Wednesday, 17 June 2009

Ungheria, chiuso per crisi

Nel Paese dell'est situazione economica insostenibile. E Budapest risparmia sulle extraterritorialità.

di Emiliano Biaggio

L'Ungheria chiuderà ben 12 sedi diplomatiche, 4 ambasciate e 8 consolati. Il motivo, fa sapere il ministro degli Esteri magiaro Peter Balazs «risparmiare sulle spese di governo». La crisi si abbatte sempre più pesantemente sulle casse del governo di Budapest, costretto a ricorrere ad ogni mezzo pur di 'fare cassa'. L'esecutivo di Gordon Bajnai si accinge perciò a chiudere le ambasciate di Lussemburgo, Venezuela, Cile e Malesia e i consolati a Dusseldorf, Lione, Cracovia, Chicago, Toronto, San Paolo del Brasile, Hong Kong e Sydney. Non solo: il taglio delle spese colpirà anche gli ambasciatori presso tre organizzazioni internazionali e «altre missioni diplomatiche». Balazs assicura che questa operazione «permetterà un risparmio di 2 miliardi di fiorini (circa 10 milioni di euro) l'anno». Insorge l'opposizione, con il responsabile di Affari esteri di Fidesz, Zsolt Nemeth, che definisce la decisione un atto di «auto-distruzione» su cui si è ragionato senza consultare gli schieramenti al di fuori della maggioranza. Una maggioranza in evidente difficoltà e sempre più alle prese con una situazione di crisi dalla portata sempre più vasta e dagli effetti devastanti. L'Ungheria paga uno stato del bilancio insostenibile, tenuto nascosta al Paese dall'ex premier Ferenc Gyurcsany, il quale lo scorso febbraio ha riconosciuto che «la situazione economica è più seria del previsto, e sicuramente la peggiore dal 1945». L'economia della nazione dell'Europa orientale ha dovuto ricorrere ad un prestito di 20 miliardi garantito da Ue, Fmi e Banca mondiale per «stabilizzare l'economia ungherese nel breve periodo e migliorarne il potenziale di crescita nel lungo periodo». Ma adesso la strada si fa in salita: secondo l'Istituto per il commercio con l'estero quest'anno la crescita ungherese potrebbe retrocedere del 2-3%, rispetto alla previsione iniziale di un +0,9%. E questo costringe Budapest a 'fare economia', anche a costo di ritirarsi da alcuni Paesi.

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