Rasmussen: Nato presente anche dopo il 2014 per consulenza.
di Emiliano Biaggio
Il passaggio di consegne in Afghanistan necessita ancora di tempo, 14 mesi per l'esattezza, ma poi tutto tornerà nelle mani degli afghani, che da soli dovranno provvedere alla propria sicurezza. Il programma di disimpegno della Nato nel paese dei talebani prosegue come previsto, e non ci saranno modifiche al piano. E'quanto affermato dal segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen. A chi gli domanda se c'è il rischio per la Nato di dover rimanere anche dopo il 2014, Rasmussen dice di no. «Abbiamo fiducia che l'Afghanistan saprà in grado di assumersi tutte le responsabilità legate alla sicurezza dopo il 2014». In questi anni «le forze locali hanno compiuto grandi progressi», ma ancora non sono in condizione di farcela da sole. «Le forze afghane hanno ancora bisogno del nostro aiuto ed è per questo motivo che rimaniamo nel paese». Rasmussen ricorda perciò che dall'1 gennaio 2015 la Nato cesserà solo il ruolo operativo militare, ma non quello di assistenza. «Rimarremo per fornire la nostra consulenza». E' già stato deciso dai paesi attualmente presenti nel territorio che dopo la fine della missione militare Isaf (la forza per l'assistenza alla sicurezza) scatterà la missione "Resolute support", operazione di assistenza. Resteranno consulenti, ma soprattutto resteranno i contingenti: a ovest quello italiano, responsabile delle operazioni (si parla di 1.800 soldati che scenderanno a 800 nel 2017, per un costo tra i 600 e gli 800 milioni di euro in tre anni), a nord quello tedesco, a sud e a est quello statunitense. In tutto l'operazione durerà almeno tre anni, fino a tutto il 2017, ma già si ragiona su un'estensione della missione al 2020.
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Il passaggio di consegne in Afghanistan necessita ancora di tempo, 14 mesi per l'esattezza, ma poi tutto tornerà nelle mani degli afghani, che da soli dovranno provvedere alla propria sicurezza. Il programma di disimpegno della Nato nel paese dei talebani prosegue come previsto, e non ci saranno modifiche al piano. E'quanto affermato dal segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen. A chi gli domanda se c'è il rischio per la Nato di dover rimanere anche dopo il 2014, Rasmussen dice di no. «Abbiamo fiducia che l'Afghanistan saprà in grado di assumersi tutte le responsabilità legate alla sicurezza dopo il 2014». In questi anni «le forze locali hanno compiuto grandi progressi», ma ancora non sono in condizione di farcela da sole. «Le forze afghane hanno ancora bisogno del nostro aiuto ed è per questo motivo che rimaniamo nel paese». Rasmussen ricorda perciò che dall'1 gennaio 2015 la Nato cesserà solo il ruolo operativo militare, ma non quello di assistenza. «Rimarremo per fornire la nostra consulenza». E' già stato deciso dai paesi attualmente presenti nel territorio che dopo la fine della missione militare Isaf (la forza per l'assistenza alla sicurezza) scatterà la missione "Resolute support", operazione di assistenza. Resteranno consulenti, ma soprattutto resteranno i contingenti: a ovest quello italiano, responsabile delle operazioni (si parla di 1.800 soldati che scenderanno a 800 nel 2017, per un costo tra i 600 e gli 800 milioni di euro in tre anni), a nord quello tedesco, a sud e a est quello statunitense. In tutto l'operazione durerà almeno tre anni, fino a tutto il 2017, ma già si ragiona su un'estensione della missione al 2020.
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