Il Consiglio di stato boccia il decreto che avrebbe fatto pagare le tasse al Vaticano.
di Emiliano Biaggio
Ancora una volta la Chiesa la sfanga: il Consiglio di Stato boccia il decreto del ministero dell'Economia per l'applicazione dell'Imu (l'Imposta municipale sugli immobili) sugli enti non commerciali, e quindi anche sulla Chiesa. Il decreto, secondo l'organismo di giustizia, in molte parti «esula» dalle competenze che erano state affidate dalla legge sulle liberalizzazioni. Una legge che prevede, tra le altre cose, che per gli immobili ad utilizzo misto (commerciale e non) l'Imu vada pagata dal 2013 in proporzione all'uso non commerciale per come risulta dalla dichiarazione dei proprietari. Che significa? Semplice: in base alle normative attualmente in vigore, basta che un qualsiasi esercizio commerciale e non abbia una cappella per non versare l'Imu. Il governo Monti (e sorprende che sia questo esecutivo, di estrazione fortemente cattolica) ha tentato di ovviare a tutto questo cercando di far pagare una volta per tutte le tasse alla Chiesa. Ma l'ha fatto maldestramente, secondo la Corte dei conti. Il governo Monti, si legge nel parere dei giudici, «ha compiuto alcune scelte applicative, che non solo esulano dall'oggetto del potere regolamentare attribuito, ma che sono state effettuate in assenza di criteri o altre indicazioni normative atte a specificare la natura non commerciale di una attività». Il governo, in sostanza, si è spinto ben oltre le proprie competenze e le proprie prerogative. Il titolare del Tesoro non fa una piega: l'obiettivo di questo esecutivo, ribadisce Vittorio Grilli, resta quello di «assoggettare tutti i soggetti» al regime di imposizione Imu, anche perchè sull'Italia pende una procedura d'infrazione della Commissione europea per i regimi di esenzione fiscale, considerati distorsivi della concorrenza. Intanto il Vaticano continua a godere di quella intoccabilità che appare oggi più che mai rinnovata e oggi più che mai a dir poco intollerabile. Milioni di cittadini in tutto il mondo fanno i conti con la crisi, mentre pochi alti prelati vivono di sfarzi e privilegi: dopo secoli di indegna storia ecclesiastica sarebbe il caso di mettere una parola fine a tutto questo. Invece sembra quasi un comandamento: niente Ici e niente Imu per i beni del Vaticano. Una bestemmia, di questi tempi.
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