Monday, 28 December 2009

Internet, niente censura. All'orizzonte solo un bavaglio più piccolo.

Maroni fa marcia indietro, e chiede una «autoregolamentazione» per «rimuovere contenuti che integrino gravi reati». E' in arrivo una "censurina"?

di Emiliano Biaggio

Alla fine il Governo su internet fa retromarcia. All'indomani dell'aggressione di Berlusconi il ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva annunciato un decreto per chiudere tutti quei siti e quelle pagine di sociaò network che inneggiavano all'odio. Il ministro leghista però fa marcia indietro. Due volte. Prima Maroni fa sapere che «non ho obiezioni a che si proceda con un disegno di legge, e non con un decreto, per consentire al Parlamento di discutere una materia così delicata», fermo restando che serve «una norma che consenta alla magistratura di rimuovere dal web le pagine in cui la magistratura stessa, e non il governo, ravvisi un reato, ad esempio di apologia o di istigazione». Insomma, a intervenire sulla rete non sarebbe il governo ma la magistratura. Un passo avanti, peccato che la magistratura sia nel mirino dell'esecutivo. Ad ogni modo, il ministro fa un ulteriore mossa all' indietro: non ci sarà un disegno di legge per prevenire la commissione di reati gravi su internet ma si procederà alla realizzazione di un codice di autoregolamentazione tra tutti i soggetti coinvolti. Al termine dell'incontro con i gestori delle reti internet e i rappresentanti dei social network, Maroni fa infatti sapere che «ci siamo impegnati ad elaborare delle proposte e a costituire un tavolo con tutti i soggetti che sono intervenuti, che sarà riconvocato a metà gennaio, per discutere le nostre proposte e valutare la possibilità di trovare una soluzione e cioè un codice di autoregolamentazione piuttosto che una norma di legge». Se alla fine si raggiungerà un'intesa, si tratterà - precisa Maroni - di «un grande accordo di responsabilità fra tutti gli operatori, e sarebbe il primo caso al mondo» di una sorta di compromesso tra la necessità di tutelare «la libertà di espressione del pensiero e quella di rimuovere contenuti che integrino gravi reati». Ben vengano i passi indietro del governo, ora resta da vedere cosa porteranno l'anno nuovo e la Befana. Ma resta il dubbio sul significato di queste sibilline parole: «rimuovere contenuti che integrino gravi reati», «rimuovere contenuti». Non è comunque censura? C'è il rischio che alla fine un bavaglio alla rete si metta lo stesso? C'è, eccome se c'è. Anche se vogliono farci credere di no. Staremo a vedere, ma le libertà e i diritti si negano piano piano, a meno di colpi di stato. Attenzione.

2 comments:

  1. Eheheeheh...
    Non riesco a capire quale sia la cosa più divertente. Se il tema delle "regolamentazioni", o il "rimuovere contenuti che integrino gravi reati". Ma di quali reati si tratta? Stanno forse dicendo che la libertà di parola è un reato? E inoltre...mi sembra di capire che ora la parola regolamentazione è un po' abusata. Fanno passare per regolamentazioni le loro decisioni? Certo, la parola non mette tanta paura. Si regola solo. Cosa? Ma soprattutto: PERCHE'? Mmm...mmm
    Cipro

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  2. Le parole fanno paura, eccome. Perchè veicolano messaggi, trasportano idee. E se sai trovare quelle giuste, spiegano, aprendo gli occhi a chi fino a poco prima non riusciva a vedere. Perché pensi che Berlusconi, Putin, Ahmadinejad attaccano stampa e media? Perchè sanno che prima o poi la gente potrebbe finire con lo scoprire cosa in realtà stanno facendo. Il potere tende sempre all'autoconservazione, e "la ragion di stato" - con qualsiasi mezzo - alla fine prevale. Almeno finchè non si rovescia lo Stato. A mio modo di vedere c'è ben poco di cui stare allegri e nulla di cui sentirsi divertiti. Quando si parla di nuove regolamentazioni si intende definire nuovi limiti allo scrivere e all'esprimersi. La società contemporanea - e non solo quella nostrana - impone sempre più omologazione e standardizzazione, modelli e stereotipi fissi e identici per tutti, e comunque sempre dettati dall'alto. Il mondo è sempre più affollato di "yes men", e in questo la regolamentazione vince. Pensare diversamente non solo è reato, è ormai sempre più spesso delitto. E per questo si cerca di cancellare il dissenso, in ogni sua forma e manifestazione. Il perchè di tutto questo mi pare evidente: non si vuole la democrazia, con tutto ciò che questo comporta. Non è un caso che in questo paese si voglia rivedere la Costituzione, si stiano minacciando diritti civili e libertà democratiche. Il clima è pesante, e non so quanti se ne siano accorti. O quanti, lo alimentino in silenzio.
    Il discorso all'umanità di Chaplin, qui a fianco, forse può aiutare a comprendere meglio. Buon ascolto.
    Biaggio

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