Scoperte in Qinghai riserve idriche a 3000 metri di altitudine. Per la gioia di Pechino e lo sgomento di un popolo, che ora teme una volta di più l'autorità centrale.
di Emiliano Biaggio
Ricchezze naturali nascoste nelle viscere d'alta montagna, a quota 3.000 metri. La scoperta sull'altipiano del Tibet-Qinghai, dove geologi cinesi hanno individuato due riserve idriche sotterranee del Qaidam, il bacino idrico più elevato della regione. Una involontaria caccia al tesoro che rende al governo cinese nuove importanti risors e che aumenta l'importanza - a questo punto sempre più strategica e sempre più economica - di un territorio già ricco di per sè. Nel Tibet vi sono infatti petrolio, uranio, oro, rame e minerali, insieme all'82% dell'acqua potabile dell'intera Asia. A tutto questo adesso si aggiunge altro "oro blu", con le riserve idriche sotto i coni alluvionali dalla capacità di stoccaggio di 2,8 miliardi di metri cubi, circa 465 milioni di metri cubi di acqua sotterranea dei quali sfruttabili annualmente. E in un paese dallo sviluppo accelerato, questo sfruttamento sembra essere molto più che un'ipotesi. Come conferma Luo Yinfei, responsabile dell'Ufficio per la gestione ambientale e geologica della provincia del Qinghai. «La scoperta di queste riserve permetterà di facilitare grandemente lo sfruttamento delle risorse naturali nel bacino», commenta a caldo. Parole che invece gelano i tibetani, consapevoli dei rischi per l'ambiente ma soprattutto dell'ulteriore stretta dell'autorità centrale sul territorio. In Tibet - ex stato oggi Xizang e parte delle regioni Qinghai, Gansu, Yunnan e Sichuan - da cinquant'anni il partito comunista cinese applica una politica di rigidco controllo e violenta repressione, e ora la natura offrono un'ulteriore più che valida motivazione per intensificare la presenza sul territorio e un intervento su di esso. "Sfortunati" davvero i tibetani ad avere così tante ricchezze, talmente tante che ancora oggi se ne trovano ancora, e in certi casi si tratta di veri e propri pezzi unici. Le riserve idriche nel sottosuolo dell'altipiano del Tibet-Qinghai sono uno di questi, vero è che la scoperta di riserve di acqua in un bacino situato in una regione interna è molto rara. Per i cinesi quindi una buona notizia, per i tibetani un pò meno. Adesso Pechino ha infatti un motivo in più per far naufragare i negoziati sullo status del Tibet, che è facile prevedere non beneficerà di questa nuova scoperta. Almeno così sarà per quelli non di etnia Han.
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