Ecco come si falsano le elezioni (italiane) all’estero. Telefonata shock al patronato di Liegi: “Lasci la busta e ce ne occuperemo senza problemi”. Altri fanno invece propaganda (coi soldi pubblici) al Pd: “Carozza, Garavini e Cerasani”
di Alfonso Bianchi (per eunews)
La compravendita dei voti non è l’unico modo per falsare le elezioni all’estero. Con un meccanismo in cui per votare bisogna soltanto spedire per posta semplice le proprie schede, i trucchi sono molteplici. Un ruolo centrale nelle campagne elettorali dei candidati della circoscrizione Europa lo svolgono i patronati. Si tratta di strutture presenti in maniera capillare in tutti i Paesi europei e non solo, vengono finanziate con soldi pubblici attraverso un fondo specifico presso gli istituti di previdenza, ma sono gestiti da sindacati e associazioni: la Cgil, piuttosto che le Acli o la Cisl. Il loro compito è quello di svolgere attività a sostegno dei cittadini italiani. Specialmente all’estero sono tantissime le persone, soprattutto anziane, che si rivolgono ai loro servizi per essere aiutati nelle più disparate pratiche burocratiche. E tutti questi cittadini sono solitamente registrati nei database degli istituti. Per questo i patronati rappresentano un importante bacino di voti e sono alle volte utilizzati come centri di propaganda elettorale. Una pratica illegale, in quanto utilizzare i fondi pubblici per scopi diversi da quelli per cui sono stati stanziati (in questo caso fare propaganda per partiti o persone) è un reato. Le denunce sul loro coinvolgimento diretto nelle elezioni sono tante e abbiamo potuto verificarne la fondatezza.
Durante gli ultimi giorni della campagna elettorale abbiamo fatto alcune telefonate ai patronati del Belgio (che potete ascoltare nel video qui sotto) fingendoci un emigrante un po’ ingenuo in cerca di suggerimenti di voto. In un caso, quello del patronato Inas-Cisl di Liegi, città belga con altissima percentuale di italiani, la risposta alla nostra richiesta di ‘aiuto’ è stata tanto semplice quanto sconcertante. Dopo alcuni iniziali tentennamenti la donna al telefono ci ha detto: “Ci porti la busta qui, ce la lasci e facciamo tutto noi”. “Ma come, vi devo portare la scheda elettorale?” abbiamo chiesto, “No no, tutta la busta completa come l’hai ricevuta, poi verrà una persona che di solito si occupa di queste cose e vedremo noi. Senza nessun problema”. Beh, un problema ci sarebbe invece, e pure bello grosso: votare al posto di qualcun altro è un reato, e come se non bastasse un reato che viene commesso in una struttura che dipende dallo Stato italiano. (continua a leggere)
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