L'e-dittoreale
La prima notizia è che il Partito democratico ha un nuovo segretario, ed è Bersani; la seconda notizia è che il nuovo segretario ha già iniziato a dare una linea al Pd: «Priorità lavoro e precariato», ha detto il neo-segretario. La terza notizia è che Rutelli lascia, consegnando al Pd la sua sconfitta storica. Spendiamo due parole prima sul partito, per poi tornare al suo segretario: in un'ottica di ridisegno del sistema partitico italiano il Pd era e resta un percorso obbligato. Se davvero vogliamo un sistema sullo stile di quelli statunitense o britannico, Pd da una parte e Pdl rispondono alla ricerca di questi nuovi assetti. Ovviamente, non si può pretendere che questo processo si realizzi e si completi in un battito di ciglia; la storia ha sempre concesso i suoi tempi, e il Pd non farà eccezione. Anche per via di quelle che molti definiscono le correnti interne, ma che sono al tempo stesso la scommessa, la sfida e gli elementi costituenti di questa nuova creatura partitica: in molti hanno sottolineato, in questi mesi, la novità e la modernità del Partito democratico. Di nuovo cosa c'è?, potrebbe domandarsi qualcuno. I nomi e le facce sono quelle che ricordiamo, se non da sempre, da diversi anni. D'Alema, Rutelli, Bindi, Fioroni, solo per citarne alcuni. Ma sta nel vederli insieme in uno stesso schieramento e non sotto una coalizione l'elemento di novità, parte di un percorso di modernità che vuole - secondo i progetti - dotare il Paese di un partito che sappia superare le logiche e gli ideali di una società che sembra ragionare in modo diverso. Perchè la precarietà (o flessibilità, se preferite), la famigerata quarta settimana, il caro-prezzi, la disoccupazione, sono problematiche che accomunano elettori di orientamenti di sinistra come votanti di centro. E adesso torniamo al segretario: dopo una prima fase embrionale, ecco allora un Bersani appena eletto mettere ordine e impostare il cammino di un Partito che rivendica - legittimamente - il proprio ruolo nella società. «Per prima cosa incontrerò un gruppo di artigiani a Prato, perché bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori», ha detto Bersani dopo essere stato messo alla guida del partito, partito che «preferisco si definisca un partito dell'alternativa piuttosto che dell'opposizione, perché l'alternativa comprende anche l'opposizione ma non sempre è vero il contrario». Il nuovo leader del Pd mostra di avere le idee chiare, ma in Italia - paese di comuni e contrade - le diffidenze e le differenze non si appianano mai. E allora, Francesco Rutelli non dimentica il passato diverso tra il proprio - fatto di militanza radicale, verde e frammenti di cristiano-democrazia - e quello del nuovo segretario - ex Pci, ex Ds. Bersani è vicino a D'Alema, personaggio di peso del partito, e dalle parole del presidente del Copasir si capisce quanto Rutelli tema un Pd "sbilanciato". Per l'ex segretario della Margherita, quindi, «occorre tracciare un tragitto differente unendo persone diverse che hanno culture diverse e che hanno bisogno di mettersi al servizio operosamente per un'Italia operosa e non per l'Italia del rancore». Ma non era il Pd - almeno secondo le intenzioni dei costituenti - quel tragitto diverso che univa persone diverse con coluture diverse? Sì, era questa la natura moderna che il Pd vantava fino a poco fa. Adesso bisogna capire come si muoverà Rutelli: se confluirà nell'Udc oppure no. In questa seconda ipotesi, se dovesse nascere un altro, nuovo, partito, il Pd perderebbe una sostanziale ragione del proprio essere. Proprio adesso che sembrava aver scelto dove andare...
La prima notizia è che il Partito democratico ha un nuovo segretario, ed è Bersani; la seconda notizia è che il nuovo segretario ha già iniziato a dare una linea al Pd: «Priorità lavoro e precariato», ha detto il neo-segretario. La terza notizia è che Rutelli lascia, consegnando al Pd la sua sconfitta storica. Spendiamo due parole prima sul partito, per poi tornare al suo segretario: in un'ottica di ridisegno del sistema partitico italiano il Pd era e resta un percorso obbligato. Se davvero vogliamo un sistema sullo stile di quelli statunitense o britannico, Pd da una parte e Pdl rispondono alla ricerca di questi nuovi assetti. Ovviamente, non si può pretendere che questo processo si realizzi e si completi in un battito di ciglia; la storia ha sempre concesso i suoi tempi, e il Pd non farà eccezione. Anche per via di quelle che molti definiscono le correnti interne, ma che sono al tempo stesso la scommessa, la sfida e gli elementi costituenti di questa nuova creatura partitica: in molti hanno sottolineato, in questi mesi, la novità e la modernità del Partito democratico. Di nuovo cosa c'è?, potrebbe domandarsi qualcuno. I nomi e le facce sono quelle che ricordiamo, se non da sempre, da diversi anni. D'Alema, Rutelli, Bindi, Fioroni, solo per citarne alcuni. Ma sta nel vederli insieme in uno stesso schieramento e non sotto una coalizione l'elemento di novità, parte di un percorso di modernità che vuole - secondo i progetti - dotare il Paese di un partito che sappia superare le logiche e gli ideali di una società che sembra ragionare in modo diverso. Perchè la precarietà (o flessibilità, se preferite), la famigerata quarta settimana, il caro-prezzi, la disoccupazione, sono problematiche che accomunano elettori di orientamenti di sinistra come votanti di centro. E adesso torniamo al segretario: dopo una prima fase embrionale, ecco allora un Bersani appena eletto mettere ordine e impostare il cammino di un Partito che rivendica - legittimamente - il proprio ruolo nella società. «Per prima cosa incontrerò un gruppo di artigiani a Prato, perché bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori», ha detto Bersani dopo essere stato messo alla guida del partito, partito che «preferisco si definisca un partito dell'alternativa piuttosto che dell'opposizione, perché l'alternativa comprende anche l'opposizione ma non sempre è vero il contrario». Il nuovo leader del Pd mostra di avere le idee chiare, ma in Italia - paese di comuni e contrade - le diffidenze e le differenze non si appianano mai. E allora, Francesco Rutelli non dimentica il passato diverso tra il proprio - fatto di militanza radicale, verde e frammenti di cristiano-democrazia - e quello del nuovo segretario - ex Pci, ex Ds. Bersani è vicino a D'Alema, personaggio di peso del partito, e dalle parole del presidente del Copasir si capisce quanto Rutelli tema un Pd "sbilanciato". Per l'ex segretario della Margherita, quindi, «occorre tracciare un tragitto differente unendo persone diverse che hanno culture diverse e che hanno bisogno di mettersi al servizio operosamente per un'Italia operosa e non per l'Italia del rancore». Ma non era il Pd - almeno secondo le intenzioni dei costituenti - quel tragitto diverso che univa persone diverse con coluture diverse? Sì, era questa la natura moderna che il Pd vantava fino a poco fa. Adesso bisogna capire come si muoverà Rutelli: se confluirà nell'Udc oppure no. In questa seconda ipotesi, se dovesse nascere un altro, nuovo, partito, il Pd perderebbe una sostanziale ragione del proprio essere. Proprio adesso che sembrava aver scelto dove andare...
Rutelli è inmovibile come Giannini nelle ultime stagioni della Roma...sta lì, ti rallenta il gioco e non lo vendi nemmeno a sottocosto.
ReplyDeleteIn ogni caso: mi sono appropriato di un tuo post vecchiotto. Spero non ti dispiaccia.