Friday, 3 May 2013

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Correre in città ha tutto un altro sapore. Sapore, già. La parola potrebbe essere quella giusta. Fuori città non ci sono odori o aromi. Si può percepire l'odore della terra bagnata, dell'erba appena tagliata, del fumo lasciato dalle sterpaglie che bruciano, si può percepire la polvere sollevata dal vento. E poi si sentono solo il rumore dei propri piedi sull'asfalto e della brezza, e quello dell'auto che passa di quando in quando. In città è tutto diverso, la corsa diventa un viaggio tra odori e suoni. Percepire i propri piedi che scorrono sull'asfalto è possibile solo grazie ai semafori che tengono ferme e lontane per un po' le auto che sputano fuori musica ad alto volume e rombi di motore, ma dura poco, quel tanto che basta per capire che il tempo e la vita hanno regalato l'occasione per potersi scaricare correndo. Poi arriva lo sferragliare del tram, e la città riprende il sopravvento. Il giro dell'isolato è un'esperienza sensibile, soprattutto per l'olfatto e per il gusto, che riproduce sulle papille quanto percepito per via nasale. La nauseante zaffata di fritto, la forte fragranza del peperone, la dolce ventata di cioccolato sciolto, la persistente ondata di cipolla, l'incofondibile scia della canapa, il solito olezzo dell'acqua stagnante: il passo è scandito dagli odori. I gas di scarico sono forse l'unica cosa che non si fa in tempo a percepire, e suona un po' paradossale per una città. Per il resto non cambia granchè: si tiene sotto controllo la respirazione, si dosano gli sforzi, e si scaricano tensioni e fatiche accumulate nel corso della settimana. Il sudore espelle le tossine accumulate, e i muscoli si rimettono in moto. E' una sana e faticosa rinascita.
Ho aspettato molto per riviverla. Quando è stata l'ultima volta che sono andato a correre? Sicuramente in Italia, probabilmente la scorsa estate. Ma il fatto che non riesca a ricordarlo vuol dire che è passato molto tempo. Di certo non era mai andato a correre da quando sono qui. E correre in città è tutta un'altra esperienza.

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