuali Paesi Bassi, Belgio, Lussemburo, e parte di Germania occidentale e Francia meridionale), al tempo stesso la più antica università cattolica del mondo ancora operante e, con i suoi quasi 37.000 iscritti, la più frequentata dell'area dei Paesi Bassi. L'università risale al 1425, e trovò l'approvazione e il consenso di papa Martino V, il pontefice che pose fine allo scisma d'occidente. Rimase attiva fino al 1797, ed ebbe Giansenio tra i docenti e i rettori dell'ateneo, rifondato nel 1834 e smembrata successivamente in due. A seguito di conflitti tra fiamminghi e valloni, nel 1968 i francofoni trasferirono parte dei corsi nell'università cattolica di Louvain a Louvain-la-Neuve (la nuova Leuven). Il pontefice che mise fine allo scisma dopo la cattività avignonese patronicò l'università poi smembrata a causa di contrasti tra comunità linguistiche, le stesse divisioni del Belgio di oggi: la storia di ieri ha importanti analogie con quella di oggi, a quanto sembra. E non solo qui in Belgio, a ben vedere. Ma qui si può toccare ancora meglio con mano. Evidentemente tutta la sapienza profusa per le vie di questa città non è servita a far germogliare il seme della saggezza. La statua del Fonske, lo studente con libro in mano che si rovescia sul capo un bicchiere d'acqua - allegoria del fluire del sapere e della conoscenza - è sparita, rimossa per i lavori che stanno facendo tutt'intorno alla Grote markt, la piazza principale della città. Una rimozione che sembra quasi testimoniare la perdita della cultura di questo paese sempre più in crisi di identità.
Non sono stato fortunato: il Fonske è stato rimosso, in mezzo alla piazza c'è un cantiere ed è quindi inaccessibile. E anche Ladeuzeplein, la piazza che si apre davanti alla monumentale biblioteca dell'università, l'allestimento del mercato natalizio rappresenta un altro cantiere che non consente di vedere e vivere questo spazio. Ma resta sempre possibile visitare i beghinaggi di Leuven: il piccolo e il grande. Il primo è un'insieme di piccole abitazioni tutte bianche, dal tetto aguzzo mansardato, raccolte lungo una sola piccola strada, l'unica conservata del beghinaggio originario andato distrutto e perduto nel tempo. Risale infatti al 1206, anno in cui venne terminata la chiesa di S
anta Gertrude (Sint-Geertruikerk), attorno a cui il beghinaggio si sviluppava. Quello che invece ancora è ben conservato il Groot Begijnhof, il grande beghinaggio, un vero e proprio quartiere tutto strade acciottolate e case in mattoncini rossi. Con le sue piccole viuzze e le piazzette raccolte, sembra quasi una città nella città, recuperata solo negli anni Sessanta del XX secolo dopo aver sofferto per secoli l'incuria e l'abbandono. Alla fine fu l'università a comprare il quartiere e a restaurarlo: oggi conta quasi 100 case e circa 300 appartamenti, alcuni dei quali privati altri per studenti. L'area è infatti adibita a campus universitario e offre alloggio agli studenti (fuorisede ed Erasmus, senza distinzione alcuna) e alle personalità ospiti dell'ateneo. Risalente alla prima metà del XIII secolo, è oggi il più grande beghinaggio conservato in Europa, ed eletto dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
La domenica, come sempre, è per queste città un giorno di poca vitalità. Negozi chiusi, strade quasi deserte, biciclette ammassate ovunque ma nessun proprietario pronte a usarle. Il cielo grigio dona un'atmosfera ancor più spettrale a una città fantasma, dove il silenzio è interrotto solo da qualche rintocco di campana o da qualche autobus che passa due parallele più in là. Leuven mostra comunque sè stessa rendendo omaggio ai grandi nomi che a questa città sono legati: in punti diversi della città sorgono infatti statue bronzee di Erasmo e di Justo Lipsio. Il primo, è il famoso Erasmo da Rotterdam, olandese di nascita, fiammingo d'adozione. Umanista e teologo, qui soggiornò per un breve periodo nel 1514, prima di rifugiasi a Basilea. A Leuven morì invece Giusto Lipsio, umanista e filosofo, grande esperto e studioso di filosofia del diritto. Divenuto famoso per la sua opera di sintesi tra il pensiero di Machiavelli e quello di Tacito, Lipsio concepì un principato dove un solo uomo regna lasciando piena dignità delle istituzioni. Machiav
elli agiva in contesti di comuni, signorie e principati in lotta tra loro, Tacito scriveva in periodo di impero e imperatori. Nessuno poteva concepire ordinamenti come quelli di oggi, ma Lipsio operò una sintesi che dava centralità alle istituzioni, e per questo l'Ue ha deciso di intitolare proprio a Lipsio il palazzo sede del Consiglio europeo. Subito dietro la piazza del mercato (Grote markt), si apre la piazza del mercato vecchio (Oude Markt), una piazza particolare che si sviluppa per lungo, un profondo spazio rettangolare delimitato dagli edifici e dai tavoli che su questo spiazzo si affacciano. Su un lato una gradinata che corre lungo l'intero tracciato della piazza, forma un camminamento rialzato, pedana per quanti vogliono gustarsi una birra dall'alto.
Cammino ancora per questa singolare città dove antico e moderno vivono insieme in una commistione di stili che dà più l'idea di confusione che di fusione: le classiche case con tetti a gradoni si accompag
nano ad edifici in vetro cemento, cubi sgraziati nella forme e nel colore rispetto all'eleganza dell'archietettura tradizionale. Una singolare fontana posta al lato della strada cattura la mia attenzione: una donna nuda scolpita nel bronzo distesa su una lastra è posta al centro dello zampillo azzurro, forse a raffigurare la vita e la fecondità che porta con sè l'acqua. Un altro capolavoro moderno di questo mondo dall'imperscrutabile futuro. Come per il futuro di chiunque. Pensando a questo imbocco la via del ritorno.

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