Il candidato sindaco di Roma annuncia la non partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile. «Non vogliamo entrarci». Ma la liberazione è di tutti.
l'e-dittoreale
Come ogni anno il 25 aprile divide. C'è l'Italia libera, repubblicana, democratica, che celebra l'anniversario della liberazione dal fascismo e la rinascita democratica, e c'è l'Italia nostalgica erede del mito mussoliniano che si veste a lutto. La storia è la stessa di sempre, nel paese dal fascismo silenzioso e strisciante. Nella bagarre consueta - già di per sè triste e odiosa - ecco spuntare i grillini, che dicono di sposare i valori anti-fascisti e di non celebrarli, quasi per timore di poter offendere o per loro timore di sentirsi imbarazzati. Perchè, c'è da diventare timidi a dire di essere anti-fascisti? Forse è perchè non sanno come porsi di fronte a un evento simbolo della storia del nostro paese. «I partiti si fanno un vanto del 25 Aprile, disputandoselo, e noi non vogliamo entrarci», annuncia il candidato sindaco di Romas del Movimento 5 stelle, Marcello De Vito. La liberazione è un fatto politico, ed è grazie al 25 aprile se oggi possiamo avere un'arena partitica dove tutto - Movimento 5 stelle incluso - possono essere eletti e partecipare al gioco democratico. Deve essere sfuggito a questo grillino esponente di una corrente qualunquistica non interessata a nulla se non a distruggere il presente. E adesso anche il passato. De Vito - dopo le accuse di fascismo mosse al movimento di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio - assicura che «tutti gli attivisti condividono e sposano in toto i valori antifascisti, ma non faremo alcuna iniziativa». Il motivo? «Sottrarsi alle solite commedie di chi vuole strumentalizzare la ricorrenza, alle solite polemiche sulla paternità della festa». Dopo la capogruppo al senato che dimostra di non aver neppure letto la Costituzione, ecco ora questo giovane di belle grilliane speranze che dimostra di non aver capito di cosa stia parlando. La paternità del 25 aprile è di tutti quanti si rispecchiano nelle idee di democrazia, uguaglianza, libertà di opinione, libertà di stampa, pluralismo, rispetto per le minorazne. L'Italia repubblicana è stata fatta dagli italiani che hanno voltato le spalle alla dittutura e ai loro alleati, ma l'errore più grave sarebbe quello di pensare che il 25 aprile si sia esaurito nel 1945, che i protagonisti di allora siano i soli padri della nostra liberazione e che noi oggi non dobbiamo esserne interessati. La liberazione riguarda tutti, sempre. Soprattutto chi vuole negare la storia e sostenere l'umanità del fascismo. Finchè non impareremo che il 25 aprile ci rende italiani, allora quanti sono morti in quegli anni saranno morti invano.I grillini hanno perso un'altra occasione per evitare di essere qualunquisti e responsabili. Nel 1945 si celebrava la fine del fascismo, oggi accogliamo il 25 aprile con l'auspicio di liberarci dallo sfascismo.
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Come ogni anno il 25 aprile divide. C'è l'Italia libera, repubblicana, democratica, che celebra l'anniversario della liberazione dal fascismo e la rinascita democratica, e c'è l'Italia nostalgica erede del mito mussoliniano che si veste a lutto. La storia è la stessa di sempre, nel paese dal fascismo silenzioso e strisciante. Nella bagarre consueta - già di per sè triste e odiosa - ecco spuntare i grillini, che dicono di sposare i valori anti-fascisti e di non celebrarli, quasi per timore di poter offendere o per loro timore di sentirsi imbarazzati. Perchè, c'è da diventare timidi a dire di essere anti-fascisti? Forse è perchè non sanno come porsi di fronte a un evento simbolo della storia del nostro paese. «I partiti si fanno un vanto del 25 Aprile, disputandoselo, e noi non vogliamo entrarci», annuncia il candidato sindaco di Romas del Movimento 5 stelle, Marcello De Vito. La liberazione è un fatto politico, ed è grazie al 25 aprile se oggi possiamo avere un'arena partitica dove tutto - Movimento 5 stelle incluso - possono essere eletti e partecipare al gioco democratico. Deve essere sfuggito a questo grillino esponente di una corrente qualunquistica non interessata a nulla se non a distruggere il presente. E adesso anche il passato. De Vito - dopo le accuse di fascismo mosse al movimento di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio - assicura che «tutti gli attivisti condividono e sposano in toto i valori antifascisti, ma non faremo alcuna iniziativa». Il motivo? «Sottrarsi alle solite commedie di chi vuole strumentalizzare la ricorrenza, alle solite polemiche sulla paternità della festa». Dopo la capogruppo al senato che dimostra di non aver neppure letto la Costituzione, ecco ora questo giovane di belle grilliane speranze che dimostra di non aver capito di cosa stia parlando. La paternità del 25 aprile è di tutti quanti si rispecchiano nelle idee di democrazia, uguaglianza, libertà di opinione, libertà di stampa, pluralismo, rispetto per le minorazne. L'Italia repubblicana è stata fatta dagli italiani che hanno voltato le spalle alla dittutura e ai loro alleati, ma l'errore più grave sarebbe quello di pensare che il 25 aprile si sia esaurito nel 1945, che i protagonisti di allora siano i soli padri della nostra liberazione e che noi oggi non dobbiamo esserne interessati. La liberazione riguarda tutti, sempre. Soprattutto chi vuole negare la storia e sostenere l'umanità del fascismo. Finchè non impareremo che il 25 aprile ci rende italiani, allora quanti sono morti in quegli anni saranno morti invano.I grillini hanno perso un'altra occasione per evitare di essere qualunquisti e responsabili. Nel 1945 si celebrava la fine del fascismo, oggi accogliamo il 25 aprile con l'auspicio di liberarci dallo sfascismo.
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