Thursday, 17 October 2013

L'Unione europea a (quasi) rischio default

Non c'è accordo sul bilancio 2013. Senza intese entro martedì l'Ue sarà insolvente.

di Emiliano Biaggio

Nel gergo finanziario il "default" indica l'impossibilità di adempiere alle scadenze dei pagamenti del debito o di sottostare a determinate condizioni di un accordo. In termini più generici significa non avere più soldi e non poter pagare. Lo "shutdown" - altro termine tecnico proprio di chi mastica di economia e finanza - indica la stessa cosa. E' stato preso in prestito dall'informatica, dove l'arresto del computer viene definito per l'appunto "shutdown". Premesse doverose per capire un po' meglio quando si sente parlare di default (se n'è parlato molto per la Grecia) o di shutdown finanziario (se n'è parlato molto per gli Stati Uniti), ma ancor di più per capire cosa succede in Europa. Pare che l'Unione europea rischi seriamente di ritrovarsi in una situazione di insolvenza, di non poter cioè più procedere ai pagamenti. Non c'è ancora nessun accordo sul bilancio relativo al 2013, e se non si chiude questo negoziato non si potrà proseguire con quello sul bilancio settennale 2014-2020. Ma è solo uno dei problemi sul tavolo. Se Parlamento europeo e Consiglio Ue non raggiungono un'intesa nei prossimi giorni si avrà un default tecnico per l'anno in corso. L'Unione europea non si troverà nella condizioni di poter pagare per il funzionamento della macchina comunitaria. L'Ue a quanto pare non ha più risorse: l'ammontare extra di 7,3 miliardi è giù esaurito e se non si rimpinguano le casse comunitarie non si potrà procedere al pagamento degli impegni per le politiche regionali, lo sviluppo rurale e gli aiuti allo sviluppo e la cooperazione internazionale. Per L'Europa, ammettono a Bruxelles, «è vicinissima allo shutdown». Un'ammissione che ha costretto alle premesse, doverose, iniziali. Per Tutto è ancora legato al dibattito sulla manovra correttiva per l'anno in corso: per chi si ricorderà, la Commissione europea ha chiesto 11,2 miliardi di risorse extra per onorare i pagamenti, in quello che in realtà non è che la seconda di otto diverse proposte emendative del bilancio comunitario. La cifra è stata accordata dal Consiglio Ue in due tranche: la prima (7,3 miliardi) è stata approvata, la seconda (3,9 miliardi) vede la proposta degli Stati membri di includere all'interno dei 3,9 miliardi mancanti i 400 milioni di aiuti per gli paesi colpiti dalle alluvioni del 2013 (Austria, Germania, Repubblica ceca e Romania). E' stata approvata la settimana scorsa una nuova proposta di emendamento al bilancio (proposta emendativa 9) per la mobilizzazione di 360,5 milioni di euro a favore della Germania, 21,7 milioni per l'Austria, 15,9 milioni per la Repubblica ceca e 2,5 milioni per la Romania, con risorse che per gli Stati membri devono essere ricavate però non dal Fondo di solidarietà - un fondo solitamente tenuto fuori dal bilancio generale dell'Ue perchè considerato una riserva emergenziale - ma nel bilancio comunitario. Il Parlamento europeo accusa gli stati membri di non stare ai patti, il Consiglio Ue accusa il Parlamento di essere troppo intransigente. Nel mezzo sta la Commissione, a ricordare che se si litiga e non si trova un accordo sono guai. Allo stato attuale manca ancora un accordo, e se la situazione rimane questa il voto sulla proposta emendativa di bilancio da 3,9 miliardi prevista per martedì a Strasburgo rischia di slittare. Il Parlamento deve approvare la seconda tranche degli 11,2 miliardi extra (revisione 8)entro la prossima settimana, perchè rinviare il tutto alla sessione plenaria di fine novembre è troppo tardi: pare infatti che tra poche settimane la disponibilità finanziaria della Commissione europea sarà esaurita, e chiudere i negoziati martedì prossimo serve per evitare crisi di liquidità. Una crisi di liquidità circoscritta all'anno in corso: le trattative sul bilancio 2013 incidono sugli esiti negoziali per il bilancio settennale 2014-2020, ma per questo secondo dossier ci sono ancora i tempi tecnici per un'approvazione. Ma niente paura: i trattati sul funzionamento dell'Ue prevedono che i bilanci comunitari non possano chiudersi in passivo. Presto o tardi le risorse arriveranno, ma certo è che l'Ue rischia di non fare una bella figura.

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