Tuesday, 27 March 2012

L'Ocse: «La crisi non è finita, permangono rischi»

Gurria chiede un fondo salva stati «credibile» e ipotizza più poteri per la Bce. «Maggior ricorso alla Banca centrale europea»

di Emiliano Biaggio

 La crisi è tutt'altro che superata. «Permangono rischi elevati per diversi paesi, e la fiducia è debole». Desta quindi «preoccupazione» l'attuale situazione. L'allarme arriva dall'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che invita a non abbassare la guardia e, al contrario, a lavorare fin da subito per contrastare una crisi che ancora attanaglia le economie e le borse di tutto il vecchio continente e non solo. Lavorare da subito, precisa Miguel Angel Gurria, segretario generale Ocse, significa già a partire dal prossimo consiglio Ecofin in programma a Copenhagen a fine e mese e all'interno della riunione dell'Eurogruppo che si terrà in quel contesto. Il riferimento, neanche troppo implicito, è al nuovo fondo salva stati - l'Esm (European stability mechanism, in italiano Meccanismo europeo di stabilità) - su cui si dovrebbe decidere per una dotazione finanziaria maggiore. Gurria invita a togliere però condizionali e condizioni, e a garantire più fondi senza se e senza ma.
   «L'attuale livello di impegno dei fondi di salvataggio - avverte - non è abbastanza per ripristinare la fiducia dei mercati». Per cui la soluzione migliore sarebbe «un firewall credibile». Di fronte a quanti non vorrebbero impegnare fondi aggiuntivi per l'Esm, Gurria ricorda che  «Quando si ha a che fare con i mercati bisogna sempre oltrepassare le attese, altrimenti i mercati mordono». Tradotto: se i mercati si aspettano che sul piatto vengano messi 900 miliardi di euro non si può pensare di metterne 750, semmai «un triliardo» (1.000 miliardi). Oltre agli interventi per l'immediato serve una nuova strategia a più ampio respiro. IN tal senso il segretario generale dell'Ocse indica due ulteriori azioni da intraprendere: un maggior ricorso alla Bance centrale europea e un risanamento sostenibile delle banche. «Un intervento più diretto della Bce è una strategia che ancora non è stata pienamente esplorata», fa notare Gurria. «Quelli che stiamo vivendo sono tempi duri», e in ragione di ciò «bisognerebbe ricorrere a tutte le istituzioni» presenti. Inoltre «per la ripresa l'Europa ha bisogno di un settore bancario forte, ma occorre che sia ben ricapitalizzato e abbia un miglior portafoglio».

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