Dall'Iran al Sudan tanti gli esempi dell'inefficacia dell'esempio di forma di governo dei paesi occidentali. Incapaci anche di vincere le sfide russa e birmana. E non solo.
di Emiliano Biaggio
Se un merito c'è stato, nell'aver combattuto la seconda guerra mondiale, è quello di aver spazzato via regimi autoritari e dittatoriali. Certo, in Paesi come Spagna o Unione Sovietica questi sarebbero scomparsi solo molto dopo la fine delle ostilità, eppure il risultato di quel conflitto fu una visione mondiale nuova, diversa: un visione democratica. Si stabilì che la democrazia dovesse essere l'imperativo del nuovo corso, perchè gli stati forti e autoritari avevano prodotto morti, miseria e distruzione. Eppure, prim'ancora della seconda ricostruzione,la democrazia - con l'esperienza fallita di Weimar - aveva già fatto sfoggio di sè. E Churchill non ci mise molto per descrivere la democrazia per quello che valeva realmente: «È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora». Insomma, vale per quello che vale. Quindi, non meravigliamoci se ancora oggi le dittature infestano il mondo e si mostrano in tutta la loro ferocia: il modello occidentale ha prodotto disuguaglianze e poco benessere; disoccupazione e false libertà; e un sistma di giustiza sempre pronto a non rispondere alla legge. Attenzione, perchè il terzo reich nacque da un sistema colpevole di non funzionare e portare all'esasperazione la popolazione, E anche oggi, democrazie e organismi internazionali - Nazioni Unite su tutte - stanno dimostrando tutti i propi limiti: e di questo si fanno forza quanti la democrazia non la vogliono nemmeno sperimentare. I regimi di oggi esibiscono i propri muscoli come segno di forza e di invulnerabilità. E di sfida. Ovunque. Al termine di un processo-farsa, la giunta militare birmana condanna a un anno e mezzo di arresti domiciliari San Suu Kyi e punisce con sette anni di lavori forzati l'americano che aveva osato incontrare il premio Nobel. In Cecenia, vengono ritrovati nella periferia di Grozny i cadaveri di due attivisti impegnati nella difesa dei diritti civili: le ultime vittime, dopo Anna Politkovskaya e Nataliya Estemirova, della catena di omicidi che ha colpito chiunque abbia denunciato gli orrori della repressione russa in Cecenia. In Iran i guardiani del presidente Ahmadinejad allestiscono via tv lo spettacolo raccapricciante di tribunali di regime in cui gli imputati, dopo essere stati torturati, sono costretti a confessare crimini mai commessi. Copia conforme dei processi staliniani degli anni Trenta, solo che allora il blocco orientale veniva contrastato, oggi invece si levano solo timidi balbettii di protesta delle cancellerie occidentali. Attenti, perchè Hitler approfittò di questa assenza di reazione. E proprio come lui, i dittatori moderni continuano nel loro gioco, perchè sanno di muoversi senza rischiare un' azione di contrasto, sanno che le sanzioni saranno rituali, dominate dall' impotenza, magniloquenti ma inutili. Sanno che un tribunale internazionale che spicca un mandato di cattura per il presidente sudanese Omar Hassan el Bashir, per poi vedere beffardamente disattese le sue indicazioni, diventa un monumento di ipocrisia, e un lasciapassare per tutti i dittatori che vogliono esibire i loro lugubri trofei contando su una certa impunità. In questo clima il venezuelano Chávez può minacciare l' introduzione del «reato mediatico» nel suo ordinamento. La Cina può incrementare il ritmo delle sue esecuzioni capitali a dispetto dell'attenzione del mondo. E, come accade in questi giorni, lo Yemen può emulare l' esempio degli amici iraniani, soffocando nel sangue di decine di vittime le ultime proteste. La comunità internazionale, dopo aver criticato per anni l'unilateralismo americano e la sua retorica dell' «esportazione della democrazia», si scopre adesso impotente e priva di un'alternativa credibile. Anche perchè Iraq e Afghanistan dimostrano come l'esportazione della democrazia non sia riuscita. Colpa forse del mercato?
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