Con le amministrative sempre più prossime, aumentano i problemi per Bersani e i suoi. E crescono i malumori interni al partito.
di Emiliano Biaggio
Tensioni e divisioni. Il Partito democratico tra un presente difficie e un futuro tutt'altro che semplice da immaginare. Per via di quelli che saranno i risultati delle amministrative, ma anche e soprattutto per le lotte interne al partito. Il sostegno dato ad Emma Bonino nel Lazio ha suscitato le ire dei teodem, ma il Pd è adesso scosso da due terremoti, entrambi politici: il primo Bologna, il secondo in Puglia. Nel comune emiliano, roccaforte storica del centrosinistra, il sindaco Flavio Del Bono si dimette a causa dello scandalo del cosiddetto "Cinzia-gate", mentre in Puglia il governatore uscente Nichi Vendola sconfigge alla primarie il candidato bersaniano del Pd francesco Boccia. Un risultato, questo, che apre la crisi: l'Udc non è disposto ad appoggiare Vendola, rompe con i democrat e e appoggia Adriana Poli Bortone, candaidata alla presidenza della regione con la sua lista Io Sud. Nel Pd crescono i malumori, e già c'è chi parla di resa dei conti post-elettorale, e quindi dopo i risultati delle consultazioni. Ma adesso al strada non è certo sgombra da ostacoli: la Puglia produce un effetto domino, è così si va alle primarie anche in Umbria, Campania e Calabria. Nella prima di queste regioni Besani propone Catiuscia Marini, Veltroni Mauro Agostini, nome però poco gradito a Franceschini e Fioroni, con quest'ultimo che pensa al nome di Giampiero Bocci. In Campania a correre dovrebbero essere Ennio Cascetta e Vincezo De Luca, ma il secondo è incrollabile avversario di Sassolino, che pensa quindi di correre anch'egli alle primarie, rischiando di scombinare i piani del Pd. Pd che con Bersani in prima persona in Calabria cerca di indurre Agazio Loiero a farsi da parte, col governatore uscente intenzionanto però a non mollare. Rebus e dilemmi logorano un Pd cheunavolta di più mostra tutta la propria fragilità e quelli che sono tutti i propri limiti. Bersani gioca allora la carta Di Pietro, e stringe una nuova intesa conl'Idv. Una mossa, questa, che offre nuove prospettive nonchè una boccata d'ossigenoa ad un Pd più che mai in apnea. E da una posizione di difficoltà e dalla netta sensazione di una strategia improntata sulla difesa, adesso Bersani va alcontrattacco svelando che il suo obiettivo - e quindi quello del suo partito - è di vincere almeno 7 delle 13 regioni in palio, tra presidenze da confermare e poltrone da conquistare. Un risultato che a ben vedere può non essere un miraggio, perchè il Pdl al porprio interno deve resistere ora agli strattoni della Lega, ora a quelli di Poli Bortone, ora a Fini e agli ex-An. Tradotto, anche la maggioranza non è poi così compatta come Berlusconi & Co. vorrebbero far credere. Lo stesso premier ha ammesso di temere di perdere 7-6, ed è quindi passato ad attaccare gli avversari anche per la ritrovata intesa tra il Pd e l'Idv del suo acerrimo nemico Di Pietro. Ma si sa, siamo in pieno clima elettorale, ed è naturale che si discuta di elezioni, alleanze e strategie, ci si attacchi e ci si accusi reciprocamente. E poco importa se in tutto questo la Fiat decida unilateralmente la chiusura di tutti gli impianti per due settimane, o se nel silenzio più totale nel decreto "Milleproroghe" si proponga un nuovo condono per gli abusi edilizi commessi anche prima del 2003, perchè con le amministrative alle porte si parla di politica e si fa polica. E come tanto amava ripetere D'Alema, la politica è un'altra cosa.
(Editoriale della puntata di E' la stampa bellezza del 29 gennaio 2010, in onda su Radio Libera Tutti.)
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