Da una parte chieste più flessibilità e più anzianità contributiva, dall'altra l'esecutivo frena. Perchè come spiega il titolare del Tesoro, «il posto fisso è la base su cui organizzare il proprio progetto di vita».
di Emiliano Biaggio
Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, spinge per «l'aumento dell'età pensionabile» perchè - a suo dire - «può servire». Dall'altra parte il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, fa sapere con tono chiaro e inequivocabile che a viale dell'Astronomia «riteniamo la cultura del posto fisso un ritorno al passato non possibile, che in questo Paese ha creato problemi». Messaggi al governo per riforme al mercato del lavoro da chi, ironia della sorte, sia pur con ruoli e responsabilità diversi si trova al centro della crisi economica mondiale: banche e imprese. Dire che gli istituti di credito e settore industriale non c'entrino nulla in questo terremoto economico-finanziario è forse osare troppo, ma potrebbe essere troppo anche chiedere al cittadino di pagare gli effetti di un modello di sviluppo che proprio affidabile - risultati alla mano - non è. Per di più se queste richieste arrivano da banche e imprese, forse si potrebbe essere oltre. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, replica a Draghi, e fa sapere che di rimettere mano alle pensioni «non ce ne è bisogno». Allo stato attuale, aggiunge, «bastano le riforme già fatte». Nel governo capiscono che non è il caso di stringere ulteriormente la cinghia, visto anche che - complici prezzi al consumo elevati, redditi bassi, crisi e disoccupazione - nel nostro Paese, secondo il rapporto annuale Istat, è a rischio povertà una persona su cinque e il 25% delle famiglie (una su quattro), già alle prese con la propria "crisi di identità". Genitori con lavori flessibili o part-time, stipendi non certo "da favola" e alle prese con la crisi. Coniugi e conviventi molto spesso entrambi al lavoro, e figli - di conseguenza - troppo spesso soli. Se tutto va bene, affidati alle cure e alle attenzioni dei nonni, ma quando questi non ci sono i piccoli sono affidati a sè stessi, forse, chissà, anche con il dubbio di non essere voluti da mamma e papà. Così, se davvero si intende aumentare l'età pensionabile (oggi c'è lo stop, domani chissà...) addio alle future generazioni di nonni. Peccato non avere ancora la Dc, perchè quello della famiglia (come quello dell'istruzione, ma l'elenco potrebbe proseguire) era un temo molto caro alla vecchia classe dirigente del paese. Oggi, invece, ancora non si capisce che il tessuto sociale è prossimo alla rottura, che la famiglia è sempre più disgregata e che il lavoro - per quanto ne dica la Costituzione - è sempre più un lusso. Qualcosa, di certo, non va. Ma sembra quanto meno risibile sostenere che dipende dal fatto che si lavora poco. Il ministro dell'Economia, soprende tutti: «Io non credo che la mobilità sia di per sè un valore», dice Giulio Tremonti. «Credo che per una struttura sociale come la nostra- aggiunge- il posto fisso sia la base su cui ognuno organizzi il proprio progetto di vita, crei la propria famiglia. Per me l'obiettivo fondamentale è ancora, se possibile, la stabilità del lavoro, base della stabilità sociale... La possibilità di tirare su la famiglia, comprare la casa...». Conversione sulla via di Damasco o necessità elettorali? Perchè le famiglie sono sempre qui, mentre le amministrative sono alle porte...
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