Friday, 15 May 2009

E la Russia avverte: nella corsa alle risorse pronti alla guerra


di Emiliano Biaggio

Dopo scaramucce, timori e sospetti, adesso è ufficiale: “Non è escluso il ricorso all’uso della forza militare per risolvere questioni legate all’approvvigionamento delle risorse”. Più chiaro di così il presidente russo Dmitrij Medvedev non poteva essere. Semplice monito o vere e proprie dichiarazioni di guerra? Per il momento queste parole sembrano suonare come avvertimento, anche se lasciano prefigurare scenari futuri poco rassicuranti. ‘Uomo avvisato…’ sembra dire il Cremlino, rispolverando il vecchio detto- vecchio almeno qui dalle nostre parti- solitamente usato per mettere in guardia gli altri, solitamente avversari. E di avversari la Russia, in questa corsa alle risorse ne ha diversi. A partire dalle regioni su cui si affaccia: Europa orientale e Caucaso. Gli interessi in ballo sono già stati ampiamente messi in luce con le questioni del Kosovo- autoproclamatasi indipendente e riconosciuto solo dagli Stati Uniti- e dalla guerra con la Georgia in Ossezia del sud- quest’ultima staccatasi da Tblisi e indipendente sotto il benestare di Mosca. Gli attori in gioco sono Russia, Stati Uniti, alcuni Paesi dell’Europa (tra cui l’Italia), Bielorussia e Ucraina. Gli interessi in ballo sono gas, transito di metano, condutture. Ma c’è anche un’altra regione divenuta terreno di incontro e scontro di interessi: l’Artico. La corsa al polo è cominciata da tempo, e include altri concorrenti: Norvegia, Danimarca e Canada, che si affacciano proprio sulle fredde terre del nord. Ma su quei territori si affacciano anche gli Stati Uniti, che hanno nello stato dell’Alaska una base operativa non indifferente. Il messaggio di Medvedev non è casuale: è contenuto nella nuova strategia di sicurezza elaborata da Mosca e che arriva alla vigilia della scadenza dei termini fissati dall’Onu per definire zone di competenza e di proprietà del fondo marino artico da parte dei contendenti. E Mosca mette subito le cose in chiaro: qualunque cosa accada non si può negare che “l’attenzione della politica internazionale nella prospettiva di lungo periodo si concentrerà sull’acquisizione delle risorse energetiche. E in questa competizione per le risorse- ribadisce Medvedev- il ricorso all’utilizzo della forza militare per risolvere questioni che potrebbero sorgere non è da escludere”. La Russia lancia quindi segnali chiari e forti. E perché tutti- soprattutto i diretti interessati- possano capire, Medvedev aggiunge: “I rapporti di forza esistenti lungo i confini della federazione russa non possono essere violati”. Il riferimento al progetto statunitense dello scudo spaziale è piuttosto evidente. Difficile che a Washington non abbiano capito. E anche se non avessero afferrato peggio per loro: ‘uomo avvisato’…

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