Via libera di Montecitorio al decreto che sottrae "l'oro blu" alla sfera pubblica. Ronchi: «Critiche strumentali, non c'è privatizzazione». L'Idv: «Pronti al referendum»
di Emiliano Biaggio
Con 320 voti favorevoli e 270 contrari la Camera dei deputati vota la fiducia al decreto 'salva-infrazioni', anche detto 'decreto Ronchi', che tra le altre cose affida ai privati la gestione delle risorse idriche. Il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, che dà il nome al provvedimento, sostiene che parlare di privatizzazione dell'acqua è «una semplificazione strumentale», e assicura che «l'acqua era, resta e sarà un bene pubblico non privatizzabile». I principi contenuti nell'articolo 15 del decreto, aggiunge Ronchi, «ribadiscono e rafforzano questo concetto». Il ministro fa riferimento ad un emendamento presentato dal Pd - e approvato dall'aula - che sancisce la natura pubblica delle risorse idriche. Una dichiarazione, in sostanza, di principio, che resta povera di significati di fronte alla realtà. E la realtà è che l'approvvigionamento alla fonte, il trasporto e la commercializzazione dell'acqua finisce nelle mani dei privati. Per chi ha dato nome al decreto, dunque nessun problema, solo polemiche sterili e «strumentali». Peccato però che nel testo non è prevista l'istituzione di alcuna Autorità garante. Cosa significa questo? Che sono in ballo «garanzia degli interessi dei cittadini e una corretta regolazione del settore», avverte Filippo Bubbico, capogruppo Pd in commissione Industria del Senato. L'ulteriore rischio, sottolinea il senatore Pd Roberto Della Seta, «è che ai privati vadano i profitti della gestione dell'acqua e allo Stato rimangano gli oneri della manutenzione delle reti, che come è noto sono un colabrodo e perdono circa un terzo dell'acqua». Immediate le repliche del Pdl, con l'europarlamentare Giovanni Collino, responsabile enti locali del Popolo della libertà, secondo cui «sul decreto Ronchi la sinistra, sapendo di mentire, sta agitando il rischio privatizzazione dell'acqua perchè in realtà non ha una controproposta seria da offrire al dibattito». Ma le polemiche non si placano, e nel dibattito intervienene anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che giudica «gravissime» disposizioni e conseguenze del decreto. Il Forum dei movimenti per l'acqua insorge: il provvedimento del governo «non tiene conto dell'orientamento popolare che si è già espresso con oltre 400.000 firme raccolte sulla legge di iniziativa popolare». Insieme all'opposizione (Pd e soprattutto Idv) e alla sinistra extraparlamentare (Prc, Sinistra e libertà, e Verdi) «si valuterà la questione del Referendum abrogativo della norma», fa sapere l'organizzazione. E qualcuno la valutazione l'ha già fatta. «Il gruppo Italia dei Valori ha stabilito come unica possibilità rimasta quella di organizzare un referendum abrogativo», fa sapere il deputato dell'Idv Domenico Scilipoti. Insomma, in Italia la guerra dell'acqua è iniziata.
(Seconda parte dell'editoriale della puntata del 20 novembre 2009 di E' la stampa bellezza, in onda su Radio Libera Tutti.)
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