Tuesday, 22 January 2013

«Disimpegno vietato, i cattolici vadano a votare»

Appello della Cei nel bel mezzo della campagna elettorale. Bagnasco e la Chiesa cercano i voti degli indecisi, scrivendo l'agenda politica dei candidati.

Angelo Bagnasco, presidente Cei
di Emiliano Biaggio

L'elettorato cattolico deve far sentire la propria voce, e i politici credenti devono convergere sui grandi temi etici. In piena campagna elettorale la Chiesa torna a parlare ai fedeli, portatori di valori, credenze e soprattutto voti. I vescovi scelgono la stampa vaticana per parlare, come sempre fanno, agli italiani. In un'intervista a Famiglia Cristiana il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, si rivolge ai milioni di cittadini che a fine febbraio saranno chiamati a votare il nuovo Parlamento e, con esso, a contribuire alla formazione del nuovo governo. Nel clou della campagna elettorale, e con i sondaggi che hanno iniziato a dare indicazioni ben chiare e precise, la Santa Sede - come sempre avviene in questi casi - irrompe nella scena politica italiana. Con il pretesto di rivolgersi ai fedeli, la libera Chiesa in libero Stato ancora una volta manda il proprio messaggio politico-elettorale con chiare indicazioni da manifesto di partito. «Circola spesso l'immagine di un Paese disamorato, privo di prospettive, quasi in attesa dell'ineluttabile», esordisce Bagnasco. «La crisi economica e sociale è però il sintomo drammatico di uno spaesamento più profondo. L'effetto è un ripiegamento sul privato e una fuga nella demagogia che allontana la possibilità di un cambiamento. Ma a un cattolico quest'atmosfera di disimpegno non è consentita e partecipare con il voto è già un modo concreto per non disertare la scena pubblica». I fedeli ancora una volta non sono invitati ad andare in Chiesa e seguire la messa, ma a votare secondo coscienza cristiana e indicazione ecclesiastica. Analogamente viene trattato anche l'elettorato passivo, a cui il presidente della Conferenza episcopale italiana dà precise indicazioni politiche. «La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili». Bagnasco ricorda quindi che «l'insignificanza si produce quando all'appartenenza dichiarata non segue un'azione centrata sui valori di riferimento dell'antropologia cristiana e si perseguono logiche più vicine al proprio tornaconto che al perseguimento del bene comune». Se si è fedeli per davvero, si servono umilmente e incondizionatamente i propri leader, e se ne seguono ed eseguono gli ordini. La libera Chiesa in libero Stato impartisce le sue disposizioni: le guardie svizzere in borghese certamente risponderanno. Infine, forte del passato esattoriale e indulgente del suo paese, Bagnasco ricorda l'importanza del rispetto fiscale. «Non esiste una legge "ad ecclesiam". La Chiesa le tasse finora le ha pagate, contrariamente a ciò che si dice e si scrive. Evadere le tasse è peccato». Infrangere uno dei dieci comandamenti ("non dire falsa testimonianza"), per un credente lo è anche di più.

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