Monday, 11 May 2009

Trabant, il ritorno di un mito. Ma senza il mito.


di Emiliano Biaggio
Cos’è che rende unici e pieni di fascino? Il nome? La provenienza? La propria storia? O forse più semplicemente solo quello che si è? Nel nostro caso sono tutte queste cose che fanno della Trabant un’automobile unica del suo genere: perché la piccola utilitaria della Germania Est che fu è davvero unica tra le sue tante colleghe, più o meno illustri, di oriente e occidente. Quattro ruote su un motore a due tempi, telaio in resina rinforzata con lana o cotone in grado di garantire la sicurezza e la protezione richieste; e poi il prezzo. Contenuto e accessibile a tutti, tanto da fare della Trabant un’auto veramente del popolo, orgoglio non solo della oggi defunta Ddr, ma anche dell’intero blocco orientale della cortina di ferro. Un’automobile realizzata con materiali alternativi all’acciaio e con tecnologie a basso costo, un prodotto per certi aspetti “rivoluzionario” e alternativo ma comunque in grado di sfornare vetture che ancora oggi, a distanza di cinquant’anni dal primo modello prodotto, suscitano l’interesse di nostalgici e appassionati. Tanto che a quasi vent’anni di distanza dalla caduta del muro di Berlino e la fine della Repubblica democratica tedesca, la Trabant torna in produzione. Ma non sarà la stessa che il mondo ha conosciuto fino ad oggi: sarà più lunga di un metro, realizzata con tecnologie moderne e costerà dai 20 mila ai 30 mila euro. Una Trabant più grande e più costosa, meno rivoluzionaria e meno a portata dei portafogli dei tedeschi e non solo. Una Trabant non più figlia della poco nota e molto piccola VEB Sachsenring Automobilwerke Zwickau- la casa automobilistica che lanciò la ‘Traby’ nel 1957- ma frutto del lavoro della ben più conosciuta e assai più grande Bmw. Chissà se l’idea dell’azienda bavarese è dettata dalla voglia di rilancio dopo la crisi che ha investito il comparto o se invece è solo una scelta ‘nostalgica’ per riportare in auge quel piccolo gioiello a quattro ruote della guerra fredda. Certo è che la nuova Trabant che viene non è e non sarà quella che è stata, con cui non può competere. Resta il nome, ma cambia la storia, la provenienza, il costo, il modo con cui è realizzata: va perso, in sostanza, tutto quello che l’ha resa unica e celebre.

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