Saturday, 22 August 2009

L'infanzia rubata. E rivenduta su un mercato di esseri umani che fattura 32 miliardi l'anno

Bambini e ragazzi che arrivano dall'Europa dell'est e dal nord-Africa, per finire all'inferno. Un inferno fatto di sfruttamento, violenze, prostituzione, accattonaggio e lavori forzati. E che si chiama (anche) Italia.

di Emiliano Biaggio

Minori che giungono in maggioranza dall’est Europa- soprattutto Romania- e da paesi africani (fra cui Nigeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Algeria, Senegal), che finiscono col perdere la propria infanzia e la propria dignità umana. E' la “La tratta dei bambini in Italia”, messa in evidenza da un dossier di Save the Children che ricostruisce i contorni di un fenomeno e di una realtà da brivido: si stima che siano 2,5 milioni le vittime della tratta di esseri umani nel mondo, l'80% delle quali donne e bambine. In questo sporco commercio ci sono 1,2 milioni di minori, la metà del totale degli esseri umani venduti e rivenduti come mera merce. E questa merce è immessa su un mercato che genera un business- gestito da reti criminali transnazionali- pari a circa 32 miliardi di dollari l’anno. Un fatturato pari a quello del traffico di armi o di stupefacenti. E il nostro Paese è uno dei punti di arrivo di questa tratta di esseri umani. Questo l'inferno che qui li attende, secondo il ritratto di Save the Children:
Sfruttamento sessuale - Sono per lo più ragazze, in gran parte di nazionalità nigeriana e rumena e di età compresa tra i 15 e i 18 anni le vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Italia. Per quanto riguarda le giovani provenienti dalla Nigeria, molte giungono via mare e sbarcano in Sicilia per poi essere smistate sull'intero territorio nazionale, ad esempio a Torino, Milano, Napoli, sulla costa adriatica. Sono sempre più giovani e con back-ground socio culturali poverissimi. Spesso hanno già subito gravi forme di sfruttamento, soprattutto sessuale, nel corso del loro viaggio dalla Nigeria attraverso la Libia dove molte di esse sono state trattenute. Una volta in Sicilia generalmente soggiornano per un breve periodo presso le comunità di accoglienza per minori dell’isola, da cui può accadere che prendano contatto con l’esterno per poi fuggire nella speranza di trovare migliori opportunità nelle città del nord Italia. Le giovani ragazze rumene o di altri paesi dell'est Europa quali la Moldova e la Bulgaria risultano meno presenti in strada rispetto al passato ma ciò è dovuto, come rilevano gli operatori, ad uno spostamento verso la prostituzione indoor, cioè al chiuso, soprattutto per quanto riguarda le minorenni, più vulnerabili e meno controllabili in strada. Attirate da pseudo-fidanzati o conoscenti loro coetanei o coetanee, agganciati a micro reti di sfruttamento sessuale, una volta arrivate in Italia vengono spinte verso la prostituzione. Si tratta di modalità di sfruttamento subdole, giocate sul legame sentimentale o affettivo, che le ragazze non percepiscono completamente.
Sfruttamento in agricoltura- Coinvolge molti minori maschi che arrivano via mare dalla Libia e sbarcano in Sicilia. Accolti nelle comunità per minori ma privi di risorse economiche, possono finire con lo scappare dalle comunità ed essere reclutati nel circuito della manodopera irregolare, con un alto rischio di sfruttamento, prevalentemente nel settore agricolo. Si tratta di lavori saltuari, maggiormente disponibili durante il periodo della raccolta di pomodori e uva. I ragazzi vengono pagati da 15 a 40 euro per 8 ore di lavoro e lavorano fino a 6 giorni la settimana sia in campi aperti che in serra.
Accatonaggio- Per quanto riguarda lo sfruttamento in attività di accattonaggio, riguarda soprattutto ragazzi e ragazze tra 14 e 17 anni, ma anche più giovani, in prevalenza rumeni provenienti da famiglie estremamente povere, costretti a raggiungere un guadagno giornaliero ingente che li obbliga a lavorare per molte ore e talvolta a prostituirsi.
Smuggling- E’ un fenomeno emergente che riguarda in prevalenza minorenni maschi provenienti dall’Egitto. Un gruppo in forte aumento: nel 2008, dei 2.646 minori sbarcati a Lampedusa, il 25% è costituito da egiziani. Giungono sulle coste siciliane e hanno già in mente mete precise: Roma, Milano o Torino, dove li attendono familiari o conoscenti di nazionalità egiziana ai quali i genitori li affidano nella speranza di garantire loro una vita migliore. Per questo fuggono molto presto dalle comunità di accoglienza dell’isola e si dirigono al Nord. Le famiglie di origine contraggono un debito o vendono un terreno per poter pagare i trafficanti (smugglers) che li conducono in Italia. A seguito di ciò questi adolescenti sono costretti a lavorare duramente per inviare il denaro necessario a ripagare il debito. Ad oggi tuttavia non sono ancora emersi elementi che permettano di riconoscere lo sfruttamento e conseguentemente qualificare più propriamente questa pratica come tratta, mentre è appurato che si tratti di smuggling.

No comments:

Post a Comment