Saturday, 28 November 2009

Dalla finanziaria scricchiolii di democrazia

L'e-dittoreale

Immigrati sì, immigrati no. La finanziaria ripropone ancora una volta uno dei tormentoni di questi tempi, ovver ocome comèportarsi nei confronti degli stranieri. Anche quelli in regola. La manovra infatti prevedeva un emendamento - presentato dalla Lega - che poneva un limite temporale di sei mesi per gli ammortizzatori sociali agli extracomunitari. Solo a loro. Un principio in contrasto con i principi di eguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione, ma in contrasto anche con l'idea stessa di democrazia. E in contrasto anche con quelle radici, quei valori e quei principi cristiani che tanto l'Italia sbandiera ogni qul volta sono messi in discussione. Per cui a fronte delle proteste dell'opposizione (emendamento «incivile» secondo la deputata Pd Giovanna Melandri), delle critiche del governo stesso (il ministro del Welfare Maurizio Sacconi per l'occasione ricorda che «gli ammortizzatori sociali ordinari corrispondono a diritti soggettivi dei lavoratori») e il monito della Chiesa («anche Gesù era un migrante», ricorda il pontefice), Maurizio Fugatti, deputato del Carroccio e "padre" dell'emendamento della discordia, si vede costretto a fare marcia indietro. «Resto convinto delle idee espresse riguardo all'emendamento sulla cassa integrazione agli extracomunitari», tiene a precisare il leghista. Che aggiunge: «Vista però la contrarietà del ministro del Welfare Sacconi, non è mia intenzione creare problemi alla maggiranza e quindi l'emendamento in questione sarà ritirato». Allarme rientrato quindi. Anzi, no. Perchè per sua stessa ammissione Fugatti riconosce di non essere pentito e di non essere nel torto: questo è il problema. Si fa un gran parlare delle "generazioni Balotelli"- e queste generazioni, come insegna lo stesso Balotelli, si trovano anche nel nord padano - ma poi si tende a discriminarle. Perchè di questo si tratta, di discriminazione. Come altro definire l'emendamento presentato in Finanziaria e per di più approvato? In questi ultimi anni in molti hanno gradito - più o meno legittimamente - al regime. Certo è che se si rimettono in discussione principi come uguaglianza - e quindi parità di diritti - si rimette in discussione anche il concetto stesso di democrazia. Lo sa bene il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che vede nei continui strappi Parlamento-Governo-Magistratura motivi di preoccupazione in quanto su questi poteri - separati - la democrazia si basa. Per cui, afferma il capo dello Stato, «è indispensabile che da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione, si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione». Inoltre, continua Napolitano, «spetta al Parlamento esaminare, in un clima più costruttivo, misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia». Un messaggio dovuto, visti gli scontri e le voglie di rivedere il sistema giustizia, uno dei tre poteri. Non che le rifrome non debbano essere fatte, ma come tutte le cose bisognerebbe capire le modalità. Il rischio è che la magistratura possa essere indebolita - nella misura in cui non possa operare - con uno squilibrio di poteri. Del resto se si inizia a sdoganare, non si sa più dove si può arrivare. E l'Italia si è già spinta troppo oltre. La Costituzione attuale è il documento che sancisce la natura antifascista dell'Italia, la dimostrazione di un paese che ha ripudiato modelli autoritari, liberticidi e iniqui per ideali di democrazia, libertà, uguaglianza e parità di diritti. Siamo allora sotto un nuovo regime? Certamente ci sono derive anti-democratiche che devono suonare come campanelli d'allarme. Oggi la Lega fa dietro front, ma domani?

No comments:

Post a Comment