di Emiliano Biaggio
A quindici anni si impicca perché gli sequestrano il telefono cellulare per punizione. E’ avvenuto a Lecce, ed è solo l’ultimo di una serie di episodi che dovrebbero indurre a fermarsi e riflettere. Perché quanto avvenuto pochi giorni fa non è un caso: si potrebbe ricordare che a Treviso una dodicenne si fotografa nuda e vendeva gli scatti per potersi comprare abiti firmati, o si potrebbe ricordare che in Emilia ragazze quattordicenni accettavano di prostituirsi per ricariche telefoniche. Un fenomeno che si è ripresentato a distanza di un anno in provincia di Padova. Quattro episodi non fanno un caso, ma una realtà con cui doversi confrontare. Ci si toglie la vita per un oggetto che, a quindici anni, potrebbe ancora rappresentare un giocattolo; si rinuncia alla propria dignità per dei pantaloni griffati o una magliettina all’ultima moda; ci si umilia per poter continuare a trastullarsi con i prodotti della tecnologia e di questa società. Informatizzata, globalizzata, moderna e modernizzata. E in crisi. Quando si parla di crisi tutti intendono quella dei mercati, quella del denaro, ma nessuno intende quella dei valori. Cos’è la vita di fronte a un telefono cellulare? Davvero la dignità vale pochi spicci nel telefonino? Davvero la nostra persona non può competere con la moda? Oggi per essere bisogna avere e apparire, ma in questo modo si perde il contatto con la realtà- quella vera- e non si riesce più a dare il giusto peso alle cose che ci circondano. Non si capisce più, in sostanza, il vero valore delle cose. Si finisce con vivere in un contesto finto, pieno di tante cose inutili credute preziose. Questa è la società consumistica portata all’eccesso, questa è la lenta e inarrestabile decadenza dei costumi. Perché il declino sociale, prima ancora che economico, è quello dei valori: se la società non sa trasmettere quelli giusti, allora ecco che quando ci vediamo privati di un oggetto che ci viene detto importante siamo pronti anche a morire e prostituirci, perché non siamo in grado di capire che non ne vale la pena. I ‘casi’ di Lecce, Treviso e del padovano ci mostrano una società orfana dell’individuo e della sua coscienza. Una società persa e perdente.
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