Barriere all'ingresso dei siti news con abbonamenti: quando il libero mercato si scontra con il libero web. Che libero lo è un pò (sempre) meno.
di Emiliano Biaggio
New York Times on-line a pagamento: la testata a stelle e strisce adotta questa politica, e a partire dal 2011 si potranno leggere gratuitamente fino a dieci articoli ogni mese. Dopodichè, o si sottoscrive l'abbonamento o niente informazione. L'offerta, hanno spiegato i vertici della testata, riguarderà solo i lettori occasionali e non sarà rivolta a chi invece avesse già l'abbonamento per la versione cartacea del NYT. Una scelta che non dovrebbe sorprendere, dato che il Financial Times sta già praticando la stessa strategia di marketing (lettura gratuita di un certo numero di articoli al mese e, superata tale soglia, richiesta di pagamento all'utente) mentre il Wall Street Journal di Rupert Murdoch già offre parte delle news on-line gratuitamente e parte in abbonamento. Proprio il tycoon australiano è stato il primo grande fautore del "pay-per-read" su web, e questo da un punto di vista imprenditoriale è comprensibile: essendoci una forte utenza multimediale, il flusso di lettori - e quindi potenziali acquirenti - è maggiore di quello che si reca nelle edicole. Il che significa, con accesso al sito a pagamento, entrate maggiori e - quindi - maggiori utili. L'Italia, in tal senso, è un esempio più che valido: secondo la ricerca La stampa in Italia 2005-2007 della Fieg, nel nostro paese sono stati 40,4 milioni gli individui che nel 2007 hanno letto copie di quotidiani tradizionali a pagamento. Il che significa, in termini monetari, milioni di euro. Per gli editori il "pay-per-read" su web rappresenta un affare, non c'è che dire. Ma i lettori sono disposti a fare il gioco degli editori? Il rischio potrebbe essere quello di un "effetto boomerang", vale a dire riduzione degli accessi. Del resto, finchè c'è pluralismo e - soprattutto - pluralità, la scelta del consumatore potrebbe sempre orientarsi per quei siti che offrono lo stesso prodotto ma "free". Ma ciò su cui si dovrebbe ragionare è forse il restringimento agli accessi nella rete: consultare pagine web solo con previo pagamento è limitizione della libertà di navigare, oltre ad essere un ostacolo all'accesso di informazioni e sapere. Certo la libertà non fa ricchi gli imprenditori, ma fa più contenti gli internauti, questo è certo. Il compromesso quale potrebbe essere, allora? Ma l'equilibrio, è chiaro. L'equilibrio determinato dal punto di incontro tra domanda e offerta. In parole povere, il prezzo: finchè la messa in vendita sarà a prezzi "ragionevoli" e sostenibili per il lettore, un abbonamento potrà essere sottoscritto. Ma il prezzo da pagare in termini di libertà di diritto all'informazione e accesso nella rete è sostenibile? Almeno finchè resta a una manciata il numero dei siti che mettono barrire all'ingresso.
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