La caduta del comunismo vista dagli occhi di un bambino: «erano gli intellettuali che spiegavano cosa succedeva».
Testi raccolti da Emiliano Biaggio
«Avevo nove anni. Per un bambino della mia età non era facile capire cosa stesse realmente accadendo». Per tutti il novembre 1989 rappresenta un momento simbolo, un brevissimo ma intenso periodo che ha cambiato la storia. E lo è ancora oggi, a distanza di vent'anni, per chi sa di cosa stiamo parlando. Petr, 29 anni, capelli biondi e occhi azzurro cieli, oggi lo sa, ma allora non poteva. Perchè era piccolo, ma soprattutto distante da Berlino. E anche da Praga. Nel 1989 la sua Repubblica Ceca era ancora Cecoslovacchia, e lì la caduta del regime comunista arrivò il 17 novembre, 12 giorni dopo l'abbattimento del muro voluto da Kruscev. «Ricordo che, vivendo in un piccolo paese, era molto difficile anche per gli adulti avere una qualche notizia di cosa stava accadendo a Praga e all'estero. Per non parlare poi della propaganda sui giornali e in tv: sentivamo dire che dei criminali stavano cercando di destabilizzare il nostro paradiso in Terra, e che volevano addirittura abolire il socialismo». Socialismo, caduta del muro di Berlino, rivoluzione di velluto: per un testimone della storia così giovane, tante espressioni e concetti tutti insieme, e ognuno non facile da affrontare comprendere. Soprattutto se anche i tuoi genitori, da cui vorresti risposte, sono alla ricerca di spiegazioni da dare. «Devo ammettere che nella mia famiglia eravamo impazienti di rompere quella cortina che avvolgeva gli eventi di Praga. Furono i leader del movimento di opposizione - studenti e intellettuali per lo più - che, viaggiando per il Paese e parlando con la gente per le strade e nelle fabbriche, cercavano di spiegare cosa stava accandendo. E in questo modo ottennero sostegno». In Cecoslovacchia, dunque, fu il cambiamento della gente, iniziato dalle persone e trasmesso alle persone. A Vsetin, paese a più di 300 chilometri da Praga dove Petr viveva quando era bambino e dove ancora oggi a far visita ai parenti, i cechi risposero alla chiamata. «Ricordo cortei e manifestazioni. Credo fossero gli inizi di dicembre». Dicembre. A Berlino il muro era stato buttato giù praticamente da un mese, e il sistema sovietico era già stato rimosso. Infatti in Cecoslovacchia «furono indette libere elezioni per il 1990», ricorda oggi Petr, che da bambino qual era allora ha ancora impresso la gioia collettiva di quei giorni. «Ricordo un'atmosfera splendida. C'erano felicità, solidarietà, ottimismo, speranza». E oggi che ne è di quell'atmosfera? «Per quanto mi riguarda sono stufo dei messaggi di oggi, di quello che scrivono e dicono i mezzi d'informazione. E non ho partecipato ad alcun evento di commemorazione». Petr non parla del suo presente, ma si intuisce che qualcosa non va. Forse le aspettative nutrite sono state disattese, o forse perchè non ricordano bene il passato che non c'è più non sarebbe in grado di fare un confronto. Chissà. Ma adesso che è adulto, si accorge dell'imbarazzo che prova il suo popolo. «Oggi sembra che ci sia chi cerca di nascondere il vecchi conformismo e la mancanza di coraggio nell'affrontare il regime comunista».
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