Le amministrazioni comunali dove hanno sede cinque club avrebbero favorito le loro squadre con aiuti di stato illegali. Coinvolto anche Psv.
di Emiliano Biaggio
Il calcio olandese finisce nel mirino
dell’Antitrust europeo per presunti aiuti di stato ai club militanti in
Eredivisie ed Eerste divisie, la massima serie e il campionato cadetto
del calcio dei Paesi Bassi. Ben cinque i club professionistici sotto
inchiesta, tra cui il Psv, uno tra i più titolati a livello nazionale e
tra i più noti sul palcoscenico calcistico internazionale. Ma non c’è
solo il club di Eindohoven nel mirino della Commissione europea: si
indaga anche sulle squadre Willem II e NEC (attualmente in Eredivisie), MVV
e Den Bosch (in Eerste divisie). Per tutte le cinque compagini
calcistiche la contestazione sollevata dalla Commissione Ue è la stessa:
presunti interventi dei rispettivi comuni di appartenenza che hanno
portato vantaggi alle squadre locali. Oltre alla presunta irregolarità
dei tali interventi, «nessuna di queste misure, prese nel 2010 e nel
2011, è stata notificata alla Commissione europea», spiega la direzione
generale per la Concorrenza.
Nel 2010 il comune di Nijmegen ha
riscattato un debito di 2,2 milioni di euro contratto dalla squadra
della città, il NEC. Nello stesso anno il comune di Maastricht ha
rinunciato a un credito di 1,7 milioni di euro maturato con la squadra
cittadina, MVV, acquistando lo stadio del club per 1,85 milioni. Ancora,
il comune di Tilburg ha ridotto il costo di affitto dello stadio dove
disputa le partite casalinghe il Willem II, e – denuncia l’esecutivo
comunitario – lo ha fatto «con effetto retroattivo», procurando «un
vantaggio economico complessivo pari a 2,4 milioni di euro». Una vera e
propria boccata d’ossigeno per una società – il Willem II – in
difficoltà: la squadra, che vanta tre scudetti olandesi, negli ultimi
anni oscilla tra retrocessioni in seconda serie e promozioni in massima
divisione. Non finisce qui: nel 2011 il comune di Eindhoven ha
acquistato terreni dal Psv – il club controllato da Philips – pagando al
club 48,3 milioni di euro. A transazione compiuta, il comune ha
riconcesso gli stessi terreni al Psv, ma in affitto. Infine il comune di
‘s-Hertogenbosch ha rinunciato a crediti per 1,65 milioni maturati con
la squadra cittadina (il Den Bosch), comprando per 1,4 milioni di euro «degli impianti di allenamento».
I club in questione, sottolineano a
Bruxelles, affrontavano «difficoltà finanziarie» nel momento in cui i
comuni hanno agito. Le azioni si
configurano quindi come aiuti di stato, e «allo stadio attuale della
procedura la Commissione ha dubbi sul rispetto delle linee guida sulla
ristrutturazione delle aziende in difficoltà». Le misure, si precisa, «sembrano condurre a distorsioni della concorrenza» in quanto «è stato usato denaro pubblico per procurare vantaggi a soggetti che conducono attività
economiche». Inoltre le misure contestate ai comuni «appaiono
incompatibili con il mercato unico europeo».
Joaquin Almunia, commissario europeo per la Concorrenza, è deciso ad andare fino in fondo. «I club calcistici
professionistici devono essere gestiti bene anziché chiedere aiuto ai
contribuenti quando si trovano in difficoltà finanziarie». La regola,
ricorda, vuole che «anche quando il sostegno viene garantito, deve
esserlo nel rispetto delle regole Ue in materia di aiuti di stato per
imprese in difficoltà». Ma per quanto riguarda i cinque club «non siamo
convinti che sia il caso». I soggetti interessati hanno un mese di tempo
per rispondere e fornire tutte le spiegazioni del caso, ma la
Commissione Ue non esclude di concedere più tempo qualora il Governo
olandese lo richiedesse. E’ l’esecutivo dei Paesi Bassi che deve gestire
la vicenda in quanto Bruxelles interloquisce con i governi degli Stati
membri e non con i singoli Comuni.
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