Wednesday, 30 October 2013

Israele, in arrivo 1.500 nuovi alloggi contestati

Il governo approva un piano per la costruzione di insediamenti a Gerusalemme Est. L'Anp: «Lo stato ebraico non sta ai patti». Processo di pace a rischio.

di Emiliano Biaggio

Israele continua con la politica della costruzione di insediamenti per i coloni nei territori contesi. Il governo dello stato ebraico ha approvato un piano per la realizzazione di 1.500 unità abitative a Ramat Shlomo, insediamento ebraico alle porte di Gerusalemme Est, città rivendicata da entrambe le fazioni. Una mossa obbligata per il primo ministro Benjamin Netanyahu, intendo a placare l'ala radicale del partito e la parte più intransigente dell'esecutivo dopo la liberazione di ventisei prigionieri palestinesi avvenuta nella mezzanotte di oggi. La decisione di costruire nuovi insediamenti se da una parte calma gli animi all'interno del governo e del partito di Netanyahu dall'altra infiamma l'Autorità nazionale palestinese. «I nuovi insediamenti distruggono il processo di pace e dimostrano che Israele non rispetta le leggi internazionali», attaca Nabil Abu Rudeina, il portavoce del presidente dell'Anp. Israele però tira dritto, continuando con la politica dell'edificazione: già lo scorso 13 agosto il governo aveva rilasciato altri 26 detenuti palestinesi e subito dopo ha annunciato la costruzione di 2.000 nuove case per i coloni. Si tratta di iniziative che mettono a rischio il processo di pace: la comunità internazionale ha posto tra le condizioni negoziali lo stop di Israele a qualsiasi costruzione di nuovo insediamento. In questo modo lo Stato ebraico vanifica gli sforzi della comunità internazionale e affossa il processo di pace, ma a quanto pare non è un problema per l'amministrazione Netanyahu.

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