Thursday, 5 November 2009

Europa, il Trattato dei burocrati

Sì al Trattato di Lisbona. Il documento - illeggibile e monumentale - disegnerà la nuova Europa, un super-Stato senza mandato di rappresentanza che cambierà il nostro futuro.

di Luca Galassi (da Peacereporter)

Il trattato di Lisbona, non è che la riproposizione di una "Costituzione europea" che, al momento della sua elaborazione, rivelò l'impossibilità di conciliare le esigenze di tutti i Paesi che avrebbero in futuro dovuto ratificarla. Così, nel 2007, una gruppo di lavoro capeggiato da Giuliano Amato, si mise al lavoro per proporre una versione 'emendata' della Costituzione in perfetto stile gattopardesco. Il Trattato è oggi l'integrazione di altri trattati dell'Unione, un monstrum di regole e leggi incomprensibile ai cittadini europei, se non ai suoi stessi estensori. Il documento ha la finalità di assicurare, su questioni chiave, maggiore controllo agli organi dell'Unione Europea a scapito di quelli degli Stati nazionali. Garantirà enormi poteri a istituzioni che nessun cittadino elegge direttamente (il Consiglio Europeo, che assumerà il ruolo di presidenza, la Commissione Europea e il Consiglio dei ministri, che sarà l'esecutivo, la Corte europea di giustizia, che sarà il sistema giudiziario). Sancirà con forza i principi del libero mercato e la necessità di una difesa comune europea, con la conseguente erosione dei diritti dei lavoratori e del social welfare e la progressiva militarizzazione del continente. Spesso i poteri del super-Stato europeo, estesi a 68 nuovi settori dove la possibilità di veto di singoli Stati verrà perduta, saranno superiori a quelli dei Paesi membri. I parlamenti nazionali saranno spesso subordinati, dovendo "obbedire," anche se in linea di principio, a prescrizioni come quella contenuta, ad esempio, nell'articolo 8c: «I Parlamenti nazionali dovranno contribuire attivamente al buon funzionamento dell'Unione». Implicitamente, ciò significa privilegiare gli interessi della nuova Unione rispetto a quelli dei singoli Stati. I detrattori del Trattato sostengono, forse non a torto, che l'Unione europea diventerà uno Stato. Ciò che non è oggi. L'Ue non ha personalità giuridica, essendo il termine "Unione" solo un concetto, che abbraccia le relazioni tra i 27 Stati membri. Relazioni, che, secondo quanto riporta uno dei maggiori esperti (e oppositori) al Trattato, l'irlandese Anthony Coughlan (docente di politiche sociali al Trinity College di Dublino), coprono la Comunità europea, area dove sono attive leggi sovranazionali, e le aree "intergovernative" di giustizia, politica estera, interni, dove le leggi europee non hanno potere. Il Trattato cercherà di fondere le due aree, assorbendo sempre di più le competenze nazionali, come stanno dimostrando le sempre più manifeste tensioni verso una politica estera e di sicurezza comune e una difesa militare comune. «Se ci deve essere una federazione europea democratica e accettabile - argomenta Coughlan - il requisito costituzionale minimo dovrebbe prescrivere che le leggi siano proposte e approvate dai rappresentanti direttamente eletti, o nei parlamenti nazionali, o in quello europeo. Sfortunatamente, non è così». Molti lamentano soprattutto l'incomprensibilità e la lunghezza del Trattato. Come un blogger del sito OpenEurope, che ben sintetizza l'insofferenza di molti cittadini europei: «Volete fare come gli Stati Uniti d'America? La loro Costituzione era comprensibile a tutti. Fate allora di dieci pagine massimo, questo trattato. Poi fatelo votare agli elettori nazionali. Solo così, con una Costituzione che contenga le disposizioni essenziali si potrà creare un'entità capace di sopravvivere alla prossima crisi, e soprattutto otterrà il benestare dei cittadini. Tutti i governi si reggono sul consenso, tacito o esplicito, dei governati. E rinunciare a tale consenso nella creazione dell'Unione Europea vuol dire andare in cerca di grane». Come dargli torto?

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