Saturday, 11 February 2012

bLOGBOOK - Halle

Halle

Halle. Perchè mai un uomo dovrebbe giungere in un posto simile? Un paese come tanti, nè migliore nè peggiore di altri. Un posto tranquillo dove la vita scorre calma e piacevole. Nessuna attrazione artistica, nessuna eredità culturale di rilievo, a parte Adrien-François Servais: il noto violoncellista belga, tra i più influenti musicisti dell'Ottocento, era natio di Halle. E ad Halle tornò a vivere gli ultimi anni di vita. Ma questo da solo può non essere un motivo sufficientemente valido per fare di questo comune fiammingo di confine una destinazione pre-stabilita. Il viaggio e lo spirito del viaggiatore, però, non hanno che il mettersi in movimento. E allora via alla stazione, studiare il tabellone dei treni in partenza, e salire su uno di quelli che chiuderà le porte per prima e andare all'avventura. Halle: appena 15 minuti dalla stazione centrale di Bruxelles. Che mai ci sarà lì? La risposta è la destinazione stessa.

Il freddo è di quelli che stordisce, ma il sole suggerisce di uscire a godersi il bel tempo. Che è davvero bello. Peccato solo le temperature tipicamente del nord. Qui in odor di Vallonia c'è davvero poco da vedere, e neppure la basilica di San Martino - quella che è forse l'unica attrazione - si lascia ammirare: si lavora contro il tempo, per riportarla allo splendore orginario. Le impalcature, all'interno e all'esterno, nascondono a fedeli e visitatori di vedere la chiesa nella sua interezza, mentre alla pareti quasi disadorne quadri che necessitano di restauri attendono di essere rimessi a nuovo. All'esterno la grande statua di Servais, posta al centro della piazza grande, contempla - violoncello in mano - la vita che scorre in Grote Markt. Una mamma e un papà giocano a palla col proprio figlio, un gruppetto di ragazzi passa ridendo, una coppia entra in uno dei caffè che si affacciano sullo slargo. Nessuno si ferma. Dietro l'angolo le vie dello shopping richiamano tutto il flusso umano, per una città che si mostra per quello che è: calma, ordinata e viva.
Appena ai margini di questa pulsante attività umana Halle è invece più raccolta: le persone si ritrovano al chiuso, per lo più. Come entro vengo scrutato da testa a piedi da tutti i pochi presenti: a un tavolo quattro persone giocano a carte, a un altro tre anziani discutono tra loro, mentre accanto ai giocatori una donna non più nel fiore degli anni legge il suo libro in compagnia di un calice di birra. Un cane sonnecchia in un cesto posto davanti alla stufa in ghisa posta sul fondo dell'ampia stanza che racchiude il bar. I presenti parlano e ridono con il proprietario oltre il bancone: si capisce che i clienti sono abituali, e probabilmente ormai sono anche più di semplici clienti. La scena ha un che di domestico, familiare. Probabilmente forestieri non se ne vedono, da queste parti. O forse non ne ricordavano più uno da tempo, almeno in questo bar. Il caffè caldo aiuta e non poco a ritrovare un pizzico di vitalià, e non solo per via della caffeina. Ma è già tempo di andare. Si è alzato il vento, e il sole può davvero poco contro quest'aria gelida. Non è più il momento di girare, e il canale Charleroi-Bruxelles è lì a ricordarlo. Il canale che attraversa la città è ancora la culla del gelo: sulla superficie del corso d'acqua tante gigantesche lastre di ghiaccio offrono immagini degne di paesaggi polari. Il canale ha ripreso a scorrere, ma c'è da scommettere che a breve tornerà ad essere un'unico immobile blocco solido.
Dal finestrino il paesaggio scorre via lentamente: questo è un treno che ferma in tutti i paesini di quest'angolo di Fiandre. Si potrebbe scendere in ognuno di essi, tanto le stazioni sono comprese nel prezzo della tratta. E' una buona idea, ma tenere per un'altra giornata. O forse, per una diversa stagione. Gli alberi spogli brillano illuminati dal sole: sì, presto o tardi tornerà la primavera.

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