Prima Barroso poi la sua portavoce dicono a chiare lettere che ormai l'ipotesi non è più così remota. Anzi.
di Emiliano Biaggio
Grecia sì, Grecia no? Grecia nell’Euro o fuori? Da giorni le domande sul futuro del paese ellenico non fanno che ripetersi con una sempre crescente insistenza. Tutti o quasi sono ormai pronti a scommettere che il paese possa abbandonare la moneta unica, e anche in Commissione Europea non sembrano essere più tanto sicuri sul futuro di Atene. Il presidente della stessa Commissione, Josè Manuel Barroso, solo tre giorni fa aveva detto quasi spazientito che «se un membro del club non rispetta le regole è meglio che se ne vada».
Oggi il copione non cambia. Se da una parte la portavoce di Barroso, Pia Ahrenkilde-Hansen, fa sapere che «vogliamo che il futuro della Grecia sia nell’Euro», dall’altra però lascia intendere che un’Eurozona senza greci può non essere così inevitabile. «Sulla Grecia ci sono diversi interrogativi, e tutte le risposte devono arrivare dalla Grecia. L’auspicio è che le risposte di Atene permettano al paese di rimanere nell’Euro». Parole chiare, che lasciano intendere come in caso di fallimento del piano A, sul tavolo ci sia un piano B che prevede un’Europa a sedici. Certo è che il tema crea non pochi imbarazzi all’esecutivo di Bruxelles. Perché in conferenza stampa Pia Ahrenkilde ha avuto il suo bel da fare per cercare di spostare l’attenzione (e soprattutto le domande dei giornalisti presenti) su altri temi. Ciò non sorprende: dopo tutto questo lavoro sulla Grecia, vertici e riunioni, prestiti e missioni, come fare a spiegare che la Grecia è vicina all’abbandono dell'Euro e la politica Ue su Atene prossima al fallimento?
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