Il sociologo e politologo britannico denuncia le carenze dell'ordine economico-finanziario mondiale, ed esorta il completamento della costruzione dell'Unione europea.
di Emiliano Biaggio
«La globalizzazione dei mercati non è stata accompagnata dalla globalizzazione delle regole, dei controlli, delle politiche finanziare. Anzi, i singoli Stati tendono a fare da sé». E in tutto questo incide il fatto che «la costruzione europea è in ritardo». Parole di Anthony Giddens - padre di quella "terza via" che si colloca tra socialismo e liberismo - secondo cui è giunto il momento di rivedere tutti i meccanismi del modello occidentale. «La Terza Via- afferma- è un nuovo modo di regolare i rapporti tra mercato, società e Stato». Per cui «se cambia la situazione, cambiano le regole». Un chiaro riferimento al contesto economico-finanziario generale e alla situazione greca in particolare. «La Grecia non è un caso isolato», avverte Giddens. «Tutti i Paesi mediterranei, inclusa l'Italia, sono entrati nell'euro senza fare le riforme strutturali necessarie a rafforzare le loro economie». Il sociologo e politologo britannico torna dunque a "tracciare la via": riforme dei mercati, nuove regole economico-finanziarie e anche nuovi assetti istituzionali. «Il futuro non è certo nel ritorno allo Stato padrone e spendaccione; semmai è nella riforma dello Stato». La ricetta di Giddens non è di quelle semplici, perchè presuppone e richiede cambiamenti radicali di un interno modello le cui disfunzioni sono sotto gli occhi di tutti. Si tratta, in sostanza, di dover riscrivere l'intero sistema occidentale: ma le poche elitè che si arricchiscono con le crisi e i paesi adesso cresciuti e ancora in crescita - e quindi con forte peso internazionale - accetterebbero un simile cambio di rotta? Difficile. Su tutti, un pensiero va alla Cina: ideologia e assetto socialista, economia di mercato con regole di mercato. Se vogliamo "una terza via", comunque a metà strada tra due modelli mai compatibili e oggi lontani. Quello asiatico è forse il paese che più di tutti ha saputo sovvertire l'ordine economico (e quindi politico) internazionale, e non vi rinuncerà di certo. Gli Stati Uniti fanno fatica ad uscire dalla recessione, ed ecco allora che l'attore che più di tutti potrebbe favorire quel cambiamento auspicato dal Giddens diventa l'Europa. L'Unione europea, critica il politologo è «già di per sé in grave difficoltà», ma «al vertice di Copenagen sul cambiamento climatico è timasta ai margini». Ecco i motivi per cui servono interventi condivisi, e servono subito. Il perchè Giddens lo dice chiaramente: «Il rischio di una catastrofe del sistema finanziario internazionale non è affatto scongiurato».
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