Wednesday, 7 November 2012

Lo storico presidente negli Usa del sogno infranto

Obama rivince le elezioni: dopo essere stato il primo afro-americano ad arrivare alla Casa Bianca è anche il primo afro-americano che riesce a restarci. Alimentando l'american dream oggi spento.

l'e-dittoreale

Gli Stati Uniti hanno ancora il loro presidente, è vero, ma non hanno più troppa convinzione nel loro traghettatore. Barack Obama ha vinto ancora, ha riaffermato il mito del sogno americano, e mai come ora il grande paese a stelle strisce ha bisogno del suo sogno, di sapere che tutto si può fare, anche uscire da questa crisi della quale non si intravede mai la fine. Il risultato elettorale mostra un paese diviso e disamorato: il margine di vantaggio con cui Obama ha ottenuto la conferma alla Casa Bianca mostra la disaffezione dell'elettorato statunitese, comunque mai particolarmente partecipante. Il presidente rieletto ha perso nove milioni di voti rispetto alla precedente tornata elettorale, e ha staccato il rivale - lo sfidante repubblicano Mitt Romney - di appena tre punti percentuali. Ciò significa che gli Stati Uniti di oggi sono un paese diviso un due, almeno quello che è andato a votare. Un paese in bilico tra voglia di certezze e tentazioni di cambiamento, e provato dalla normale sfiducia che colpisce quandi si vive una crisi di cui non si vede la fine: così si spiega il testa a testa Obama-Romney, che dietro di sè un contesto politico delicato per un paese che cerca governabilità per ripartire. La spaccatura del paese è leggibile nella composizione del Congresso federale, per metà repubblicano (la Camera dei rappresentanti) e per metà democratico (Senato). Un dato che renderà la vita non certo facile a Obama, che sulle ali dell'entusiasmo si lascia scappare promesse forse troppo facili. «Finirò quello che ho iniziato». Davvero? Il primo mandato di Obama ha mostrato bene le difficoltà e i limiti che ha incontrato lo storico presidente afro-americano, che alla fine ha raccolto molto meno di quanti tutti si aspettassero (o forse anche qualcosa in più, se pensiamo al Nobel per la pace). «Prego Dio che sappia governare bene l'America», il commento dello sconfitto Romney. Con i numeri e le forze di cui dispone Obama governare sarà tutt'altro che semplice, e l'entusiasmo - che pure conta per un paese depresso - da solo non basta. Obama lo sa bene. Le sue parole non sono casuali. «Lavorerò con Romney», ha detto. «Lavorerò con i leader di entrambe gli schieramenti per affrontare quelle sfide che possiamo risolvere solo insieme». E' la democrazia che permette il dialogo. E' la democrazia imperfetta che il dialogo lo impone. Obama, dovendo cedere in passato, ha perso il suo fascino. Saprà ripagare la (diminuita) fiducia dell'elettorato? Ha a disposizione quattro anni per dimostrare di essere un sapiente traghettatore per un paese che si sente sempre più alla deriva.

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