di Emiliano Biaggio
E' passato sui grandi schermi quasi in silenzio, senza premiazioni nè elogi della critica, ed è stato poi trasmesso sul piccolo schermo in seconda e in terza serata. V per vendetta, film tratto dall'omonimo graphic novel di Alan Moore e David Lloyd, che hanno curato la sceneggiatura per la trasposizione su cellulosa, è forse uno dei prodotti recenti più interessanti dell'industria cinematografica: una parabola del potere - dalla sua conquista al suo esercizio - per un pellicola politica che tratta i delicati temi della democrazia e del suo lento ma inesorabile rovesciamento per l'instaurazione di un regime autoritario che sopprime libertà e cancella diritti e contro cui si è chiamati a reagire per ripristinare il vecchio, democratico, ordine di cose. Una pellicola degna di nota e, volendo, anche di approfondimenti e analisi. La paura verso il nemico e tutte quelle forme che possono dare vita a instabilità quale base e garanzia del consenso a chi, in nome della pace sociale, finisce con il proibire ogni forma di diversità; la creazione di un sistema che, sulla base del consenso, reprime il dissenso; l'uso e l'abuso del potere; l'instaurazione di un sistema di giustizia attraverso metodi e pratiche contro ogni regola e convenzione; le mille sfaccettature dell'autorità, e i più inumani modi con cui essa si può mostrare, rimettendo in discussione l'autorità stessa. Tanti i temi affrontati, molti gli spunti di riflessione, molteplici gli aspetti comuni al mondo reale racchiusi e narrati da V per vendetta, forse proprio per questo lasciato sotto la luce dei riflettori il minimo indispensabile. Perchè a volersi impegnare, ma neanche così tanto a ben vedere, ci sono tanti parallelismi con l'attualità: riscrittura delle leggi per sè stessi e per pochissimi amici, immense fortune economiche concentrate nella mani di una ristretta elitè, dirigismo imposto dall'alto, obbligo di obbedienza, impossibilità di partecipare al dibattito politico, per voluti impedimenti. E poi, gli attacchi senza pietà a chi la pensa diversamente. Tutti aspetti, questi ben messi in risalto da una storia originale, una sceneggiatura riuscita, e una regia sapiente. Par condicio, conflitti sociali e istituzionali, discriminazioni, leggi concepite e votate per una sola persona: se vedete parallelismi è perchè V per vendetta sa essere molto attuale, come tutte le opere frutto dell'intelligenza e del lavoro ragionato. E questo film lo è: ripropone scenari immaginari ma per nulla fantasiosi attraverso storie, idee e ideali per nulla inediti, ma al contrario ben conosciuti, fino a dare una rappresentazione dell’idea. Prodigi in tecnicolor per una pellicola che si ispira alla realtà - come molto spesso fa il cinema, definito non a caso mondo - per poi darne una propria rilettura in un affresco d'autore. Facile, dunque, riscontrare analogie, somiglianze e raffigurazioni: i governi non producono arte, mentre arte il cinema lo è. Per cui godetevi questo film, anche se potrebbe risultare per palati fini. Un pò perchè la politica può risultare noiosa e non facile da capire, e poi perchè come ha avuto modo di dire Sydney Pollack - uno che di film se ne intende - «fare film politici oggi non è facile come venti o trent'anni fa. Oggi più di allora il cinema è intrattenimento prima che veicolo di messaggi». Un po' come la tv, che passa in seconda o terza serata film impegnati come V per vendetta e non manda in onda - su precise disposizioni - programmi di approfondimento politico.
(Editoriale per la puntata del 5 marzo 2010 di E' la stampa bellezza, su Radio Libera Tutti)
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