Saturday, 23 March 2013

Ocalan: «I curdi depongano le armi»

Appello dal carcere del leader del Pkk. Plauso dell'Ue

Abdullah Ocalan
di Emiliano Biaggio

«Facciamo tacere le armi, lasciamo parlare le idee. E' ora che le nostre forze armate si ritirino oltre i confini. Non è la fine, e l'inizio di una nuova era». Abdullah Ocalan, leader del movimento curdo, pronuncia parole storiche. I curdi rinuncino alla lotta armata e depongano le armi. Il leader del Pkk, il partito del lavoratori del Kurdistan, in carcere sull'isola-prigione di Imra dal 1999, invia un messaggio al suo popolo e un manifesto politico alla comunità internazionale. Una mossa attesa da tutti, dato che a dicembre lo stesso Ocalan ha avviato una trattativa di pace con il governo turco attraverso il capo dei servizi segreti del Mit, Hakan Fidan. Ocalan cambia la storia della lotta di un popolo, elevandone lo status da soggetto terroristico a interlocutore diplomatico. La lotta armata non ha prodotto risultati, se non repressione e isolamento internazionale. E allora Ocalan prova la carta del processo pacifico. «Una nuova era inizia oggi, la porta si apre per passare dalla lotta armata alla lotta democratica». La svolta curda determina subito il consenso della comunità internazionale. «L’Unione europea - commentano l'Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashoton, e il commissario Ue per l’Allargamento, Stefan Füle - dà il suo pieno sostegno a questo processo ed è pronta ad aiutare, anche attraverso gli strumenti di assistenza pre adesione». Per questo «diamo il benvenuto alla chiamata del Pkk a deporre le armi». Plaude anche il ministro degli Interni turco, Muammer Guler, anche se con riserva. «Il linguaggio usato è quello della pace». Ora il governo di Ankara attende «le conseguenze pratiche» dell'annuncio di Ocalan.
Il kurdistan è un terrotorio diviso tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Soltanto il kurdistan iracheno gode di effettiva autonomia, ma questo solo dopo l'intervento militare statunitense che ha rovesciato il regime di Saddam Hussein. Solo il conflitto turco-curdo ha prodotto 40.000 vittime in trent'anni.

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