Friday, 12 July 2013

Marchionne: «Di soli diritti moriremo»

Replica della Fiom: «si muore quando non ci sono».

di Emiliano Biaggio

Di diritti si muore. Parola di Sergio Marchionne, l'amministratore delegato della Fiat. Il concetto è stato espresso ai lavoratori impiegati nello stabilimento Sevet di Atessa (Chieti), dove il numero uno del gruppo ha portato la propria persona con il proprio pensiero. Un pensiero coerente con quanto già ampiamente detto e soprattutto fatto negli ultimi anni: basta guardare il piano Fiat per Pomigliano per capire quale sia la concezione di Marchionne del rapporto datore di lavoro-impiegato: una visione che va oltre il padre-padrone, riportando al modello del padrone più classico e più fine ottocentesco. Con la sola differenza che oggi è un altro secolo. Una differenza non di poco. Lo sa anche Marchionne. «Oggi viviamo in un’epoca in cui si parla sempre e solo di diritti», lamenta. «Il diritto al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sotto casa, il diritto a urlare e a sfilare, il diritto a pretendere. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Se però continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo». Marchionne non è uno sprovveduto nè un ingenuo: si chieda allora perchè - come ammesso da lui stesso - tanta gente parli sempre di diritti. Probabilmente perchè ci sono persone come lui che lavorano per cancellarli. La risposta la offre Maurizio Rinaldini, ed è di quelle chiare. «Si muore quando i diritti non ci sono», ricorda il segretario generale della Fiom. «Basti pensare alle morti sul lavoro». Non c'è altro da aggiungere. O sì. Marchionne ad Atessa ha annunciato un investimento da 700 milioni di euro, per poi mettere in chiaro che i diritti sono letali. La dialettica Fiat ormai è questa: vi dò i soldi quindi non chiedete nulla. Il rispetto, signor Marchionne, prima ancora che un diritto è una questione di educazione.

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